Welfare
Immigrazione, solo l’approccio umanitario non basta più
Presentato il XXV Rapporto di Fondazione Ismu sulle migrazioni. Al primo gennaio 2019 in Italia si registrano 6 milioni e 222mila presenze regolari e non. Cresce la componente femminile che nel 2018 ha rappresentato il 45%. 1,2 milioni di stranieri sono rumeni
di Anna Spena
Fondazione Ismu presenta il suo XXV rapporto sulle migrazioni nell'aula magna dell'Università Cattolica di Milano, in colaboraizone con Fondazione Cariplo. «Migrazioni», dice il presidente dell’Istituto Marinella Enoc, «che nella storia ci sono sempre state. La migrazione è sempre stata qualcosa che ci tocca da vicino. È una forza positiva della società civile. Ma troppo spesso fa paura. Allora come si gestisce questo fenomeno in un momento in cui il mondo sembra appartenere a tutti dove però si ha paura del diverso? Bisogna imparare a leggere il fenomeno non solo in maniera filantropica e umanitaria, ma anche culturale. Essere aperti alle domande. Con Ismu vogliamo offrire un servizio culturale. E mi sento di dire ceh fare cultura oggi è un’opera di misericordia».
«Dal 1998 al primo gennaio 2019 la popolazione straniera in Italia è passata da 992mila a 6 milioni e 222mila presenti (regolari e non) su una popolazione di 60 milioni e 360mila residenti (oltre uno straniero ogni 10 abitanti). E negli ultimi 25 anni la presenza di migranti si è consolidata stabilizzandosi», dice Livia Ortensi, responsabile settore statistica Fondazione Ismu. «Il 91% è regolare e solo il 9% è in una posizione giuridica di non regolare».
Rispetto alla stessa data del 2018, l’incremento degli stranieri presenti è stato del 1,9% dovuto per la maggior parte alla crescita della componente irregolare (più 5,4%). Il dato è comunque ridimensionato se si prendono in considerazione gli anni 2017 (più 8,6%) e 2016 (più 12,9%). Tra i presenti l’84% è regolarmente iscritto all’anagrafe, il 6,5% è regolare ma non è iscritto e il 9% non ha un titolo di soggiorno valido. Da segnalare che cresce la componente femminile che nel 2018 ha rappresentato il 45% degli ingressi contro il 39% del 2017.
Nel 2018 sono stati rilasciati 242mila nuovi permessi di soggiorno, con una riduzione dell'8% rispetto al 2017. La diminuzione è dovuta al calo dei permessi rilasciati per motivi di asilo o umanitari, scesi da oltre 100mila a meno di 65mila (-36%), cui ha parzialmente contribuito il decreto legge del 4 ottobre 2018 n. 113, che abroga il permesso di soggiorno per motivi umanitari. Sono in crescita invece i permessi rilasciati per le altre motivazioni: rispetto al 2017, quelli per lavoro sono aumentati del 21%, invertendo la tendenza degli ultimi anni. Peraltro va precisato che nel 27% dei casi si è trattato di documenti con durata non superiore a sei mesi e che poco più di un quinto è stato emesso a favore di cittadini statunitensi. In aumento anche i permessi per motivi di studio (+20%, di cui il 21% a cittadini cinesi). In crescita anche i permessi per motivi di famiglia che coprono oltre il 50% dei nuovi rilasci del 2018 (contro il 43% del 2017). Un altro dato in controtendenza è la crescita del peso della componente femminile che nel 2018 rappresenta oltre il 45% dei nuovi ingressi, contro il 39% del 2017. La diminuzione dei permessi per motivi umanitari e richiesta di asilo ha comportato una modifica dei paesi di provenienza dei nuovi ingressi: tornano in testa alla graduatoria Albania e Marocco, diminuiscono per oltre il 40% le migrazioni provenienti dalla Nigeria, infine escono dalla classifica dei primi 10 Gambia e Senegal (-47% per entrambi).
Nel 2019 abbiamo assistito a un importante rallentamento degli sbarchi che sono stati 10.707 al 28 novembre. Si tratta di una flessione pronunciata, pari a -53,47% rispetto allo stesso periodo del 2018 e a -90,85% rispetto allo stesso periodo del 2017. A tale riduzione di sbarchi non è seguita una proporzionale contrazione delle richieste di asilo: da agosto 2018 infatti le richieste di asilo superano gli sbarchi. Se nel 2015 l'Italia ha ricevuto circa 54 richieste di asilo ogni 100 sbarchi, la proporzione è cresciuta fino a raggiungere la soglia di 674 richieste ogni 100 sbarchi nei primi 6 mesi del 2019. Tale distacco si spiega in parte con la possibilità di uno scostamento temporale tra lo sbarco e la presentazione della domanda di asilo, ma segnala anche l'importanza di altri canali che alimentano a loro volta le richieste d'asilo. Tra questi ultimi gli ingressi via terra, in particolare attraverso la "Rotta Balcanica".
Secondo il Ministero dell'Interno nel 2019 (dati al 20 giugno) sarebbero 898 le persone intercettate al confine con la Slovenia. Tale dato è più del doppio rispetto al 2018. Altro canale di (re)ingresso che alimenta potenzialmente le richieste di asilo è quello dei trasferimenti in Italia da altri paesi ai sensi del regolamento di Dublino. Si tratta di trasferimenti che riguardano cittadini che dopo essere stati identificati in Italia, hanno presentato domanda di asilo in un altro paese europeo di conseguenza non competente alla valutazione. Nel 2018 l'Italia ha ricevuto quasi 42mila richieste di trasferimento (+57,4% rispetto all'anno precedente), ma il numero effettivo dei rientri nel nostro Paese nel 2018 è stato di poco più di 6mila (+11,9% rispetto al 2017).
Un ulteriore canale che alimenta le richieste di asilo deriva dagli ingressi a seguito delle procedure di resettlement (reinsediamento da Paese terzo all'Italia) di rifugiati da Libano e Sudan: nel 2018 gran parte di questi ingressi sono stati a favore di cittadini siriani (58,5%) ed eritrei (26,7%). Le persone in carico dalle strutture di accoglienza nel territorio italiano al 30 giugno erano 100mila, in diminuzione rispetto ai due anni precedenti sia per la riduzione del numero di ingressi sia per la progressione delle domanda di asilo.
I dinieghi sono in aumento a causa dell'abolizione della protezione umanitaria. Passando all'analisi degli esiti delle richieste di asilo si evidenzia che la percentuale dei dinieghi è andata crescendo nel tempo passando dal 30% delle decisioni di prima istanza del 2013, all'80% nel primo semestre del 2019: la proporzione dei dinieghi ha raggiunto il massimo nei primi sette mesi del 2019.
Sul fronte lavorativo si registra che la popolazione straniera in età da lavoro (dai 15 ai 64 anni) nel 2018 è arrivata a sfiorare i 4 milioni e che gli occupati sono circa 2milioni e 455mila, oltre 32mila in più rispetto al 2017.Il tasso di disoccupazione rimane più altro per gli stranieri (14%) che per gli italiani (10,2%). Ma la loro retribuzione media è del 35% inferiore a quella del complesso dei lavoratori.
Il totale degli alunni stranieri è di 842mila, pari al 9,7% del totale degli iscritti nelle scuole italiane, dall’infanzia alle secondarie di secondo grado. Inoltre l’Ismu stima che al primo gennaio 2019 la presenza complessiva della seconda generazione in Italia di età compresa tra gli 0 e i 35 anni è di 2.825.182. Le regioni con più alunni stranieri sono Lombardia, Emilia Romagna e Veneto. Le provincie, invece, Milano, Roma e Torino.
Al primo gennaio 2019 si registra la presenza di un milione e 583mila cittadini dell’Unione Europea. E di 3 milioni e 673mila cittadini di Paesi Terzi. Complessivamente troviamo 170 nazionalità. Tra le prime tre rumeni (1,2 Milioni), albanesi e marocchini che insieme rappresentano il 40% totale degli stranieri.
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