Welfare
Immigrazione, nel nord condizioni più favorevoli
E' quanto emerge dal V Rapporto Cnel sugli 'Indici di integrazione degli immigrati in Italia'
di Redazione
Almeno dagli anni Duemila le regioni settentrionali, con particolare rilevanza dell’area Nordorientale, offrono le condizioni piu’ favorevoli per l’integrazione socio-lavorativa degli immigrati. E’ quanto emerge dal V Rapporto Cnel sugli ‘Indici di integrazione degli immigrati in Italia’, realizzato con l’equipe del Dossier statistico immigrazione Caritas/Migrantes e presentato oggi alla stampa. Tra il 2003 e il 2004, in particolare, il Trentino Alto Adige ha scavalcato il Veneto in cima alla graduatoria, tanto a livello regionale quanto a livello provinciale. Nella fascia massima della graduatoria si trovano anche Lombardia, Emilia Romagna, Marche e Friuli Venezia Giulia. Sembra cosi’ affermarsi un ‘modello adriatico’ di integrazione, che dal Friuli Venezia Giulia arriva fino all’alto Abruzzo. La prima provincia del Sud che si incontra in graduatoria e’, infatti, Teramo (37° posto), l’unica tra tutte quelle del Mezzogiorno a vantare un potenziale d’integrazione alto. La fascia ad alto potenziale di integrazione comprende le medesime regioni dell’anno precedente (Valle d’Aosta, Piemonte e Umbria), alle quali si aggiunge anche la Toscana. La fascia media risulta, invece, coperta solo da tre regioni (Abruzzo, Liguria e Lazio, nello stesso ordine del 2003).
Nell’indice di stabilita’ sociale la posizione di testa spetta ancora alle Marche, come nel 2003. Al Nord, secondo il Rapporto Cnel, il piu’ grande potere di attrazione e trattenimento della popolazione immigrata (polarizzazione) continua ad essere esercitato dalle regioni piu’ estese del versante Centrorientale (Lombardia, al 1° posto come l’anno precedente, seguita a notevole distanza da Emilia Romagna e Veneto, entrambe al 2°). I migliori segnali di inserimento sociale e lavorativo si registrano, invece, in contesti territorialmente piu’ circoscritti: Trentino Alto Adige, Friuli Venezia Giulia e Valle d’Aosta. Nell’indice di stabilita’ sociale la posizione di testa spetta ancora alle Marche, come nel 2003. E’, quindi, nel ‘piccolo’ (cioe’ in contesti raccolti anche dal punto di vista amministrativo) che si giocano in gran parte i delicati processi di integrazione sociale, quelli che portano a essere e a sentirsi parte integrante del tessuto in cui si vive e che implicano non solo la possibilita’ di accesso reale e paritario ai servizi, ma anche la partecipazione attiva alla vita del luogo e l’allacciamento di relazioni umane significative nel territorio, basate sull’accettazione e il riconoscimento reciproco.
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