Cultura

Immigrazione: Italia non firma Convenzione Onu su diritti

La Convenzione internazionale per la protezione dei diritti dei lavoratori immigrati adottata 12 anni fa dall'Onu è inapplicabile, perche' a firmarla sono stati finora solo 19 stati

di Paul Ricard

Esiste una Convenzione internazionale per la protezione dei diritti dei lavoratori immigrati e delle loro famiglie adottata da dodici anni dall’Onu ma ancora inapplicabile, perche’ a firmarla sono stati finora solo 19 stati. E fra quanti mancano all’appello vi e’ la maggior parte dei paesi del vecchio mondo, fra cui l’Italia. A sottolinearlo, esponendo cosi’ anche il punto di vista di chi sta ”dall’altra parte” del fenomeno immigrazione, e’ un giovane senatore delle Filippine, Francis Pangilinan, intervenuto alla Conferenza dei giovani parlamentari euroasiatici dell’Asef svoltasi a Venezia. Sui circa 185 milioni di persone coinvolte nelle migrazioni internazionali, le Filippine contano oltre sette milioni di concittadini sparsi nel mondo, tra America, Asia ed Europa, e circa 150 mila sono quelli impiegati regolarmente in Italia. ”Persone istruite, spesso con una laurea conseguita a spese dello Stato nel nostro sistema scolastico pubblico – spiega Panigilinan – anche se in questo caso siete voi, in Italia, a goderne i vantaggi”. E’ questo uno degli effetti della mobilita’ delle persone nel mondo globalizzato, la migrazione dei ”cervelli”: chi ne trae beneficio, se a migrare e’ una persona colta? Il paese che la riceve e magari le offre solo un lavoro dequalificato, o quello di origine se questa trova le condizioni di tornarvi e mettere a frutto un nuovo know how acquisito all’estero? Anche di questo si e’ parlato nella due giorni di studio alla Fondazione Cini. Ma per tornare a Pangilinan, altri aspetti umani e sociali delle migrazioni vengono da lui segnalati. ”L’emigrazione dalle Filippine iniziata negli anni Settanta – spiega – fa spesso separare i coniugi e i genitori dai figli: con il risultato che la famiglia si disgrega, e sono sempre piu’ diffuse tra noi forme di disagio giovanile come la droga, l’alcolismo, la microcriminalita”’. E all’Italia un parlamentare filippino cosa chiede? ”Piu’ opportunita’ per i nostri emigranti – risponde – di tornare anche a proprie spese in patria, di incontrare i propri congiunti”. Ma piu’ in generale servono, per affrontare cause e problemi legati alle migrazioni internazioni – afferma nella sua relazione – accordi bilaterali e multilaterali tra gli stati per affrontare le cause e i problemi legati alla migrazione. E se si parla di cause si parla in primo luogo della poverta’ di molti paesi da cui i flussi migratori provengono. Per questo uno dei temi al centro della Conferenza dell’Asef (Asia-Europe Foundation) e’ stato proprio lo sviluppo economico locale nell’economia globalizzata. Tra le nuove sfide che una nuova politica della migrazione deve saper cogliere – si legge infatti nel documento finale – vi e’ quella di favorire lo sviluppo attraverso la mobilita’ di risorse tecnologiche e imprenditoriali, in modo da portare occasioni di lavoro alla gente e non la gente al lavoro. E in questo, e’ stato ribadito, nell’economia globalizzata proprio il sistema delle piccole e medie imprese puo’ svolgere un ruolo chiave nello sviluppo, benche’ esso sia solo nella fase dello start-up nei paesi asiatici e nonostante la competitizione delle corporazioni multinazionali sia ancora aspra. Una raccomandazione infine ai parlamentari partecipanti e a tutte le classi politiche: occorre definire norme per l’integrazione dei migranti, si legge nel documento finale, per assicurare pace e sviluppo, oltre che proteggere le identita’ nazionali e le tradizioni locali, in una quadro di ”cooperazione internazionale e di reciproca comprensione”.

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