Formazione

Immigrazione: il nuovo rapporto Caritas

Oltre tre milioni i cittadini stranieri regolari presenti in Italia. In aumento anche il loro peso nel mondo del lavoro

di Redazione

Sono poco piu’ di tre milioni i cittadini stranieri regolari presenti nel nostro paese. Per la precisione 3.035.000, pari al 5,2% della popolazione italiana, con un immigrato ogni 19 residenti. Il loro numero ha quasi raggiunto quello degli emigrati italiani nel mondo, pari a 3.150.000, e il nostro paese si colloca a livello di Spagna, Francia, Gran Bretagna, staccato nettamente solo dalla Germania. A tracciare la mappa del fenomeno immigrazione nel nostro Paese e’ il XVI Dossier Statistico Caritas-Migrantes, presentato oggi a Roma, da cui emerge come in Italia sia rilevante anche la diversificazione delle provenienze, che includono tutti i paesi del mondo, seppur in misura differenziata: Ogni 10 presenze straniere, 5 sono europee 2 africane, 2 asiatiche e una americana. E’ un nuovo mondo entrato in casa nostra, comunitario solo nella misura del 10%. Alla cifra complessiva del numero degli immigrati regolari in Italia, spiega il Dossier, si perviene tenendo conto dei dati registrati dal Ministero dell’Interno, del numero dei minori e di una quota di permessi di soggiorno in corso di rinnovo. Sul fronte lavoro, secondo le previsioni Eurostat/Istat, i giovani lavoratori italiani (15-44 anni) diminuiranno di 1.350.000 unita’ nel 2010 e di 3.209.000 unita’ nel 2020, mentre quelli piu’ anziani (45-64 anni) aumenteranno di 910.000 unita’ nel 2010 e di 1.573.000 unita’ nel 2020. Questo andamento, secondo il Dossier Statistico Immigrazione 2006 spiega perche’ i lavoratori immigrati stanno esercitando un peso crescente sul mercato lavorativo: uno ogni 10 occupati e’ nato in un paese extracomunitario (1.763.952 su 17.204.416 secondo la banca dati Inail). Gli immigrati incidono per un sesto sul totale delle assunzioni annuali (727.582 su 4.559.965 complessive nel 2005) e cio’ attesta anche l’estrema mobilita’ di questi lavoratori, dei quali circa la meta’ deve rinnovare annualmente il contratto di lavoro (tra gli italiani ”solo” 1 su 4). Il Dossier registra che nel 2005 sono stati assunti per la prima volta nel mercato occupazionale italiano 173.000 nuovi lavoratori immigrati: si tratta per lo piu’ di persone venute dall’estero e, in parte, anche di familiari gia’ residenti in Italia (coniugi e minori) che si sono inseriti. Le assunzioni nel 2005 sono avvenute per l’11,6% in agricoltura, per il 25,6% nell’industria e per la restante quota nei servizi. I settori prevalenti sono le attivita’ immobiliari/pulizie (15,5%), gli alberghi e i ristoranti (12,9%), le costruzioni (12,5%), l’agricoltura e la pesca (11,6%) e il commercio al dettaglio e all’ingrosso (5,9%). Come attestato dal Censimento, gli immigrati hanno un soddisfacente livello di istruzione comparativamente piu’ alto rispetto agli italiani. Quelli che non hanno avuto sufficienti opportunita’ formative, cercano di recuperare e sono 120.000 gli adulti iscritti ai corsi di educazione per adulti (un quarto del totale degli iscritti). Sono 130.969 i cittadini stranieri titolari di azienda, con un aumento del 38% rispetto al 30 giugno 2005: tra questi i nati all’estero sono molto piu’ numerosi, mentre gli altri sono i figli di emigrati italiani rimpatriati). Gli imprenditori immigrati sono concentrati nei settori dell’edilizia e del commercio e sono caratterizzati dal crescente coinvolgimento delle donne. L’incidenza del lavoro autonomo sul totale dei permessi e’ piu’ alta in alcuni contesti territoriali (Nuoro 25,2% e Sardegna 20,2%, Calabria 12,7%, Firenze 13,1% e Prato 12,0%, Toscana 9,8%) e per alcuni gruppi nazionali (Senegal 19,2%, Egitto 11,9%, Algeria 10,5%, India 7%). Gli immigrati, cosi’ come avviene in tutta Europa, anche in Italia guadagnano di meno, come risulta dalla banca dati dell’INPS: le loro retribuzioni sono mediamente pari alla meta’ di quelle degli italiani, anche a causa del loro impiego discontinuo. Notevoli le differenze anche in considerazione del sesso, del luogo e del settore di lavoro. Non basta, quindi, la regolarita’ a salvare dal bisogno, ma ben peggiore e’ la situazione nel caso degli irregolari. La partecipazione sindacale continua a essere molto elevata: sono 526.320 gli immigrati iscritti rispetto al totale di 5.776.269 lavoratori sindacalizzati. Viene cosi’ espressa la necessita’ di essere meglio tutelati sul piano del riconoscimento della professionalita’, i diritti contrattuali e la prevenzione (si verifica un infortunio ogni 16 immigrati)


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