Famiglia

Immigrazione: Turco (Ds) Governo dovrà fare un’altra sanatoria

L' ingresso regolare per lavoro per i cittadini stranieri ''e' sostanzialmente bloccato''. Lo ha affermato Livia Turco

di Redazione

L’ ingresso regolare per lavoro per i cittadini stranieri ”e’ sostanzialmente bloccato. Temiamo che nel prossimo anno il Governo debba promuovere una nuova sanatoria”. Lo ha affermato Livia Turco, responsabile Welfare dei Ds, aprendo questa mattina i lavori del convegno sulle politiche per l’ immigrazione, che si concludera’ domani. L’ ex ministro del governo dell’ Ulivo ha indicato le cause all’ origine di questa eventualita’ nell’ assenza di un decreto flussi, ”solo decretini a ripetizione”, limitati per lo piu’ al lavoro stagionale (68.500 stagionali nel 2003); 11 mila i lavoratori a tempo indeterminato autorizzati a fronte di un fabbisogno stimato dalla Unioncamere di 150 mila persone immigrate l’ anno. Le quote privilegiate degli accordi bilaterali sono passate – ha aggiunto Turco – dalle 15 mila autorizzazioni del 2001 a sole 3.600 del 2003. ”La stipula degli accordi bilaterali procede a rilento: erano 24 quelli sottoscritti dal Centrosinistra. Oggi sono 27”. Ed ancora: le commissioni parlamentari ”non esaminano nessuno schema di decreto sui flussi, ne’ alcun atto significativo di governo sull’ immigrazione. L’ ultimo programma triennale e’ stato presentato dal governo Amato”. Sottolineando ”l’ apprezzamento per le modalita’ e i tempi in cui si e’ svolta la sanatoria di oltre 600 mila persone”, Turco ha ribadito che la Bossi-Fini ”rimane un fantasma essendo operativa solo per la parte delle espulsioni ed ha sollevato 600 questioni alla Corte costituzionale. Poi il regolamento attuativo non e’ ancora in vigore ed ha il parere contrario delle Regioni”. Al Governo, i Ds chiedono di presentare al Parlamento e alle Regioni un programma triennale sulle politiche migratorie, di varare provvedimenti immediati per cancellare le lungaggini per l’ ottenimento del permesso di soggiorno (fino a sette-nove mesi), di rivedere le quote per l’ ingresso regolare, di intervenire nei centri di permanenza temporanea dove sono violati i diritti umani.


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