Volontariato

Immigrazione. Volano gli insulti tra Lega e Udc

Continua la guerra all'interno del Polo sull'emendamento Tabacci allarga sanatoria. Bossi preme per la legge. E Rutelli plaude alla proposta di prendere le impronte digitali

di Ettore Colombo

Continua il braccio di ferro dentro la Casa delle libertà sulla legge sull’immigrazione. Mentre il provvedimento arranca a Montecitorio, costretto a dare la precedenza ad altri decreti legge in scadenza, Lega e Udc continuano a dirsene di tutti i colori, anche se Berlusconi cerca di mettere pace. Alla fine del consiglio dei ministri di ieri sera, Umberto Bossi aveva lanciato un ultimatum chiedendo di votare la legge così com’è prima delle amministrative” anche per verificare “che consistenza hanno le provocazioni dei democristiani del Polo in merito ai tentativi di estendere le sanatorie”. Luca Volonté, capogruppo dell’Udc, gli aveva risposto per le rime: “Siete voi a provocare”. ”Ho fatto presente che non può esserci un contrasto così dentro la maggioranza”, ha detto Berlusconi ai giornalisti che al termine del Consiglio dei ministri gli avevano chiesto che cosa intenda fare per porre fine al contrasto tra Udc e Lega. Riguardo all’emendamento Tabacci, Berlusconi taglia corto: non ha avuto, sostiene, ”il tempo fisico” di occuparsi della vicenda. Anche ieri Bruno Tabacci (Biancofiore) ha rivendicato la validità del suo emendamento che ha provocato l’ennesimo contrasto Udc-Lega. Tabacci propone di consentire la permanenza in Italia di tutti quegli extracomunitari clandestini che (avendo comunque un alloggio e una fedina penale pulita) regolarizzeranno la loro situazione occupazionale quando la legge entrerà in vigore. Insomma per l’esponente dell’Udc va evitato il rimpatrio e poi magari la nuova chiamata di chi ha già un impiego stabile nel nostro paese. A patto, ovviamente, che tale impiego non sia più fiscalmente sommerso. Un’idea che piace molto anche al mondo degli imprenditori tanto è vero che la confederazione nazionale dell’artigianato ha fatto sapere oggi di sposare in toto tale proposta. Ma l’idea è stata invece interpretata dalla Lega come un’inaccettabile sanatoria. E oggi il capogruppo alla Camera del partito di Bossi, Alessandro Cè ha fatto la voce grossa. “Agli alleati centristi vogliamo ricordare che i patti vanno rispettati. – ha detto il presidente dei deputati leghisti – Il Biancofiore ha tirato un po’ troppo la corda e questa può sempre rompersi…”. Al suo tono minaccioso risponde però per le rime il collega dei centristi Luca Volontè. E lo fa rivendicando con veemenza una maggiore considerazione per il suo partito non solo sul tema dell’immigrazione. ”I provvedimenti e la politica del governo si discutono con tutte le forze della maggioranza – dice Volonté – E comunque sull’immigrazione abbiamo posto il tema della regolarizzazione, non di una sanatoria, per gli operai delle piccole e medie imprese come più volte sottolineato dalla Confindustria del nord”. In mezzo alla lite stanno An e Forza Italia. E infatti oggi, dopo che lo stesso Gianfranco Fini aveva già precisato ieri che l’emendamento al centro delle polemiche non rientra negli accordi di maggioranza, il capogruppo del suo partito a Montecitorio chiede all’Udc di desistere. ”Invito l’amico presidente Tabacci – afferma Ignazio La Russa – a non insistere nel proporre modifiche al disegno di legge sull’immigrazione, sostenendo tesi che lo isolano da tutta la Cdl e che possono apparire strumentali”. Tutto ciò avviene mentre la relatrice azzurra della legge fa sapere che non solo il governo ha espresso parere negativo sul fatidico emendamento, ma anche il comitato parlamentare dei nove oggi ha detto no. A dimostrazione che Lega, An e Forza Italia si oppongono in modo compatto. “Invito Tabacci ad una riflessione. – dice Isabella Bertolini – Se allarghiamo le regolarizzazioni stravolgiamo l’impianto della legge, frutto di una precisa scelta del governo e della maggioranza. Non vogliamo una sanatoria, ma intendiamo solo regolarizzare determinate categorie di lavoratori extracomunitari che svolgono un’attività sociale”. Il sottosegretario di An con delega all’immigrazione Alfredo Mantovano, latore ufficiale del veto del governo sulla proposta dell’Udc, cerca di gettare acqua sul fuoco. E fa capire che, passate la voglia di visibilità elettorale per le imminenti amministrative, i dissidi nella maggioranza potrebbero ricomporsi. ‘Le frizioni sono fisiologiche – dice – data la complessità della materia. Ma così come è avvenuto finora, anche questa volta la maggioranza sarà in grado di trovare la sua compattezza. Sono più che ottimista: sono realista. Non vi è ragione che venga messo in discussione l’accordo di maggioranza definito nella riunione che si è svolta a palazzo Chigi alla fine di aprile”. Nel frattempo, la questione impronte digitali agita anche il centrosinistra. Rutelli insiste nella sua marcia di difficile convincimento dell’Ulivo: sulla materia immigrazione non si può lasciare il campo libero al Polo. E così, si appresta a dire ad alta voce sì alle impronte digitali. Nessun tabù, quindi, ma progressiva estensione – dice Rutelli, che pare essere riuscito a trascinare con sé anche la Margherita e ampi settori dei Ds – del documento di riconoscimento con le impronte a tutti i cittadini italiani, primo passo verso la carta d’identità europea. Nella convinzione che se le impronte digitali vengono prese a tutti, la questione si fa assai mano discriminatoria. Ma soprattutto che questo può risultare molto utile – come dice il ministro dell’Interno Scajola con cui la proposta del leader dell’Ulivo appare in sintonia – anche alla guerra interna alla deliquenza occasionale e organizzata.


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