Cultura

Immigrazione: presto Ddl in Consiglio dei ministri

Per Giovanardi se ne discuterà settimana prossima

di Paul Ricard

Il governo stringe i tempi sulla nuova legge per l’immigrazione. Il testo, noto come Fini-Bossi, approdera’ la prossima settimana in consiglio dei ministri. L’articolato e’ stato distribuito negli ultimi giorni ai vari ministeri per un primo esame. E il testo, secondo quanto si apprende, evidenzierebbe gia’ una prima importante modifica: il provvedimento sarebbe stato assunto in prima persona da Silvio Berlusconi e viene presentato come ddl della Presidenza del consiglio. L’intenzione di Palazzo Chigi e’ quella di varare la riforma della Turco-Napolitano la prossima settimana. ”Stiamo studiando il testo e i vari emendamenti presentati – ha spiegato il ministro per i rapporti con il Parlamento, Carlo Giovanardi – e se non riusciamo a inserirlo nell’ordine del giorno di venerdi’ propssimo, sicuramente figurera’ in quello della prossima settimana”. Sul ddl, pero’, sarebbe in corso un ‘braccio di ferro’ tra l’ala piu’ severa composta da An e Lega e quella piu’ moderata che fa riferimento al Biancofiore ad alcuni ministri di Forza Italia. Sulla bozza distribuita ai ministri, infatti, sono gia’ arrivati numerosi emendamenti che mirano a renderne meno rigida la disciplina. In particolare il principale oggetto dello ‘scontro’, e’ rappresentato dal reato di permanenza in clandestinita’. ”Quello – ha ribadito il ministro Giovanardi – abbiamo deciso di eliminarlo gia’ a luglio. E non credo proprio che ora potra’ ricomparire”. In realta’ da An e dal ‘Carroccio’ sarebbe in corso proprio il tentativo di recuperare questo tipo di misura anche se in maniera piu’ temperata rispetto alle richieste dei mesi scorsi. Con ogni probabilita’, sempre la prossima settimana, il Premier convochera’ un Consiglio di gabinetto per sciogliere tutti i nodi e dare il definitivo via libera al ddl. Gli altri emendamenti, poi, riguarderebbero la definizione delle quote di ingressi e la regola che lega il permesso di soggiorno al contratto di lavoro. La componente ‘moderata’ dell’esecutivo starebbe esercitando un pressing su Palazzo Chigi per rendere meno automatica la perdita del permesso di soggiorno al termine del contratto di lavoro.


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