L'indagine
Imprese, le “azioni sostenibili” valgono quasi 854 milioni di euro
La ricerca promossa dal Sustainability lab di Sda Bocconi e Dynamo Academy ha analizzato i bilanci di sostenibilità (Dnf) di 215 quotate in borsa. Cresce il numero delle fondazioni corporate e si impone la tendenza di coinvolgere i dipendenti in iniziative sociali. C’è ancora molto da fare, ma lo sguardo sulle realtà più sensibili verso questi temi aiuta a capire che la strada è tracciata
Dall’azione esclusivamente filantropica all’agire sostenibile. Un itinerario che, in termini numerici ha portato le aziende italiane a effettuare investimenti nelle comunità per oltre 853 milioni di euro nel 2023, soprattutto nel campo dell’assistenza e inclusione sociale, cultura e sport, e formazione. È questo uno dei principali risultati della ricerca Corporate social investment & Esg – Global impact at scale realizzata dal Sustainability lab di Sda Bocconi school of management e Dynamo Academy. L’indagine, alla settima edizione, ha esplorato gli investimenti nelle comunità e l’approccio Esg delle imprese, con particolare rilevanza vero la sostenibilità sociale.
Il campione preso in esame nella ricerca include 215 aziende italiane che effettuano la rendicontazione non finanziaria (Dnf), distribuite in vari settori economici, dai servizi finanziari all’energia, dai trasporti all’healthcare. Si tratta di grandi imprese quotate in borsa, con fatturato superiore a 50 milioni, quindi rappresentativo di una parte rilevante dell’economia italiana. Da l’anno prossimo, la maggior parte di queste aziende presenterà il bilancio di sostenibilità integrato in quello economico, come stabilito dalla direttiva europea Csrd, entrata ufficialmente in vigore nei mesi scorsi e operativa dall’anno prossimo.
Sostenibilità trasformativa
C’è ancora molto da fare, hanno concordato gli organizzatori, ma gli spunti positivi sono evidenti: «Nelle imprese del campione che fanno investimenti Esg si afferma sempre di più un modello di filantropia attiva che vede nelle organizzazioni sociali partner attivi da coinvolgere e supportare, al fine di co-creare valore e generare un cambiamento duraturo nel modus operandi.
Questa fase presente già nelle precedenti edizioni della ricerca, che da anni portiamo avanti con Dynamo, centra perfettamente i trend riscontrati anche in questa edizione. Ciò è in linea con il concetto di transformative sustainability» è il commento di Francesco Perrini, direttore del sustainability lab della Sda.
Comunità e territorio
Confermando la tendenza in atto nell’ultimo triennio di analisi i dati mostrano come l’aspetto sociale della sostenibilità sia sempre più centrale nelle strategie aziendali, sia attraverso iniziative interne (la cosiddetta S interna) che promuovono un ambiente di lavoro sano e inclusivo, sia mediante attività rivolte a sostenere la comunità e il territorio (S esterna). L’86% delle imprese considera comunità e territorio come veri e propri stakeholder di riferimento, e il 50% del campione ha attivamente coinvolto queste entità, svolgendo iniziative mirate a promuovere il coinvolgimento delle comunità locali e a sostenere lo sviluppo del territorio circostante. Gli investimenti nelle comunità, pari a 853,47milioni di euro, esprimono un valore aggiunto distribuito a comunità e territorio per azienda pari a 5,7 milioni di euro.
A quali ambiti della comunità del territorio si sono rivolte di più le aziende? I dati del 2023 confermano la continuità dei trend registrati negli anni precedenti: assistenza e inclusione sociale si posizionano al primo posto con il 70% delle imprese che ha destinato risorse a progetti volti a migliorare le condizioni di vita delle fasce più vulnerabili della società. Il 68% delle imprese ha focalizzato il proprio impegno su iniziative legate a cultura, sport, e ricreazione. Istruzione e formazione rappresentano un ulteriore focus, coinvolgendo il 64% delle imprese.
Progetti internazionali
Questi dati confermano che, nonostante le sfide e i cambiamenti, le imprese italiane mantengono un impegno costante verso il benessere sociale. La coerenza con i trend degli anni precedenti indica una consapevolezza crescente delle aziende del loro ruolo e della responsabilità di contribuire positivamente alle comunità e ai territori in cui operano.
Rispetto all’attenzione verso progetti internazionali, il 45% delle imprese ha esteso il proprio sostegno oltre i confini nazionali. Tra le principali motivazioni che spingono le imprese a scegliere programmi internazionali, si individua la volontà delle aziende di contribuire al miglioramento delle condizioni di vita su tutti i territori in cui operano e da cui si riforniscono. La letteratura, inoltre, ha individuato varie motivazioni alla base di tale scelta aziendale. In particolare, la filantropia cross-border può contribuire al miglioramento della brand reputation, a generare lealtà del personale e coltivare un’immagine aziendale positiva. Anche il grado di internazionalizzazione e le barriere fiscali ridotte rappresentano variabili particolarmente rilevanti per la filantropia transfrontaliera.
La “S interna”
Il 38% delle imprese ha promosso iniziative di raccolta fondi presso dipendenti e clienti, dimostrando di voler creare engagement verso il supporto finanziario delle comunità locali, con il 16% delle imprese che ha implementato programmi di matching gift, un’azione che amplifica l’impatto delle donazioni attraverso il coinvolgimento dei dipendenti. Il 31% delle aziende si è inoltre dedicato ad attività di volontariato e il 12% promuove la partecipazione dei propri dipendenti a eventi sportivi di fundraising, evidenziando uno spirito di solidarietà tra i collaboratori. Rispetto ai programmi di formazione su tematiche Esg, questi sono erogati dal 48% delle aziende del campione. A dispetto dei trend che arrivano in particolare dagli Stati uniti questo dato riflette un’attenzione sempre maggiore verso la “S interna”, con implicazioni anche sulla sostenibilità esterna. La dimensione etica e inclusiva è sempre più al centro delle strategie aziendali, con il 72% delle imprese che ha adottato una policy di diversity, equity, and inclusion (Dei). Il 41% delle aziende prevede supporti ulteriori in tema di fragilità, disabilità e caregiving, oltre agli obblighi di legge. I dati mostrano anche che il 39% delle aziende del campione ha introdotto programmi di mental health per i propri dipendenti.
Fondazioni corporate
Un altro aspetto interessante della ricerca riguarda le 76 aziende che, all’interno del campione, hanno costituito una fondazione al loro interno: nel 40% dei casi operativa, nel 33% mista e enl 27% erogativa. Il dato circa la percentuale di Fondazioni costituite all’interno delle aziende mostra un trend in crescita nell’ultimo triennio di analisi. Tuttavia, di queste 76 fondazioni, nel 2023, solo 31 hanno rendicontato le erogazioni o il valore generato per la comunità.
Il commento
«In questa edizione emerge come rilevante la destinazione degli investimenti con impatto sociale verso assistenza e esclusione sociale: questo vale per il 70% delle imprese, e l’ambito è al primo posto per risorse e progetti. Evidenzio inoltre il dato che vede il 41% delle imprese coinvolte nell’indagine come attivo nella predisposizione di supporti in tema di cura delle fragilità. Dal nostro osservatorio, come Dynamo Academy, abbiamo chiara percezione di questo: sono sempre di più le aziende che si rivolgono a noi per progetti e percorsi di advisory e supporto per creare una policy interna sulla valorizzazione di fragilità e disabilità», è il commento di Serena Porcari, presidente e ceo di Dynamo Academy. Un insieme delle imprese del campione è stato inoltre coinvolto nella compilazione di un questionario che confluisce nella ricerca di Cecp (Chief executives for corporate purpose) global impact at scale, di prossima pubblicazione, consentendo così un benchmark internazionale.
Foto in apertura di Priscilla Du Preez su Unsplash
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