Economia
Impact-led recovery, laboratorio aperto
Settembre è un mese cruciale per la riflessione pubblica per un futuro sostenibile che sviluppa in quattro tappe: global summit del GSG, il Verde e il Blu Festival, Festival dell'Economia Civile di Firenze e Festival di Asvis. L'intervento della presidente di Human Foundation e della rete Social Impact Agenda per l'Italia
Gli ultimi giorni di settembre sembrano aver aperto un laboratorio diffuso sul tema del “futuro sostenibile”, e su un “impact-led recovery” che dopo l’emergenza Covid sono diventati centrali nella riflessione pubblica.
Abbiamo iniziato su scala internazionale, a dire il vero, il 9 e 10 settembre, con il global summit del GSG, l’organizzazione internazionale che si occupa di impact economy e finanza generativa e ad impatto sociale e ambientale. Un summit denso (di cui racconto nel dettaglio nel prossimo numero di Vita), terminato con una importante leaders declaration, in cui si chiede ai governi e ai player del mondo finanziario ed economico, nonché ad organizzazioni e imprese un committment deciso e definitivo, che incorpori la sfida dell’impatto sociale e ambientale in ogni business e in ogni investimento. Davvero con l’ambizione di coinvolgere la finanza e il capitalismo globale nella sfida di una società più giusta, socialmente e ambientalmente.
Intanto, in Italia, tre tappe consecutive, in queste ore, si susseguono sempre attorno alla sfida di un modello di sviluppo in cui giustizia sociale e ambientale sappiano essere al centro. La prima è in corso fino a domenica 27 a Milano: “Il Verde e il Blu Festival” (il verde della sostenibilità, il blu del digitale). Una vera e propria “call for ideas” che tiene il futuro del pianeta al centro di una riflessione articolata e complessa, multidisciplinare, promossa da Beulcke+Partners in partnership con BAM Biblioteca degli Alberi Milano. Nella sessione a cui ho partecipato, promossa da Io Donna, in un panel tutto al femminile, ci siamo chieste come edificare impresa, innovazione e finanza in una chiave generativa di valore sociale. Con Claudia Pingue, Isabella Falautano e Serena Danna abbiamo ragionato su come sia decisivo strutturare il triangolo privato (investitori e imprese), pubblico (governo e attori politici) e organizzazioni dell’impresa ( anche sociale) . Con lo scopo preciso di generare impatto sociale e ambientale positivo, risposte condivise e misurabili ai bisogni sociali emergenti, sempre più urgenti con la crisi economica post emergenza Covid (emergenza, peraltro, ancora in corso).
A Firenze, intanto, alla presenza del premier Giuseppe Conte e di molti attori del sistema politico, economico e culturale italiano si tengono le giornate del Festival dell’Economia Civile. Ci sarà anche il Ministro dell’Ambiente Sergio Costa, assieme al quale, in un panel specifico, proveremo ad articolare alcune proposte su come rendere concreto, attuabile e anche misurabile il “passaggio evolutivo collettivo” in corso nel nostro paese verso il green new deal. Le giornate di Firenze muovono da alcune domande specifiche: esiste la possibilità di coniugare il business al contrasto alle disuguaglianze sociali e alle conseguenze del cambiamento climatico e dell’inquinamento? Esiste lo spazio per costruire con e non contro il sistema economico e finanziario un’alleanza per la tutela del pianeta, a partire dal nostro Paese e dai nostri territori più interni che abbini alla tutela anche la capacità di liberare buona economia, buona occupazione e nuove opportunità? “L’economia che rigenera”, la definiscono gli organizzatori, tra cui Leonardo Becchetti, che dirige il Festival. Lanciando la Carta di Firenze per l’Economia Civile, un documento in otto punti che può essere una carta di navigazione importante, al servizio del cantiere al lavoro sul futuro dopo il Coronavirus.
Subito dopo, a chiudere il mese, arriva il festival di AsVis, l’Alleanza per lo Sviluppo Sostenibile, a cui anche proverò a dare il mio contributo. Grazie alla regia infaticabile di Enrico Giovannini, è costante il lavoro sul raggiungimento in Italia degli Obiettivi di Sostenibilità, gli SDGs che vanno dal decent work alla parità di genere, fino al contrasto all’education gap, la resilienza al climate change e molto altro. Alle soglie della presidenza del G20 e a valle di una crisi sanitaria che è diventata sociale e occupazionale, l’Italia ha bisogno di fare un salto in tema di innovazione sociale e ambientale, sostenuta dalla grande opportunità in arrivo con le risorse del Recovery Plan a cui speriamo possano aggiungersi anche quelle del Mes. Ma il tema non è mai solo quello delle risorse. È anche, sempre, come ingegnerizzare la spesa pubblica affinché sia efficace nel raggiungimento di obiettivi. Ed è proprio su questo terreno che gli strumenti dell’impact investing sono fattori abilitanti di soluzioni concrete. Con AsVis faremo il punto sullo stato di avanzamento, in Italia, delle policies legate agli SDGs. E anche in quella sede ripeterò che in tutti i Paesi del mondo questa sfida si affronta coinvolgendo i privati e usando gli strumenti della finanza generativa e dell’impact investing. Outcome funds, social impact bonds, contratti sociali, Fondi pubblici che commissionino obiettivi misurabili. Solo in Italia questa batteria di strumenti, al servizio di progetti concreti e misurabili, non decolla. La riflessione sembra galoppare, sul punto. La politica non può non raccogliere questa domanda di innovazione. Costruire strumenti per facilitare l’avanzata della rivoluzione impact anche in Italia, ora più che mai, è la strada.
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