Famiglia

Immigrazione story/2. Il Veneto che non t’aspetti

Nella provincia che ha eletto presidente un leghista con il 69% dei voti, convivono 136 razze. Che un giorno all’anno fanno festa, insieme agli italiani. (di Barbara Pianca)

di Redazione

Treviso, un giorno in bianco più nero Strani numeri di Treviso. Politicamente è leghista sino al midollo. Della Lega il sindaco, il famigerato Gentilini. Della Lega, eletto con un plebiscito (quasi il 69%), prendendosi il lusso di correre senza Forza Italia, il presidente della Provincia, Luca Zaia. Ma Treviso è anche, di gran lunga, la terra più multietnica d?Italia. La Caritas lo scorso anno ha contato 140mila presenze di immigrati regolari in provincia, su una popolazione che non raggiunge gli 800mila abitanti. E quei 140mila sono di ben 136 etnie. Insomma una terra caleidoscopica, in cui, Lega o non Lega, la convivenza funziona molto meglio di quanto tanta propaganda poliziesca vorrebbe far credere. Le coppiette E la storia di Giavera, un paesino del Montello di 4mila abitanti, ne è una buona dimostrazione. Qui da sette anni ogni estate viene organizzata una festa speciale, all?insegna dell?integrazione. L?hanno definita festa multiculturale, nel senso, come spiega Stefano Donà, l?organizzatore oltre che responsabile della locale Casa d?accoglienza, «che è la festa di chi è curioso di conoscere la cultura altrui ed è interessato a far conoscere la propria». Cioè, conoscenza reciproca. Che Donà spiega con un esempio suggestivo: «Vogliamo che la famiglia tipica trevigiana passeggi per il centro e incontri la coppietta di senegalesi, in amicizia. Anche gli stranieri devono conoscere noi e le nostre abitudini, e non solo il contrario». Una ricetta di successo visto l?incredibile afflusso di gente alla festa «Ritmi e danze del mondo»: almeno 5mila persone, oltre la metà di pelle scura, arrivate da mezzo Nord-Est. E siccome già l?anno scorso il tradizionale spazio nella piazza della chiesa si era mostrato del tutto inadeguato, per quest?edizione il sindaco Zanatta (ds, una mosca bianca in questa provincia), ha offerto lo stadio comunale alle 21 associazioni africane e locali, organizzatrici della manifestazione. Nel programma, attorno alle bancarelle di artigianato, spettacoli di mangiafuoco e di buffi giocolieri, marionette per i bambini, gruppi di musica senegalese e dal Camerun. E quando poi è salito sul palco il gruppo marocchino c?è stato un boato: le signore con i tacchi alti, un po? imbarazzate ogni tanto non riuscivano più a tenersi e accennavano movimenti di sedere per seguire il ritmo della musica. Una sensazione inebriante e spiazzante, tanto più se si riflette che la contestualizzazione spaziale della festa è quella del ricco trevigiano, feudo leghista. Tra gli ospiti anche l?attore Marco Paolini, cui è stato chiesto di non politicizzare la festa, e che è stato in gran parte al gioco. Il buon imprenditore E alla festa non manca il contributo degli imprenditori. Fabrizio De Sordi, industriale locale, è tra gli sponsor della festa di Giavera. Senza nascondere le difficoltà oggettive dell?assunzione di un immigrato nella propria fabbrica, e raccontando anzi disavventure e problemi, De Sordi ha però saputo andare oltre. Si è interessato ai casi dei suoi lavoratori, e, per esempio, ha responsabilmente cercato l?alloggio per ognuno dei suoi operai stranieri, prestando il suo nome in qualità di garante. Per lui la festa di Giavera ha una rilevanza sociale fondamentale per stimolare l?integrazione che comunque diventerà più facile tra i banchi di scuola dove si formeranno le generazioni del domani. Intanto, il tentativo di tutti i sostenitori della manifestazione è di farne un evento culturale del Trevigiano. Barbara Pianca


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