Non profit

Impresa sociale che spettacolo!

Uno dei maggiori teatri privati italiani diventa impresa sociale. La scelta del teatro dell'Elfo su Vita in edicola

di Giuseppe Frangi

120mila spettatori nel 2011, fucina di storici talenti (Salvatores, Bisio, Orlando) e di giovani da premio. Ma soprattutto il primo teatro che ha scelto di essere impresa sociale. È il teatro dell’Elfo che da due anni ha traslocato nella più grande via commerciale di Milano, in corso Buenos Aires. Il 13 ottobre scorso, infatti, è arrivata l’iscrizione, nell’apposito registro della Camera di Commercio, come impresa sociale.

Così, una delle più importanti cooperative teatrali italiane, una storia lunga, generosa e generatrice, la compagnia da cui sono usciti Gabriele Salvatores, Claudio Bisio e Silvio Orlando, è diventata il primo teatro italiano a scegliere di accompagnare il proprio nome con la definizione di “impresa sociale”.

Su Vita in edicola questa settimana per la prima volta Elio De Capitani, che è presidente e direttore artistico (insieme Ferdinando Bruni), e Fiorenzo Grassi, direttore organizzativo, spiegano in un’intervista a Riccardo Bonacina le ragioni di questa scelta che ha il valore di una sfida innovativa.

In un certo senso rivoluzionaria. «La nostra esperienza», spiega Fiorenzo Grassi , «ci dice che è possibile disintossicarsi e vivere il teatro come un’impresa privata con finalità pubblica. Ecco perché l’abito di impresa sociale c’è sembrato il più adatto a noi». «Abbiamo tre anime», continua De Capitani: «l’anima del teatro pubblico riconosciuto dal ministero, l’anima della cooperativa da sempre, e ora l’anima da impresa sociale. Con modestia ma anche con orgoglio, credo che l’Elfo sia un nuovo modello di teatro pubblico». Il nuovo status è stato inserito e spiegato nell’articolo 14 dello Statuto, che recita: «L’arte ci permette di essere liberi e di non essere liberi solo per noi stessi. Il patto tra lavoro e cultura è il principio guida del nostro essere, allo stesso tempo: teatro d’arte, cooperativa e impresa sociale».

Ma il primo numero di Vita del 2012 si occupa di impresa sociale anche da un altro importante punto di vista: Il 20 dicembre scorso il vicepresidente della Commissione europea con delega alla Politica di concorrenza, Joaquín Almunia, ha dato il via libera al finanziamento della Bsc – Big Society Capital da parte del premier inglese David Cameron, definendolo un «progetto innovativo» conforme alle regole dell’Unione Europea sugli aiuti di Stato. Joshua Massarenti spiega tutte le implicazioni di questa importantissima svolta della Commissione europea. Una svolta che viene spiegata da Carlo Borzaga, uno dei massimi esperti di imprese sociali, e presidente di Euricse: «C’è stata una svolta in questo mandato di Barroso sul tema della concorrenza, che non viene più vista come obiettivo ma come strumento. Una svolta suggerita dalla crisi. Gli inglesi hanno individuato questo varco e vi si sono fiondati con le loro motivazioni difensive. Tant’è vero che in una delle due ragioni del via libera si dice che «il beneficio economico e sociale di questa operazione è più importante delle eventuali violazioni della concorrenza».

E sull’impresa sociale Vita intervista anche un campione dell’impresa profit, Renzo Rosso. Rosso è promotore del concorso “Make a change”, che ha premiato la migliore idea di impresa sociale. «Ai miei collaboratori dico: “Non guardare le cose come sono, ma come potrebbero essere”.

Nella foto, Elio De Capitani (foto Andrea Frazzetta)

Elio De Capitani racconta la scelta e la ragion d’essere di un Tetaro come l’Elfo


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