Economia

Impresa sociale, per la prima volta dopo 5 anni il settore in flessione

A rilevarlo l’Osservatorio Isnet che ha presentato per la sua dodicesima edizione un rapporto fatto di luci ed ombre. Il focus era in particolare sull’innovazione. Per Laura Bongiovanni, presidente dell’Associazione Isnet «Assieme ad un insieme di indicatori che raccontano una vitalità importante del settore, l’istantanea ci dice che ci sono livelli di scarsa consapevolezza dell’impatto delle nuove tecnologie, ad eccezione della digitalizzazione dei processi»

di Paolo Biondi

Le imprese sociali hanno registrato per la prima volta, dopo 5 anni di costante crescita, una flessione. Per quanto il settore resti «vitale e vivace», questa prima flessione va registrata. È questo il quadro sintetico che Laura Bongiovanni, presidente dell’Associazione Isnet che ha l’obbiettivo di favorire lo sviluppo dell’economia sociale in Italia, ha fatto nel corso della presentazione a Roma della XII edizione dell’Osservatorio Isnet sull’impresa sociale.

Per quanto non preoccupante, il segno negativo va registrato anche in quello che è il focus di quest’ultima edizione dell’Osservatorio, l’Impresa sociale 4.0: «Assieme a segnali di un miglioramento netto nell’innovazione e ad un insieme di indicatori che raccontano una vitalità importante del settore, l’istantanea ci dice che ci sono livelli di scarsa consapevolezza dell’impatto delle nuove tecnologie, ad eccezione della digitalizzazione dei processi», ha aggiunto la Bongiovanni. La presidente di Isnet, da questo punto di vista, ha sottolineato che anche «sulla conoscenza dei nuovi livelli di finanziamento, la maggioranza degli intervistati che formano un panel composto da 500 imprese e rappresentativo delle imprese sociali in Italia, risponde negativamente».

Su questo aspetto si è soffermato Francesco Rea, ricercatore dell’Istituto italiano di tecnologia, secondo il quale «le imprese sociali non hanno spesso consapevolezza delle tecnologie utilizzate, la voglia di innovare esiste ma c’è poca consapevolezza del come fare».

La presentazione dell’Osservatorio, fatta nella sala delle conferenze stampa del Senato, è stata anche un’occasione per fare il punto sui decreti attuativi della riforma del Terzo settore: «L’auspicio è che questa parte della riforma sia fatta entro il febbraio 2019. La riforma spero abbia anno dopo anno una ricaduta importante nel Paese», ha detto Edoardo Patriarca, membro della Commissione Lavoro del Senato ed uno dei protagonisti del dibattito che ha portato nella passata legislatura al varo della riforma.

L’Osservatorio in questa sua dodicesima edizione è fatto dunque di ombre e luci essendo che l’incertezza economica va di pari passo con la consapevolezza dell’importanza di avviare investimenti in innovazione. Crescono tutti gli indicatori legati a questo ambito (+13,7% di imprese che hanno sviluppato nuovi prodotti e servizi pari al 52,2% di segnalazioni; +8,3% che hanno indentificato nuove aree geografiche in cui operare pari al 32,3% segnalazioni).

Contemporaneamente il 94% del panel dichiara che gli obiettivi di innovazione non sono stati completamente raggiunti, e che «si sarebbe potuto fare di più». I principali ostacoli riguardano una scarsa risposta del mercato sia pubblico che privato (43,6%, +10% rispetto lo scorso anno) e la presenza di resistenze interne al cambiamento (34%, +12,6% rispetto al 2017). Un trend che rivela un certo dinamismo dell’impresa sociale, che tuttavia, non sempre si accompagna ad una piena capacità di cogliere le opportunità.

Su questo aspetto l’Osservatorio Isnet ha realizzato, in partnership con Banca Etica, per il secondo anno consecutivo, l’approfondimento Strumenti per lo sviluppo delle imprese sociali con un focus, come si diceva, su impresa sociale 4.0, per conoscere l’impatto delle nuove tecnologie sulle imprese sociali.

17 centesimi al giorno sono troppi?

Poco più di un euro a settimana, un caffè al bar o forse meno. 60 euro l’anno per tutti i contenuti di VITA, gli articoli online senza pubblicità, i magazine, le newsletter, i podcast, le infografiche e i libri digitali. Ma soprattutto per aiutarci a raccontare il sociale con sempre maggiore forza e incisività.