Famiglia
Immigrazione: iniziato il processo al giornalista Gatti
Il cronista del Corriere della Sera quattro anni fa si era finto un clandestino romeno ed era riuscito a entrare nel centro di permanenza temporanea di via Corelli a Milano
Un giornalista del Corriere della Sera, Fabrizio Gatti, 37 anni, e’ comparso stamane in Tribunale a Lodi per rispondere di falsa attestazione di identita’. Gatti, quattro anni fa, aveva escogitato l’espediente di fingersi un clandestino romeno per essere avviato al Centro immigrati di Via Corelli a Milano e raccontare cosi’ la verita’ su quanto avveniva all’interno nei confronti di immigrati clandestini in attesa di rimpatrio anche se, come nel suo caso, non avevano commesso alcun reato.
Il cronista – che per quello scoop ha vinto il Premiolino, uno dei piu’ prestigiosi riconoscimenti del giornalismo italiano – aveva architettato, di concerto con il capo redattore della cronaca di Milano del Corriere, Giangiacomo Schiavi, presente questa mattina come testimone, il piano d’ingresso in via Corelli dove l’accesso era rigorosamente vietato alla stampa poiche’, come ha ribadito in udienza innanzi al giudice monocratico Andrea Pirola, ”era impossibile raccontare la vita nella grande gabbia, cosi’ era chiamato il centro di prima accoglienza agli immigrati in attesa di rimpatrio, senza viverci dentro, per accertare la veridicita’ delle notizie su presunte violenze, diffusione di malattie e violazione dei diritti umani”.
Gatti, il 17 gennaio del 2000, assunte le sembianze di un accattone romeno, con in tasca un pezzo di carta con il nome di fantasia di Roman Ladu, 29 anni, originario di Bucarest, aveva fatto di tutto nel centro di Lodi per essere notato dai passanti questuando nei pressi di un istituto scolastico. Dopo pochi minuti era stato intercettato da un’auto civetta, immobilizzato, portato in Questura e sottoposto a perquisizione corporale dopo aver ricevuto – ha detto – un paio di schiaffoni. Sei ore piu’ tardi era stato rilasciato con il decreto di espulsione al quale avrebbe dovuto ottemperare entro 15 giorni, pena l’ internamento in Via Corelli.
Circostanza che si e’ verificata in quanto si e’ fatto volutamente sorprendere a Monza. Il giornalista, assistito dall’avvocato Caterina Malavenda, ha ribadito al giudice di non aver mai declinato le generalita’ del presunto romeno e di aver fatto finta di non capire, senza l’intervento di un interprete. Nel corso dell’udienza, su richiesta del pubblico ministero Silvana Gargiullo, e’ stata verbalizzata la deposizione dell’ispettore Luca Cristofoletti che aveva proceduto al fermo dell’ immigrato’.
La vera identita’ il giornalista l’avrebbe rivelata solo dopo 24 ore di permanenza in via Corelli, tempo sufficiente per raccontare tutta la verita’ sul Centro, che sarebbe poi stato completamente ristrutturato, ponendo fine alle manifestazioni di protesta e alle interrogazioni in Parlamento e nelle sedi istituzionali lombarde. L’udienza, dopo due ore di interrogatori, e’ stata aggiornata al 7 aprile per l’escussione di altri testi richiesti dalla pubblica accusa.
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