Cultura

Immigrazione: quanti sono i centri di permanenza

C'è grande confusione sulla tipologia di queste strutture. Comunque sono 12 per circa 4000 posti

di Gabriella Meroni

Dodici centri sparsi sul territorio italiano, definiti genericamente di accoglienza, a cui se ne aggiungono altri quattro che in realta’ erano aree destinate a tutt’altro e che di fatto da un paio d’anni vengono utilizzati costantemente per ospitare gli immigrati clandestini, per un totale di circa tremilacinquecento-quattromila posti. E’ questa, secondo diverse fonti, la fotografia attuale dei luoghi dedicati all’accoglienza degli extracomunitari anche se si tratta di una situazione in divenire, a cominciare dalla definizione di centro di accoglienza. La Bossi-Fini, infatti, indica tre differenti tipologie: i ‘centri di accoglienza’, i ‘centri di permanenza temporanea e assistenza (Cpta)’ e i ‘centri di identificazione’. Le prime due sono state mutuate dalla Turco-Napolitano del ’98, con alcune modifiche, mentre i centri di identificazione sono indicati nell’articolo 1-bis della Bossi-Fini, che integra l’articolo 1 della legge Martelli 39/90. Di questi ultimi centri, che dovrebbero ospitare solamente i richiedenti asilo, ne dovrebbero essere realizzati otto su tutto il territorio italiano, corrispondenti alle otto commissioni territoriali indicate nel regolamento attuativo della Bossi-Fini (che non e’ ancora stato emanato). I centri d’accoglienza, dovrebbero invece essere diffusi su tutto il territorio italiano e ospitare tutti quei soggetti ”impossibilitati a provvedere temporaneamente o autonomamente alle proprie esigenze alloggiative”, mentre nei Cpta dovrebbero essere ospitata le persone ”in attesa di espulsione con accompagno). Di fatto, sostengono Ds, Prc e Cgil, non c’e’ una distinzione tra queste ultime due tipologie e cosi’ persone che devono essere espulse si trovano a stretto contatto con chi e’ appena arrivato. Inoltre, la tendenza in atto secondo Ds, Prc e Cgil sembra esser quella di una progressiva eliminazione della 1/a tipologia per lasciar spazio ai Cpta. La relazione tecnica del disegno di legge della Bossi-Fini, poi, prevedeva in tre anni (2002-2004) la realizzazione di altri dieci centri, due nel 2002, quattro rispettivamente nel 2003 e nel 2004 per un totale di circa duemila posti. Attualmente, dunque, in Italia vi sono 12 centri a meta’ tra quelli di accoglienza e quelli di permanenza temporanea e assistenza, e 4 strutture ‘aggiuntive’. I dodici sono a Torino (via Brunelleschi, circa 100 posti), Milano (Via Corelli, 200), Bologna (via Mattei, 70), Modena (S.Anna, 50), Roma, (Ponte Galeria, 300 posti in maggioranza per donne), Brindisi (Restinco, 80), Lamezia Terme (Malgrado Tutto, 70), Lecce (San Foca, Regina Pacis, 300), Trapani (50), Agrigento (70), Caltanisetta (70), Lampedusa (190). A questi si aggiungono i quattro atipici: Crotone, ospitato in un ex aeroporto militare, con circa 1400 posti; Bari-Palese e Foggia-Borgo Mezzanone (aree destinate all’inizio alla protezione civile); Ragusa, all’interno di un’ex palestra.


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