Non profit
Immigrazione, musica nera contro il caporalato
L'Orchestra dei braccianti è un progetto di Terra! Onlus che riunisce musicisti, lavoratori agricoli e migranti per cantare la terra, il lavoro, la libertà e i diritti. Per combattere lo sfruttamento con la musica. Un mix di talenti emergenti e consolidati con la missione di tradurre in arte tematiche dal forte impatto sociale. E nei giorni scorsi il gruppo si è riunita per registrare alcune tracce del suo repertorio musicale
«La vita in Nigeria non è stata facile per me. Ho la pelle bianca, pensavano fossi diverso. Qui vorrei studiare, frequentare una scuola di musica. Per il momento ho lavorato in campagna, alla raccolta dell’uva e dei meloni. Stiamo cercando di sistemare la nostra vita, non è così facile. Ma quando sento la musica mi batte il cuore». Joshua Ojomon è nato in Nigeria nel 1993 e sin da giovanissimo ha iniziato a cantare e a scrivere canzoni, imparando da solo anche a suonare il pianoforte. È nato bianco in un Paese africano dove la maggior parte delle persone hanno la pelle nera.
Gli albini africani, infatti, sono storicamente oggetto di persecuzione, derisione, aggressione verbale e discriminazione sociale e sono considerati dalla famiglia come una punizione divina. Anche per questo, Joshua è dovuto andare via dalla sua terra, con in tasca la voglia di coltivare il suo sogno più grande: quello di fare musica. E’ arrivato in Italia a bordo di un barcone nel 2017, dopo aver vissuto le prigioni della Libia. In Puglia ha lavorato in campagna come bracciante agricolo, partecipando nel foggiano alla raccolta di pomodori, uva, meloni, olive. Ha conosciuto la bruttura dei ghetti, come quello di Borgo Mezzanone, dove spariscono diritti e dignità dei migranti. Ed anche le identità delle persone tendono a scomparire. Ma il suo talento e la sua determinazione lo hanno tirato fuori di lì. Ed oggi sta inseguendo il suo sogno, che nel frattempo sta assumendo forme sempre più concrete ed inclusive.
Musicisti migranti ed italiani
Un sogno che il giovane musicista nigeriano condivide con altri compagni di viaggio. Come Mbaye, del Gambia, Yunus, del Burkina Faso, o Adam, del Senegal, che continua a «credere che attraverso la musica si possa cambiare il mondo». Con loro camminano anche Giulia, Federico, Luca, Marco, Sergio e Iacopo. Condividono fra loro lingue e storie molto diverse, ma ormai sono un’anima sola. Perché hanno dato vita a “L’Orchestra dei Braccianti”, un progetto di Terra! Onlus che riunisce musicisti, lavoratori agricoli e migranti per cantare la terra, il lavoro, la libertà e i diritti. Per combattere il caporalato con la musica. Un mix di talenti emergenti e consolidati con la missione di tradurre in arte tematiche dal forte impatto sociale. Perché “L’Orchestra dei Braccianti” gira per teatri, piazze e festival per suonare, cantare e dare voce agli ultimi. A chi subisce gli impatti sociali e climatici di un sistema iniquo, a chi vive nei ghetti, a chi si batte per i diritti dei lavoratori della terra. La musica è la loro arte ma è anche un atto politico, uno strumento narrativo per fare arrivare dei messaggi importanti, per denunciare lo sfruttamento in agricoltura. Quello stesso sfruttamento che diversi dei componenti dell’Orchestra hanno vissuto sulla loro pelle. E da cui sono usciti fuori attraverso percorsi di formazione e di inserimento lavorativo attivati anche grazie a Terra! Onlus.
In sala di registrazione
Per scuotere maggiormente le coscienze, ricordando a ciascun consumatore che è profondamento legato a chi il cibo lo coltiva davvero e alla terra che lo produce, nei giorni scorsi l’Orchestra si è riunita per registrare alcune tracce del suo repertorio musicale. «Abbiamo registrato le prime tre canzoni che inseriremo nell’album scritte da Joshua, Adam e Mbaye ed arrangiate dall’Orchestra con la direzione artistica di Federico Pascucci. Si tratta di brani che raccontano tre punti di vista diversi di migranti che vivono in Italia» spiega Giulia Anita Bari, violinista e responsabile del progetto “L’Orchestra dei Braccianti”. «C’è chi condivide il pensiero che la vera casa per lui rimane sempre l’Africa e vorrebbe tornarci un giorno. Chi descrive la sua esperienza al ghetto di Borgo Mezzanone e chi racconta non solo la vita nei ghetti ma anche le dinamiche che si sviluppano al loro interno». Con la loro musica l’Orchestra dei Braccianti «vuole denunciare le fragili condizioni di chi lavora in agricoltura e sensibilizzare sui temi dello sfruttamento e della vita dei ghetti. Attraverso l’Orchestra» prosegue Bari «i ragazzi migranti hanno avuto la possibilità di spostarsi dai ghetti, di inserirsi nelle comunità e conoscere nuove opportunità. Come quella della musica. Non è detto, infatti, che se vieni dall’Africa devi per forza raccogliere i pomodori. La contaminazione con musicisti italiani in questo progetto sta permettendo anche a loro di trovare uno spazio di perfezionamento, un luogo di crescita professionale».
Una riflessione importante è anche dedicata all’attenzione che ciascun consumatore dovrebbe avere quando acquista un prodotto: «In Italia l’attenzione verso la qualità del cibo è molto aumentata negli ultimi anni. Ma un cibo per essere davvero biologico deve essere raccolto e lavorato da persone che hanno un regolare contratto, che non sono state sfruttate, i cui diritti sono stati rispettati. Il termine biologico deve avere un senso più ampio». L’Orchestra dei Braccianti non ha una reale sede fisica. E’ sparsa tra Puglia, Lazio e Campania. Il gruppo si ritrova per registrare i brani, per le prove o per i concerti. Il covid e la pandemia hanno rallentano in questi anni le loro esibizioni live, ma sono pronti a rimettersi in cammino. Per saperne di più è possibile visitare il sito dell’Orchestra dei Braccianti.
Foto di Valerio Muscella
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