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Impresa sociale: l’audizione di Confcooperative

Ha fatto due richieste: inserire un ulteriore emendamento per far sì che i controlli contabile e sociale siano esterni oltre che interni; valutare la conformità con la riforma del titolo I codice civi

di Benedetta Verrini

Confcooperative, oggi ascoltata in audizione presso la commissione Giustizia del Senato (che aveva in programma di ascoltare anche i delegati del Forum permanente del Terzo settore, Unioncamere e Confindustria) sul disegno di legge sull’impresa sociale, ha espresso “un giudizio sostanzialmente positivo sulle modifiche apportate”, riferendosi agli emendamenti già apportati al testo durante il passaggio alla Camera. Confcooperative, in un comunicato, fa sapere di apprezzare il dialogo avviato, a cui ha preso parte tramite Federsolidarietà, la sua federazione delle cooperative di solidarietà sociale, che a sua volta ha agito in coordinamento con il Forum Permanente del Terzo Settore. La centrale cooperativa ha inoltre espresso apprezzamento per la conferma dell’esclusione dei soggetti pubblici e delle imprese private con finalità lucrative dal controllo della struttura proprietaria e degli organi di amministrazione. Di estrema importanza valuta anche la previsione di forme di partecipazione di portatori di interesse e dell’inserimento del qualificante obbligo di “rendicontazione economica e sociale”, volto a far sì che l’impresa sociale dia conto dell’effettivo perseguimento della propria funzione sociale. Confcooperative ha però manifestato l’esigenza di introdurre un ulteriore emendamento, per far sì che i controlli contabile e sociale siano esterni oltre che interni. È una scelta indispensabile per evitare discriminazioni tra diverse tipologie di imprese sociali e per assicurarne la reputazione. Infine osserva che, alla luce delle novità legislative citate, resta aperta la questione dell’aggiornamento dei profili organizzativi del Codice Civile in merito ai soggetti disciplinati dal Titolo I dello stesso. Se non si dovesse provvedere urgentemente le imprese sociali nascerebbero con l’handicap di una disciplina civilistica arcaica e inadeguata.


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