Economia

Impresa sociale, dipendente contento

Realizzata la prima ricerca sulla qualità della vita sul posto di lavoro nelle cooperative e imprese sociali francesi. Dati alla mano dipendenti e dirigenti sono più soddisfatti dei colleghi che lavorano in altri settori.

di Antonietta Nembri

Chi lavora per un’impresa sociale è più soddisfatto di un collega che invece è impiegato un’impresa tradizionale? Dai i risultati di una ricerca realizzata in Francia la risposta non può che essere sì. Oltretutto la stragrande maggioranza vorrebbe continuare a lavorare in questo settore dichiarandosi soddisfatta del contenuto del proprio lavoro.

Da più parti si è teorizzato che l’essere assunti da una realtà solidale e non lucrativa dovrebbe favorire la qualità della vita al lavoro. Un’affermazione che molti di quelli che lavorano nelle imprese sociali lasciano come sottinteso, ma fino a oggi era difficilmente dimostrabile.
Ora la dimostrazione arriva dalla Francia dove è stata realizzata una ricerca con l’obiettivo di scoprire il grado di soddisfazione dei dipendenti nelle imprese dell’Ess (économie sociale et solidaire), la sigla che Oltralpe racchiude cooperative e imprese sociali.

A realizzare questo primo barometro sulla qualità della vita di questi dipendenti è stata Chorum, una società di mutuo soccorso dedicata agli attori dell’economia sociale e solidale. A ottobre dello scorso anno ha fatto avere a lavoratori e dirigenti del settore un questionario. Le risposte sono state poi analizzate dall’istituto di sondaggi Csa. Obiettivo dichiarato da Chorum e riportato da La-croix.com era quello di «raccogliere le opinioni di dirigenti e dipendenti di un settore ancora poco esplorato a livello nazionale in termini di qualità della vita sul posto di lavoro». L’obiettivo dichiarato è quello di «migliorare la qualità del lavoro definendo delle misure prioritarie e delle linee d’azione che prendano il via dalle conclusioni di questo studio»

In totale hanno risposto 6.261 persone (5616 dipendenti e 645 dirigenti di associazioni, mutue, cooperative e fondazioni), età media 43 anni e mezzo e per tre quarti donne. Circa la metà di loro (46%) lavora in un’impresa con meno di 20 dipendenti, per il resto il 20% opera in realtà fino a 49 dipendenti, il 27% da 50 a 499 persone e solo il 5% in realtà con oltre 500 salariati.
Il settore più rappresentato è quello dei servizi alle persone disagiate o disabili (21%), seguono i centri socioculturali e le associazioni che si occupano dell’accoglienza di minori (16%), le mutue (13%) e poi le cure domiciliari (8%).

«Soddisfatti delle loro condizioni di lavoro» così si dichiarano in maggioranza più i dirigenti (89%) che i dipendenti (78%) ed entrando nel dettaglio i dipendenti (71%) stimano di avere a disposizione mezzi per poter fare un lavoro di qualità, mentre l’80% dei dirigenti definiscono “buona” l’atmosfera lavorativa all’interno dei propri staff.
Tuttavia negli ultimi anni quasi la metà dei dipendenti (46%) e un terzo dei dirigenti risentono di un peggioramento della qualità di vita sul lavoro. In particolare a risentirne maggiormente sono i dipendenti nel settore dell’accompagnamento che subiscono i comportamenti aggressivi delle persone assistite.
Solo il 58% dei salariati inoltre si dichiara “fiducioso” nel proprio avvenire professionale. A condizionare questa risposta, si nota nella ricerca «la riduzione dei finanziamenti pubblici, la mancanza di mezzi, l’evoluzione della domanda: le pressioni esterne sono molte e pesano su un settore largamente dipendente dai poteri pubblici». Un nota bene che potrebbe essere riferite all'Italia e non solo alla vicina Francia.

Se si scende poi al paragone con la totalità dei lavoratori, la soddisfazione sulla qualità della vita sul posto di lavoro è superiore per i dipendenti delle Ess, anche se non di molto. Dopo aver scandagliato il mondo delle imprese sociali la ricerca ha potuto paragonare i suoi risultati con quelli dei dipendenti e dirigenti degli altri settori economici. I partecipanti alla ricerca hanno indicato in una scala da 1 a 10 la percezione della qualità di vita sul lavoro: la risposta media è stata di 6,3. Il risultato ottenuto alla stessa domanda dalla ricerca realizzata dalla francese Agenzia per il miglioramento delle condizioni di lavoro, realizzata nel giugno 2013, è stata di poco inferiore ovvero 6,1.
Discorso diverso per i quadri dirigenti delle imprese sociali –  con pochissima differenza tra i dirigenti dipendenti (7,4 su 10) e quelli eletti (7,5) – rispetto ai quadri dipendenti dalla generalità delle imprese (6,6) e ai dipendenti non quadri (6,2). Dalla ricerca emerge anche che più i partecipanti al questionario sono giovani e più le strutture sono piccole e più la soddisfazione sale.  

Dietro ai numeri della ricerca emerge che chi lavora nelle cooperative e imprese sociali è convinto che il proprio lavoro abbia un senso e che oltretutto è «riconosciuto dai beneficiari, dal pubblico, dagli aderenti alle organizzazioni o dai clienti». Ed è questo forse a fare la vera differenza con la generalità degli altri lavoratori.
 


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