Leggi

Impresa sociale. E la legge va

La promessa: un settore economico più vitale. Il Senato ha approvato un altro testo: quello definitivo? di Paolo Stregia

di Redazione

Un inaspettato passo avanti dopo più di un anno di ?sonno?. Il 21 dicembre scorso la commissione Giustizia del Senato ha approvato il disegno di legge sull?impresa sociale, che aveva iniziato l?iter parlamentare nel 2002 dalla Camera, approdando poi, a fine 2003, a Palazzo Madama. Un testo abbastanza rimaneggiato, in cui sono ?spariti? due commi fiscali, ma che dopo tutto non dispiace a gran parte del Terzo settore. L?impianto originale del ddl accoglie infatti gran parte delle richieste del Forum del Terzo settore e di tutte quelle realtà interessate al riconoscimento formale dell?impresa sociale. Di agevolazioni fiscali, si dice da più parti, si potrà riparlare, magari in altre sedi. Mentre ciò che importa è aver sbloccato un provvedimento atteso da tutta la cooperazione. «Se finisse così, poco male». Emmanuele Forlani, segretario della Fondazione per la Sussidiarietà, ne è convinto. «Quello licenziato dalla commissione Giustizia del Senato lo scorso 21 dicembre è un testo accettabile, che accoglie gran parte delle richieste del Forum del Terzo settore e di tutte quelle realtà interessate al riconoscimento formale dell?impresa sociale. Certo l?abrogazione della previsione di un regime fiscale agevolato per le imprese sociali lascia un po? di amaro in bocca, ma la cosa più importante è andare avanti, arrivare all?approvazione definitiva del ddl, altrimenti si rischia di mandare in fumo tutto il lavoro fatto finora». L?opinione di Forlani è ampiamente condivisa da gran parte del non profit: il ddl uscito dalla stanze della commissione Giustizia non piace troppo, ma non è il caso di farne un tragedia. Il tempo per rifarsi e tornare all?attacco c?è, basta saper attendere il momento giusto. E oggi non lo è. Grande consenso popolare La Compagnia delle Opere nel 2001 raccolse oltre 65mila firme in calce a una proposta di legge di iniziativa popolare che chiedeva il riconoscimento formale della forma giuridica dell?impresa sociale. «Fu uno sforzo enorme, sono poche le proposte di iniziativa popolare che riescono a completare l?iter e arrivare in Parlamento», ricorda Forlani. Nel 2002 l?approdo alla Camera, l?approvazione con una maggioranza bulgara e il passaggio al Senato dove, dopo un periodo di ?decantazione? durato 13 mesi e superato l?unico concreto ostacolo, quello fiscale, arriva il via libera della commissione Giustizia su un testo che dovrebbe, salvo sorprese negli ulteriori passaggi, essere quello definitivo. Un testo rivisto più volte e diverso da quello originale della petizione. E se davvero finisse così? «Non starei a sottolineare le differenze con il testo originale», conclude Forlani. «La ragione principale della nostra iniziativa del 2001 era arrivare alla definizione e al riconoscimento giuridico di tutte quelle realtà non profit che avevano le caratteristiche di un?impresa: ora dobbiamo fare in modo che a questo risultato si giunga prima possibile». Avanti, nonostante tutto Ha fretta anche il Forum del Terzo settore, che però fatica a mandar giù l?abrogazione dei commi sulle agevolazioni fiscali. «Dopo tre anni di confronto parlamentare», afferma Edo Patriarca, portavoce del Forum, «abbiamo un provvedimento che è diverso da quello concordato con il governo, il quale scelse la forma del disegno di legge delega perché, disse, l?iter parlamentare sarebbe stato più rapido. Quello approvato dalla commissione Giustizia è un testo che ha subito modifiche che rischiano di alterarne le finalità e l?impostazione generale, e che fanno nascere il timore che si arrivi a una sorta di certificazione di una forma di impresa tra le altre, in un mercato dei servizi sempre più senza regole». «Nonostante ciò», conclude Patriarca, «la priorità è andare avanti, e in fretta». Tutte le novità del testo Spariti i due commi ?fiscali? dal disegno di legge delega sull?impresa sociale approvato il 21 dicembre 2004 dalla commissione Giustizia del Senato. I senatori hanno infatti abrogato due dei «principi e criteri direttivi» del provvedimento: la lettera ?d? e la lettera ?e? del primo comma dell?unico articolo di cui si compone il testo. Cancellati due commi Le lettera ?d? obbligava il governo, in sede di definizione di una disciplina organica dell?impresa sociale, di «prevedere che all?impresa sociale possano essere attribuite agevolazioni fiscali»; la lettera ?e? indicava all?esecutivo la necessità di «prevedere per gli enti che già godono di regimi agevolativi la possibilità di qualificarsi come imprese sociali, lasciando agli stessi la possibilità di optare per il regime fiscale di maggior favore». Niente agevolazioni fiscali, dunque, almeno in questa fase, ma almeno si è usciti da una impasse che ha costretto il ddl a girovagare per le commissioni di Palazzo Madama per un anno intero, mentre il primo esame da parte della commissione Giustizia della Camera è datato 1 ottobre 2002. Che succede ora Il testo passa all?assemblea, ma una volta approvato in via definitiva dal Senato dovrà tornare, per una seconda lettura, alla Camera. Dopo il via libera definitivo del Parlamento, l?Esecutivo avrà un anno di tempo per emanare uno o più decreti legislativi che regoleranno nel dettaglio l?attività delle imprese sociali.


Qualsiasi donazione, piccola o grande, è
fondamentale per supportare il lavoro di VITA