Cultura
Imparare dai poderi forti
Fattorie ma biologiche. Aziende agricole ma didattiche. Da una decina di anni, si moltiplicano le esperienze di insegnamento in campagna.
di Redazione
Dario, 7 anni, alla domanda dove nascono le patate ha risposto: «Nella friggitrice». Da qui l?idea di aprire ai bambini campi, orti, stalle, pollai, pastifici, panifici, per favorire l?approccio diretto con la natura e con i lavori ad essa legati. Le prime aule di ecologia all?aperto prendono piede in Italia intorno agli inizi degli anni 90, come spazi educativi all?interno delle aziende agricole, dove il maestro è il contadino che lavora secondo i principi dell?agricoltura biologica.
«Oggi la scuola è sempre più scuola di città», spiega Gianfranco Zavalloni, uno fra i primi a ideare attività rivolte ai ragazzi nella sua fattoria didattica biologica di Cesena. «Il distacco tra il mondo rurale e industriale, tra chi produce cibo e chi lo consuma è evidente. Gli orti didattici, gli stagni, le serre, i giardini botanici o naturali vogliono ricostruire questo legame, far comprendere le relazioni fra la natura, la storia, la cultura e gli uomini di un territorio».
Sono quasi 200 le fattorie didattiche biologiche presenti in Italia, con una maggiore concentrazione in Emilia Romagna, nate per iniziativa del singolo agricoltore o delle numerose associazioni di categoria. Sono aperte alle scolaresche, ma anche alle famiglie che possono trascorrervi una giornata, un weekend o anche un?intera settimana. «Le fattorie sono una realtà in crescita, la cui gestione richiede però impegno e professionalità», avverte Daniele Zavalloni, autore, insieme al fratello Gianfranco, del libro A scuola di ecologia nelle fattorie didattiche biologiche (ed. EcoEditoria Distilleria Forlì). «L?attività di informazione e di formazione perché sia efficace deve essere costante e seguire itinerari pedagogici sperimentati proposti da educatori. Molte aziende non sono sufficientemente attrezzate e manca ancora una certificazione che ne garantisca la serietà». Gli Zavalloni sono tra i promotori della Rete italiana di scuole di ecologia all?aperto, che si propone come luogo di confronto e verifica per gli operatori del settore.
All?interno dell?azienda sono possibili diversi percorsi didattici. I ragazzi possono conoscere la fattoria, gli animali, le erbe aromatiche, i processi di produzione del pane e del vino. La cooperativa Dulcamara, a Mercatale Ozzano (Bologna), è attiva dal 1984. A S. Agata di Rubiera (Reggio Emilia), un?altra esperienza pioniera è quella de Il Soffione. «Da noi i bambini possono conoscere cos?è la siepe campestre, un elemento fondamentale del paesaggio rurale ormai quasi scomparso»,racconta Carlotta Fazioli di Dulcamara. «Con vanghe e carriole, i bambini realizzano con le loro mani un tratto di siepe e potranno ripetere l?esperienza nel giardino della loro scuola».
L?azienda agricola Il Soffione sta recuperando e coltivando anche sementi antiche ormai quasi scomparse. «Nell?orto ogni bimbo ha a disposizione un pezzo di terreno sul quale esercitarsi nella produzione di ortaggi», spiega Paolo Andreotti, della cooperativa emiliana. Tutti a lezione di natura, dunque.
Carmen Morrone
Una mappa per scoprirli
Per una giornata o una vacanza in fattoria è possibile consultare la mappa della EcoEditoria Distilleria di Forlì (info: tel. 0543.32532; www.biobank.it). La carta offre un itinerario di ben 135 fattorie didattiche biologiche e 225 oasi naturalistiche gestite da Wwf (132), Lipu (55) e Legambiente (38). Da notare che le fattorie biologiche sono certificate, vale a dire sono dedicate alle produzioni agricole naturali controllate dagli appositi enti o, addirittura, certificate esse stesse, come fa l?Aiab – Associazione italiana agricoltura biologica. Per ogni fattoria sono indicate le attività in programma: visite guidate, percorsi didattici, laboratori. La Mappa delle fattorie bio costa 4 euro ed è in vendita nei negozi di alimenti biologici.
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