Welfare
IMMIGRAZIONE. Il tesoretto delle badanti
Un editoriale di Famiglia Cristiana fa i conti in tasca al governo
di Redazione
«Tra un mese, se tutto andrà bene, almeno 300 mila badanti verranno regolarizzate. In termini tecnici si chiama “regolarizzazione contributiva”. Insomma, basta pagare». Un editoriale di Famiglia Cristiana fa quattro conti sul “tesoretto” che entrerà nelle casse dello Stato, versato dalle famiglie.
«Regolarizzare badanti e colf costa una “tassa di emersione” di 500 euro. Poi bisogna formalizzare il rapporto di lavoro con il pagamento di contributi, ferie e tutte le altre voci previste dai contratti di categoria, che si possono trovare presso gli sportelli dell’Inps.
Va tutto bene: ma perché la tassa di 500 euro? Se le badanti irregolari sono 300.000, come sostiene il governo, nelle casse dello stato entrerà un “tesoretto” di 150 milioni di euro, sfilato dalle tasche delle famiglie, già provate dalla crisi. Se, come dicono le Acli, badanti e colf irregolari sono 600.000, il tesoretto sarà ancor più consistente.
Ma perché per avere il permesso di soggiorno si raddoppia la tassa rispetto a quanto è stato stabilito nella legge sulla sicurezza? Ancora una volta, si è fatto leva sulla mancanza di servizi sociali per bambini e anziani, che rendono indispensabile l’arte di arrangiarsi delle famiglie italiane.
Si colpisce il “welfare fai-date”, senza il quale Stato e società rischierebbero il collasso. Finora badanti, baby sitter e colf hanno evitato l’implosione del sistema di assistenza in Italia. È un esercito che lo Stato ha lasciato crescere, caricando sulle spalle delle famiglie ogni onere, nascondendo carichi di lavoro insopportabili e insospettabili.
E adesso lo tassa di 500 euro. Sarebbe stato meglio averlo fatto senza oneri aggiuntivi, in cambio del prezzo del “welfare privato” che le famiglie offrono a uno stato inadempiente. Questo sistema, solo per l’assistenza agli anziani (evitando di farli assistere in casa di cura), ha fatto risparmiare allo Stato, circa sette miliardi di euro. La regolarizzazione conviene, comunque, anche senza i 500 euro».
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