Sostenibilità

Impregilo si ritira dalla costruzione della diga di Ilisu

Le ong soddisfatte

di Redazione

La rete di ong internazionali che per lungo tempo hanno fatto campagna contro la costruzione della diga di Ilisu, nel Kurdistan turco, accolgono con enorme soddisfazione la decisione delle due compagnie costruttrici della diga, l?italiana Impregilo e la britannica Balfour Beatty, di ritirarsi dal progetto. Questa decisione segue di poche settimane quella dell?agenzia di credito all?esportazione svizzera, che aveva espresso forti preoccupazione sulla concessione di garanzie finanziarie a copertura delle operazioni delle compagnie svizzere nel progetto. Le motivazioni, contenute in un comunicato ufficiale della Balfour Beatty in cui si cita anche il ritiro dell?Impregilo, riguardano l?impossibilità di limitare gli impatti socio ambientali del progetto, così come era stato richiesto dalle agenzie di credito all?esportazione interessate alla copertura assicurativa del progetto, tra cui l?italiana Sace. La diga di Ilisu, se costruita, avrebbe causato lo spostamento forzato di 78.000 persone di etnia kurda in una regione sotto lo Stato di emergenza da più di 15 anni, per cui non era stato previsto nessun piano adeguato di compensazione e di resinsediamento, la distruzione di numerosi villaggi e città, tra cui l?antichissima città di Hasankeyf, millenaria culla di civiltà e simbolo di pace tra Cristianità e Islam, ridotto drasticamente i flussi del fiume Tigri verso gli stati confinati di Siria ed Iraq, causando forti conflitti per le risorse idriche nell?intera regione mediorientale. ?Questo è un giorno memorabile per tutte le ong che hanno lavorato duramente per anni per impedire la costruzione di una diga che avrebbe causato solo danni alle popolazioni locali kurde ed all?ambiente? ha dichiarato Antonio Tricarico della Campagna Occhio alla Sace, l?ong italiana parte della Campagna internazionale contro la diga di Ilisu. I governi inglese e italiano, che intendevano comunque sostenere Ilisu, hanno evitato di prendere una chiara posizione contro il progetto lasciando aperta la possibilità per altre compagnie di richiedere un sostegno al loro export senza far riferimento alle implicazioni etiche, ambientali e sociali del progetto. ?La storia di Ilisu?, ha aggiunto Tricarico, ?ci mostra l?urgente bisogno di chiare regole vincolanti di carattere ambientale, sociale ed etico per le compagnie italiane che intendono beneficiare del sostegno statale al credito all?esportazione. Sace e la Simest devono finalmente smettere di premiare coloro che esportano distruzione sociale e ambientale e agiscono in un ambiente di violazioni sistematiche dei diritti umani. Chi si merita il sostegno pubblico dovrà dimostrarlo in maniera trasparente d?ora in poi.?


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