Sono numerose le organizzazioni non profit ed in particolare le società sportive, gli enti culturali, le imprese e le cooperative sociali che sono state messe in ginocchio dal Covid. Si tratta di enti che traggono la maggior parte delle loro entrate dalla vendita di beni e servizi, vendita che l’emergenza sanitaria ha bloccato.
Queste organizzazioni spesso non contemplano fra le loro entrate le donazioni e, nel migliore dei casi si concentrano sul cinque per mille e sulla partecipazione a bandi che, in realtà, donazioni non sono. Questa ritrosia nasce spesso dall’identificazione del dono con la questua e, giustamente, chi gestisce questi enti non vuole andare a chiedere la carità.
In realtà il dono non è quell’atto innaturale descritto dal nostro codice civile, ossia un atto attraverso il quale ci si impoverisce per arricchire un altro, ma uno scambio, uno scambio basato sulla libertà. Attraverso il dono, il donante riceve, di norma, molto di più di quello che dà. Basta parlare con un donatore per averne la conferma.
Promuovere il dono non significa chiedere soldi, ma offrire ai nostri interlocutori proprio quelle emozioni, quel senso e quelle relazioni che ogni organizzazione che persegue finalità d’utilità sociale necessariamente genera e di cui la nostra società ha un così evidente bisogno. Chi promuove il dono non si reca agli incontri con il cappello in mano sperando nel buon cuore altrui, ma con la consapevolezza di offrire gratuitamente un qualcosa che ha un valore inestimabile e per il quale il nostro interlocutore ci sarà grati.
Sviluppare questa consapevolezza non è cosa facile, ma non è neppure impossibile. Attraverso un percorso che ci aiuti a cogliere il valore del nostro operare, a riscoprire la straordinarietà nel nostro ordinario e a comunicarlo mettendo al centro il nostro interlocutore, è possibile conseguire risultati veramente fantastici. Risultati che possono rivelarsi fondamentali per il perseguimento della nostra missione, non solo perché contribuiscono alla sostenibilità della nostra organizzazione, ma anche perché migliorano il nostro modo di comunicare, approfondiscono la nostra identità, ci aiutano a coltivare le relazioni.
Il Master per la promozione del dono, la Fondazione Provinciale della Comunità Comasca e la Fondazione Italia per il dono sono convinti di ciò e hanno pensato che il modo migliore per aiutare gli enti non profit a superare questo momento difficile doveva essere quello di insegnare loro a pescare, dando vita ad un percorso che li aiuti, attraverso una pluralità di strumenti (momenti formativi, piattaforme di raccolta fondi, massimizzazione dei benefici fiscali per i donatori e loro coltivazione), a sfruttare il periodo natalizio, quello tradizionalmente più fecondo, per lanciare una campagna di raccolta che permetta loro di sperimentare le potenzialità della promozione del dono e nel contempo diversificare le loro entrate.
Chi volesse saperne di più può partecipare ad un momento formativo online che si terrà martedì 8 settembre alle ore 17 iscrivendosi su: master.perildono.it/impariamo-a-pescare/
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