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Impresa sociale: Acli, che fine ha fatto il ddl?

Che fine ha fatto il disegno di legge sulle imprese sociali? Lo ha chiesto a governo e parlamento, Bobba, presidente delle Acli, ad un anno esatto dall'ok del CdM.

di Redazione

Che fine ha fatto il disegno di legge sulle imprese sociali? Lo ha chiesto provocatoriamente, a governo e parlamento, Luigi Bobba, presidente delle Acli, ad un anno esatto dall’approvazione del provvedimento al Consiglio dei ministri. Ad un convegno al Cnel sull’economia sociale, Bobba ha detto che il disegno di legge, che delega il governo a disciplinare le imprese sociali, ”sta dormicchiando in commissione giustizia della Camera. C’e’ resistenza sul provvedimento da parte di qualche rappresentante del governo, probabilmente per le sue ricadute sul codice civile. Noi facciamo solo notare che ad un anno dal varo non e’ un successo un bel niente. E’ invece – ha sottolineato – un provvedimento di cui il settore ha fortemente bisogno”. Bobba ha suggerito al ministro Maroni, che ha messo a punto il ddl, di sollecitare la sua approvazione entro il semestre di presidenza italiana dell’Ue tenuto conto che una delle priorita’ da lui stesso fissate e’ la responsabilita’ sociale dell’ impresa: ”Proprio normando e sostenendo le imprese sociali si introdurrebbero i germi che possono contaminare i soggetti che fanno impresa”. A suo avviso, pero’, il testo del provvedimento dovrebbe essere un po’ modificato: il bilancio sociale dovrebbe essere obbligatorio e dovrebbe essere identificato meglio lo scopo dell’impresa sociale piuttosto che evidenziare il suo campo d’azione. Giampalo Gualaccini, consigliere Cnel e Stefano Marchettini, direttore generale Acri, hanno ribadito la necessita’ di mantenere la natura privata delle fondazioni bancarie, garantendo loro totale e completa autonomia gestionale, ed hanno ricordato che la Corte costituzionale dovra’ esprimersi a riguardo. Al convegno e’ stato ricordato che sono oltre 200 mila le associazioni non profit censite in italia: la meta’ e’ nata negli ultimi dieci anni. Il 51% si trovano al Nord, il 21% al centro, il 28% al Sud. Il loro contributo al Pil e’ dell’1,6% con un fatturato medio nel 2001 di 35 miliardi di euro. I lavoratori del terzo settore sono circa 700 mila: 530 mila sono dipendenti a tempo determinato o indeterminato, 89 mila sono collaboratori coordinati e continuativi, 17 mila distaccati, 27 mila obiettori di coscienza. I volontari impegnati sono in tutto 3 milioni, tra i quali 96 mila religiosi. ”Il Cnel – ha annunciato Carmelo Pillitteri, presidente della Commissione politiche del lavoro e politiche sociali – sta preparando un documento di osservazioni e proposte, frutto del contributo di tutte le forze sociali che sara’ presentato in autunno: una fotografia, in sostanza, delle istanze di un mondo in costante e crescente evoluzione”.


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