Formazione

Immigrazione. Sindacati: “Ancora troppe discriminazioni”

"E' ancora un problema grave, in Italia come in Europa", denunciano Cgil, Cisl e Uil che chiedono alla Ue di inserire nella carta la "cittadinanza di residenza"

di Redazione

Quello della discriminazione dei lavoratori stranieri e’ ancora un problema grave in Europa, e in modo particolare in Italia, che ha ormai raggiunto i livelli di presenza straniera degli altri paesi Ue: in questo ambito il sindacato puo’ svolgere un ruolo molto importante, cercando di riconoscere i problemi specifici dei migranti e di battersi perche’ tutti i lavoratori, italiani e stranieri, vedano riconosciuti gli stessi diritti. E’ questo il tema di un seminario, in corso oggi a Roma presso la sede del Cnel, organizzato da Cgil, Cisl e Uil. ”La popolazione europea – ha sottolineato Piero Soldini, responsabile immigrazione della Cgil – da oggi al 2030 diminuira’ di 30 milioni di individui; per arginare questo calo demografico, avremmo bisogno di un milione di ingressi all’ anno. Governare questo fenomeno, quindi, e’ essenziale”. Ancora piu’ essenziale in Italia, che da Paese di emigrazione si e’ trasformato in Paese di immigrazione: secondo stime sindacali, sono circa 3 milioni gli stranieri presenti nel nostro territorio, cioe’ 2,5 milioni di regolari e mezzo milione di irregolari. Un processo, ha detto Soldini, che va affrontato scindendolo innanzitutto da quello della sicurezza e del terrorismo, e superando il concetto delle quote, che ”hanno prodotto soltanto un aumento dell’ immigrazione clandestina”. Secondo la Cgil, infatti, ogni anno, contro 60-70 mila ingressi previsti, ne arrivano effettivamente 200-250 mila. I sindacati chiedono all’Unione europea di inserire nella sua Carta costituzionale il principio della ”cittadinanza di residenza”, e all’ Italia di ratificare la Convenzione Onu sui diritti dei lavoratori migranti e delle loro famiglie, e di rendere possibile il permesso di soggiorno temporaneo. Una misura, secondo Soldini, che ”alleggerirebbe l’immigrazione clandestina”. Quanto alle condizioni lavorative degli immigrati, secondo le stime sindacali tra gli stranieri c’ e’ una piu’ alta percentuale di incidenti sul lavoro, gli infortuni vengono remunerati di meno, e in generale c’ e’ una piu’ scarsa tutela medico-legale rispetto ai lavoratori italiani. Per chi fa un lavoro usurante, ad esempio – e gli immigrati sono molto utilizzati per queste tipologie – la legge italiana prevede che possano andare in pensione, uomini e donne, solo a 65 anni. Un’altra discriminazione segnalata dai sindacati e’ che, se da un lato la riforma del mercato del lavoro offre agli stranieri soprattutto le nuove forme di lavoro, quelle piu’ precarie, dall’ altra pero’ la legge Bossi-Fini non le riconosce ai fini dell’ottenimento del permesso di soggiorno. La Ces (confederazione europea sindacati) ha messo a punto un Piano d’ azione, in venti punti, che oggi viene ufficialmente adottata dai sindacati italiani, per promuovere una politica sindacale che aiuti l’integrazione e promuova azioni specifiche per assicurare parita’ di diritti e di trattamento per tutti i lavoratori.


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