Salute

Importare quei farmaci è più difficile che produrli

I 146 Paesi del Wto avevano stabilito che i paesi poveri potessero comprare i medicinali generici da India e Brasile. Ma la burocrazia...

di Carlotta Jesi

Doveva cambiare il destino dei circa 40 milioni di sieropositivi che vivono nei Paesi poveri. Invece l?accordo di Doha, entrato in vigore il 30 agosto scorso, l?ha reso ancora più precario. Perché invece di facilitare l?import e l?export di farmaci generici salvavita tra le nazioni in via di sviluppo che non hanno le competenze e le strutture per produrli, ha reso più difficile la compravendita disciplinandola con una lunga serie di cavilli e procedure burocratiche. Risultato: a 7 mesi di distanza dall?entrata in vigore dell?accordo, nessun Paese povero è riuscito ad applicarlo. O meglio, nessun Paese povero ha nemmeno tentato di applicarlo.

La paura di Bush
A denunciarlo, è l?organizzazione umanitaria Medici senza frontiere che aveva previsto il fallimento fin dall?inizio: “Paradossalmente, l?unico Stato interessato all?accordo del Wto oggi è il Canada: Paese ricco, con un grande mercato di generici, che ha preparato un disegno di legge per consentire alle sue aziende di produrre farmaci anti Aids destinati al Sud del mondo in deroga alla legge sui brevetti”, spiega Chiara Bannella. “Lavoriamo in 80 Paesi del mondo, e possiamo dire che a importare farmaci generici oggi sono solo le organizzazioni non profit come la nostra che possono permettersi schiere di avvocati. I governi delle nazioni in via di sviluppo hanno paura”.
Di cosa, è presto detto: perdere aiuti allo sviluppo o investimenti stranieri. Timori che spingono l?Honduras, dove l?Aids ammazza una persona ogni due ore, ad acquistare farmaci coperti da brevetto curando solo 2mila dei suoi 6mila cittadini sieropositivi invece di ricorrere ai generici che Medici senza frontiere importa già da qualche tempo nel Paese. Stessa storia per il Sudafrica. “In novembre, il suo governo ha annunciato che avrebbe iniziato a distribuire gratuitamente farmaci anti Aids in tutti gli ospedali pubblici”, spiega la Bannella. “Ma credete che abbia deciso di sfruttare l?accordo di Doha per acquistare generici? No. A costo di rallentare l?accesso alle cure, continua ad acquistare farmaci di marca perché la sua priorità oggi è lo sviluppo economico e non può permettersi di perdere gli investimenti dei Paesi in cui hanno sede le multinazionali del farmaco”.
Ma la paura di irritare i governi dei Paesi ricchi, primo fra tutti quello americano che ha condizionato lo stanziamento dei 15 miliardi di dollari promessi da Bush per combattere l?Aids all?acquisto di merci statunitensi da parte dei Paesi beneficiari, non è l?unico motivo per cui i governi dei Paesi in via di sviluppo snobbano l?accordo di Doha.

Se è la burocrazia a bloccare i farmaci
Ci sono anche gli ostacoli burocratici. In base all?accordo, un Paese povero che vuole produrre o importare generici deve seguire una trafila interminabile. Per prima cosa, deve chiedere all?azienda che detiene il brevetto sul farmaco se è disposta a rilasciargli una licenza. Se la risposta è negativa, deve presentare a una speciale commissione interna al Wto la richiesta di importazione di una precisa quantità di farmaci che deve dimostrare di non saper produrre. Quindi deve chiedere l?autorizzazione all?importazione da un altro Paese povero, per esempio l?India. E, a sua volta, l?azienda indiana da cui vuole comprare le medicine deve chiedere al Wto il permesso di poter esportare. Permesso che, se viene concesso, riguarda comunque una minima quantità.
Che ne sarà dell?accordo? È presto per dirlo. La possibilità di produrre o importare generici in caso di emergenza sanitaria era garantita dagli accordi del Wto sulla proprietà intellettuale anche prima del 30 agosto scorso. Ma tale possibilità rischiava di scomparire nel 2006, quando anche i Paesi poveri che oggi producono i generici, India in testa, dovranno rispettare le regole del Wto sui brevetti. L?accordo di Doha è nato per garantire la compravendita di farmaci anche dopo il 2006. Prima di dichiararlo inutile, vale la pena aspettare due anni.

Info:
Dalle parole all?azione. Come operano le ong

Cosa fa la società civile italiana per combattere l?Aids?
Ecco alcuni progetti promossi dalle nostre ong e associazioni, e come potete sostenerli.

Cesvi: adotta una mamma sieropositiva
Dal 2001 questa ong di Bergamo lavora nell?Africa subsahariana per prevenire la trasmissione dell?Hiv da mamma sieropositiva a neonato. Ad oggi, ha curato oltre mille bambini. E ora che sono nati sani, per non farli diventare orfani ha deciso di attivarsi con il progetto Viva la mamma: offrire loro i farmaci che possono tenerle in vita, costa 1 euro al giorno. Quanto un caffè in Italia.

CESVI – tel.035.260940

Lila: contagiate di vita i neonati
Prevenire l?Aids tra i giovani della Moldavia e ridurre la trasmissione del virus dell?Hiv da mamma sieropositiva a figlio somministrando il farmaco Nevirapina a 100mila donne gravide in Sudafrica. Sono solo due dei tanti progetti che Lila Cedius sta portando avanti per combattere il virus che non ha confini.

Lila CEDIUS – tel.02.510023

Azione Aiuto: no poverty, no Aids
Garantire il diritto dei più poveri alla prevenzione e alla cura dell?Hiv. Questo l?obiettivo con cui Azione Aiuto agisce a livello locale, nazionale e internazionale per chiedere più risorse da destinare alla lotta all?Aids e un maggiore impegno politico dei governi del Nord e del Sud del mondo. In particolare, quest?organizzazione non profit monitora la gestione e l?efficacia del Fondo globale per la lotta all?Aids, la tubercolosi e la malaria.

AzioneAiuto – tel.02.742001

Msf: 11mila pazienti nel mondo
Da anni in prima fila nella battaglia per l?accesso ai farmaci nel Sud del mondo, oggi Medici senza frontiere distribuisce antiretrovirali a 11mila sieropositivi in 42 progetti di assistenza sanitaria lanciati in 19 diversi Paesi del mondo. E oltre ai suoi progetti di assistenza sul campo organizza in tutti i continenti campagne di sensibilizzazione, informazione e prevenzione.

Medici Senza Frontiere – tel. 06.4486921

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