Formazione

Immigrazione: in Austria è polemica per la legge sul diritto d’asilo

Il ministro degli interni austriaco, Strasser, è sotto accusa. La sua proposta di legge è criticata per i suoi contenuti anticostituzionali e in violazione dei diritti dell'uomo

di Paul Ricard

Il ministro degli interni austriaco, Ernst Strasser, è sotto accusa. La sua proposta di legge sul diritto di asilo, che innova in materia, è criticata per i suoi contenuti ritenuti anticostituzionali e in violazione dei diritti dell’uomo. Le accuse non vengono soltanto dai Verdi e dai movimenti più sensibili ai problemi degli immigrati (Caritas, organizzazioni di aiuto, associazioni cattoliche), ma dallo stesso Ufficio affari costituzionali della Cancelleria federale e dal Ministero degli esteri, chiamati ad esprimere un parere, nonché dall’Organizzazione delle Nazioni unite per i diritti umani. Questi i punti più discussi. Innanzitutto la previsione di un elenco di “Stati terzi” considerati “sicuri”: il profugo che chiede asilo politico perché nel suo Paese è un perseguitato, se entra in Austria dopo aver fatto tappa in un altro Paese considerato rispettoso dei diritti umani, vi può essere immediatamente rispedito, senza ulteriori accertamenti. La Cancelleria federale e il Ministero degli esteri ritengono inaccettabile questo automatismo, per il pericolo che si crei una catena di allontanamenti del profugo da un Paese all’altro, fino al Paese di origine. Insomma, secondo i giuristi, ogni caso andrebbe valutato a sé. Altro punto controverso, la cosiddetta “fascia di confine”. Gli stranieri intercettati a meno di 10 chilometri dal confine, verrebbero immediatamente ricacciati nel Paese vicino, senza badare se si tratti di illegali o di persone che chiedono asilo politico. Altre norme contestate riguardano l’impossibilità, nelle procedure di immigrazione, di presentare nuove prove della propria condizione di perseguitati politici, così come la facoltà concessa alle forze di polizia di effettuare perquisizioni personali senza motivazione. Un altro passaggio della legge sotto accusa concerne il “divieto di allontanamento”: i richiedenti asilo politico per 20 giorni non possono muoversi dal primo luogo in cui sono stati fermati dalla polizia, venendosi a trovare così in una condizione quasi di arresto.


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