Economia

Impresa sociale, da Strasbugo arriva la scossa

La presidente della Fondazione Ant fa un primo bilancio dei lavori del Social Entrepreneurship Have your Say organizzato dalla Commissione europea che si è chiuso oggi pomeriggio in Francia

di Redazione

da Strasburgo

«Si è concluso di recente a Strasburgo il convegno organizzato dalla Comunità Europea per dare voce alle imprese sociali. L'incontro è stato di particolare rilievo, sia perché coincide con l’apertura del semestre italiano, sia perché porta all'attenzione del Parlamento Europeo gli interessi, lo sviluppo e la vivacità di un settore attento ai valori sociali, oltre che alla crescita economica e ai valori individuali. I temi affrontati, in vista anche di Horizon 2020 (i prossimi sette anni di programmazione europea) sono stati innanzi tutto di tipo valoriale, per arrivare poi a questioni più pratiche. L'economia delle imprese sociali che ha visto, soprattutto fuori dall'Italia, un incremento disordinato negli anni passati, sta lentamente crescendo anche nell'interesse dei politici, poiché le imprese sociali riescono a conciliare gli interessi delle persone disagiate con un successo economico che – mediamente – ha attraversato la crisi con più dinamismo rispetto alle aziende profit.

Ciò che è emerso da questo incontro è la necessità di misurare l'impatto delle imprese sociali, non ultimo in vista dei fondi europei che saranno messi a disposizione nei prossimi sette anni anche attraverso gli enti locali e per attirare investitori privati o finanziamenti personalizzati dalle banche, che stanno dimostrando particolare interesse per queste realtà.

A latere dell'evento c'è stato un incontro tra gli imprenditori sociali italiani e il ministro Giovannini. Tanti i temi emersi, a partire dalla formazione giovanile e – aggiungo io – la necessità di includere anche i cassintegrati e i disoccupati oltre i 50 anni tra le persone svantaggiate a cui dare attenzione. La seconda necessità da affrontare rapidamente è quella di una nuova legislazione più motivante e attenta a sviluppare un settore che è diverso dall'economia classica, ma che in quest'ultima deve trovare il proprio spazio di sviluppo. In altre parole l'esigenza di un restyling della legge 155 del 2006 è emersa in modo chiari e inequivico.

Il mondo cooperativo e non profit italiano, che vanta una lunga tradizione e radici importanti nel tessuto sociale, ha la possibilità – con il semestre italiano e poi con la med review del 2015 – di fare da capofila in Europa affinché si possano trovare soluzioni condivise, ma adattate e rispettose delle diverse specificità nazionali.

Il settore è in pieno sviluppo e la presenza di Tajani, di Michel Barnier e del Ministro Giovannini a questo incontro dimostrano l'attenzione delle istituzioni italiane ed europee per una società che riconosce che lo sviluppo economico deve passare, per essere tale, da valori non solo finanziari, ma soprattutto relazionali e solidaristici.

É un cambiamento culturale obbligato, se vogliamo costruire l'Europa di Horizon 2020».
 


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