Cultura

Impresa sociale, il conto alla rovescia

l disegno di legge destinato a cambiare la faccia del non profit arriva in parlamento. vita lancia il dibattito tra i protagonisti

di Francesco Agresti

Prenderà il via dalla commissione Giustizia della Camera l?iter parlamentare del disegno di legge delega sull?impresa sociale. Dopo aver passato l?esame della Conferenza Stato-Regioni, il testo licenziato l?11 aprile scorso dal governo è stato depositato il 24 settembre alla Camera come conferma il ministro Maroni nell?intervista pubblicata a pagina seguente. Intanto prosegue a ritmo serrato il dibattito su quale debba essere il ruolo di questo soggetto imprenditoriale: il 4 e 5 ottobre, a Bertinoro si svolge la due giorni interamente dedicata al tema, a fine mese è la volta di Genova e infine, due settimane dopo, a Roma si tornerà a parlare di impresa sociale che sarà anche al centro del convegno della Cecop a Praga (a pag. 18). Coop sociali coinvolte Le cooperative sociali sono probabilmente i soggetti più direttamente coinvolti dal provvedimento visto che le competenze dell?impresa sociale potrebbero sovrapporsi a quelle previste dalla legge 381. «Il nostro sarà un giudizio positivo», spiega Johnny Dotti, presidente di Cgm, «se la legge riuscirà ad ampliare quanto finora fatto dalla cooperazione sociale, fissando in modo netto alcune precise regole. Definire in modo esplicito la missione, delimitare la competenza prevedendo un elenco di attività, obbligare alla presentazione del bilancio sociale, oltre naturalmente garantire l?assoluta autonomia da soggetti pubblici e privati for profit. Credo, inoltre, che sia auspicabile un allargamento degli ambiti di intervento rispetto a quelli oggi previsti, ad esempio per le coop sociali: l?ambiente, il turismo e, perché no?, anche alcune attività di produzione con il vincolo del beneficio collettivo». «Ci sono ambiti di intervento nell?economia sociale che richiedono strutture societarie come le spa o le srl. Molte attività non possono essere gestite dalle cooperative sociali né dai consorzi: penso a società con un diffuso azionariato popolare che si occupino degli anziani con progetti preventivi che prevedano interventi immobiliari, finanziari e l?erogazione dei servizi alla persona». Se il giudizio è sospeso in attesa di vedere qualcosa di concreto, Dotti ha invece le idee chiare sul come si sia arrivati al disegno di legge. «L?iter è stato accompagnato da un elemento di fondo: l?ignoranza. Non si può non tener conto di quanto finora è stato fatto dalla cooperazione sociale. L?impresa sociale non può essere uno strumento per spostare il potere nelle mani di alcuni soggetti; è un fenomeno che viene studiato da almeno 30 università del Vecchio Continente, è insensato elaborare un progetto senza tener conto del dibattito europeo». Per l?impresa sociale Giorgio Vittadini, presidente della Compagnia delle Opere, prevede un ruolo di primo piano in ambito educativo sanitario e assistenziale. «L?obiettivo», spiega «a cui deve tendere una grande riforma dello Stato si basa sulla promozione di un quadro concorrenziale del mercato e sull?incoraggiamento dell?impresa sociale in alcuni settori come scuola, sanità, assistenza. Nella scuola deve essere curato l?aspetto educativo». Secondo Vittadini, «in campo sanitario e assistenziale, proprio le strutture non profit sono oggi in grado di assicurare una concorrenza benefica ai soggetti statali e di garantire cure, assistenza e prestazioni mediche a disabili e malati che il servizio sanitario nazionale non è più in grado di sostenere». Occhio al profit Prudenza, senza nascondere qualche sospetto, caratterizzano invece il giudizio di Legacoop. «Quello dell?impresa sociale», sottolinea Costanza Fanelli, responsabile della cooperazione sociale di Legacoop, «a me pare una definizione sotto cui si celano diverse cose, un?iniziativa con molte ambiguità e che lascia trasparire una concezione punitiva della cooperazione sociale». Due gli aspetti che più preoccupano Fanelli: «Il primo è quello relativo alla possibilità che l?impresa sociale possa essere partecipata da imprese profit, soluzione, che senza l?adozione del principio capitarlo, porterebbe a una ?mercatizzazione? del non profit; il secondo riguarda invece il contenuto del secondo comma del testo: una delega in bianco che autorizza l?esecutivo a metter mano alla disciplina del Terzo settore, dando la possibilità di modificare la legislazione attuale sulla base di quella che sarà la disciplina dell?impresa sociale, sarebbe stato meglio prevedere un processo inverso». L?opposizione vigila Il testo del punto 2 del disegno di legge delega preoccupa anche l?opposizione, «questo è un aspetto su cui vigileremo con attenzione», avverte Giuseppe Fioroni, deputato della Margherita responsabile del dipartimento Politiche della solidarietà. Commenti che entrano più nello specifico, toccando aspetti pratici, quelli che provengono dai cooperanti, dirigenti di consorzio o di semplice cooperativa che siano. «Gli strumenti normativi», spiega Valerio Balzini, amministratore del consorzio di cooperative sociali Agorà di Genova, «sono sempre in genere una risorsa, gli elementi contenuti nelle testo licenziato dal governo convincono per la presenza del principio della territorialità, per il legame con gli interessi della comunità locale, elementi che dovrebbero limitare gli appetiti. Ciò di cui si avverte il bisogno sono provvedimenti che stimolino la domanda ampliando la capacità di scelta cittadini». «Rispetto al testo iniziale», sottolinea Giovanna Zago presidente del Consorzio Solco di Verona, «siamo riusciti a ottenere un buon compromesso, la speranza è che ci sia una disciplina puntuale, ciò che lascia perplessi, invece, è l? assoluta mancanza di riferimenti all?aspetto fiscale». Preoccupati al Sud Al Sud più che le agevolazioni fiscali preoccupa il timore che presto ci si possa trovare con un concorrente in più «Qui da noi i problemi sono ben altri», fa notare Adriana Lorenzo della cooperativa sociale La Strada di Lecce, «si continuano a fare appalti al massimo ribasso con società multiservizi che fanno concorrenza sleale, aziende che passano dalla gestione dei rifiuti ai servizi per gli anziani. Se queste sono le premesse, cosa ci si può attendere dall?ingesso delle società private nel non profit?». C?è, infine, chi, come Roberto Baldo, presidente della cooperativa sociale Polis Nova di Padova, vede nell?impresa sociale un utile strumento di governance «per non disperdere quanto finora svolto».


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