Cultura

Immigrazione, la Corte dei conti boccia gli sportelli unici

Sono una delle cause della clandestinità di molti stranieri. Secondo l'alta corte occorre rivedere il meccanismo e soprattutto velocizzarlo.

di Redazione

"Non soddisfacente": definisce così l'attività degli sportelli unici sull'immigrazione la corte dei Conti, ipotizzando che una quota di stranieri, vista la lentezza dei procedimenti di regolarizzazione, sia stata indotta a permanere in uno stato di clandestinità. Una presa di posizione che deriva dall'analisi delle attività di gestione dei flussi di immigrazione negli anni 2005 e 2006, documentate in parte dalle amministrazioni soltanto per le attività svolte nell'ultimo anno.

I rilasci dei nullaosta per i permessi di soggiorno, a fine dicembre 2007, hanno riguardato circa il 90% delle domande presentate, spiega la Corte dei conti, e i permessi di soggiorno concessi al 30 settembre 2007 hanno coperto circa un quarto delle istanze totali presentate nel 2006. "I tempi di avvio al lavoro degli stranieri non comunitari (oscillati in media fra i 350 ed i 400 giorni) sono risultati elevati – scrive la Corte dei Conti – e distribuiti in misura pressoché equivalente fra i nullaosta ed i permessi di soggiorno". Il vigente testo unico dell'immigrazione ha legato invece l'incremento della produttività degli stranieri da inserire nel sistema economico al rapido accesso al mercato del lavoro regolare anche per svolgere i cosiddetti "lavori rifiutati".

La legge Bossi-Fini inoltre, mentre ha reso "più complesse le procedure", ha quantificato in 40 giorni il tempo di rilascio dei nullaosta e "non si è espressa sui tempi di concessione dei permessi di soggiorno". "Sulla lentezza del procedimento – prosegue la Corte dei conti – ha influito la revisione organizzativa della funzione, realizzata oltre tre anni dopo l'approvazione della legge di riordino, che ha trasferito dal ministero del Lavoro al ministero dell'Interno le attività di gestione dei flussi". Sono stati così istituiti gli sportelli unici per l'immigrazione, con il ruolo di responsabili "dell'intero procedimento relativo all'assunzione di lavoratori subordinati stranieri", un "ruolo che tali uffici – sottolinea la Corte dei conti – non hanno potuto svolgere".

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