Famiglia

Imprenditori coraggio,cambiate la cultura delle risorse umane

Con questo sistema le aziende private potrebbero gestire anche i lavoratori in difficoltà che hanno già al proprio interno

di Giampaolo Cerri

Economista, senior program manager alla Fondazione Cariplo, Marco Maiello ha studiato a lungo il tema del reinserimento lavorativo dei disabili. Vita: Maiello, questa legge ha delle potenzialità? Marco Maiello: Soprattutto per il profit. Una delle competenze delle cooperative sociali è trattare le persone con problemi: si tratta di una capacità di selezione non in astratto, ma in relazione al lavoro. Le imprese sociali sanno bene cosa significhi una forma di svantaggio, non solo in rapporto al lavoro puro e semplice, ma anche in termini di relazione. Sanno cioè cosa significhi stare sul posto di lavoro. E questa è una fase cruciale della selezione. Vita: Ma le aziende potrebbero fare da sole? Maiello:Nel mondo profit non c?è nessuna attrezzatura, né concreta né concettuale, per trattare lo svantaggio. Addirittura hanno da sempre problemi con le loro fasce deboli interne, con i lavoratori che, nel tempo, si ammalano o vivono stati depressivi, e che vengono sistematicamente marginalizzati. Per fare un esempio, nel mondo Iri, fino a poco tempo fa, questi lavoratori erano individuati con il termine di ?scassati?. Come delle risorse ormai irrecuperabili. Le aziende hanno un?esigenza di gestire questi problemi. Se riusciranno a capire l?opportunità che è offerta loro, se sapranno rivoluzionare la propria cultura delle risorse umane, cominceranno a gestire con questo modello anche questi lavoratori interni. Le difficoltà e le debolezze, magari non certificate dal punto di vista medico, ma che in fabbrica esistono. Vita: Ma c?è un?area più difficile per le aziende? Maiello: Quella del disagio psichico. Il problema vero è che ci sono categorie di lavoratori che le aziende non vogliono, con nessun tipo di incentivo. Il disagiato psichico è effettivamente il grande penalizzato. E lo è per un motivo semplice: ha condizioni assolutamente normali di lavoro finché non scoppia la crisi, quando diventa incompatibile con l?ambiente di lavoro stesso. In questo caso, oltre al tutoraggio e alla consulenza nelle aziende, si potrebbero studiare opportuni di protocolli con i quali trasferire alle coop il lavoratore per tutta la durata della crisi. Evitando che la sola risposta possibile sia medica e senza interrompere il processo di inserimento. Vita: Qual è il futuro di questo tipo di accordi? Maiello: La realizzazione di forti esperienze consortili. Potrebbero essere studiati luoghi produttivi più protetti, realizzati delle imprese sociali, da offrire come opportunità a quei lavoratori che un eccessivo livello di competitività possono sottoporre a stress eccessivo. Una sorta di mobilità orizzontale, una ricollocazione mirata e che potrebbe essere la modalità con cui un disagio diffuso si gestisce. In questa ipotesi il ruolo delle rappresentanze territoriali diventa centrale. Ci si deve muovere a livello di sistemi di imprese e sistemi di cooperative sociali. Bandendo ogni atteggiamento opportunistico.


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