Cultura
Immigrazione, Ddl sotto accusa
La Comunità di SantEgidio condanna la bozza Bossi-Fini sul tavolo del governo
di Redazione
Il contestato disegno di legge sull?immigrazione, che porta le firme del ministro delle Riforme istituzionali, Umberto Bossi, e del vicepresidente del Consiglio, Gianfranco Fini, arriva sul tavolo del Consiglio dei ministri. Anche se il governo preme l?acceleratore e promette di approvare il provvedimento già nella prossima riunione, sembra che sul testo esistano ancora molti nodi da sciogliere, come la questione del reato di ?presenza clandestina sul territorio?, che l?ala moderata del Polo trova improponibile.
Su questo – e su altri punti caldi del ddl Bossi-Fini ? la Comunità di Sant?Egidio ha pubblicato un interessante rapporto, in cui sottolinea tutti gli elementi di contraddizione e offre spunti di riflessione sul problema dell?integrazione degli immigrati. L?organizzazione esprime «preoccupazione per la criminalizzazione di un atto – quello di immigrazione irregolare e /o clandestina – che spesso è determinato da motivi di estrema gravità, quali la provenienza da paesi percorsi da conflitti etnici, ovvero da aree povere». E ricorda che la Convenzione di Palermo contro il crimine organizzato, firmata dall?Italia e da altri 118 paesi nel 2000, esclude esplicitamente la possibilità di considerare reato l?immigrazione clandestina. Ancora, riguardo alla proposta di vincolare la permanenza degli stranieri in Italia ad un contratto di lavoro, ed esclusivamente per il periodo della sua durata, si sottolinea che, con l?evoluzione del mercato del lavoro, spesso né i lavoratori italiani né quelli stranieri sono beneficiari di un rapporto di lavoro a tempo indeterminato. «Almeno 150mila persone, presenti in Italia da almeno cinque anni», spiega il dossier, «perdendo il lavoro o lavorando in nero diventerebbero, secondo le norme in vigore, irregolari, perché non possono rinnovare il permesso di soggiorno, ed erroneamente considerati clandestini». E che dire del congestionamento delle questure, provocato dalla necessità di rilasciare frequentemente i rinnovi del permesso di soggiorno agli stranieri che hanno ottenuto un rinnovo del contratto? Riguardo alle restrizioni sul ricongiungimento familiare, poi, Sant?Egidio prosegue: «La proposta non tiene conto del diritto della persona a vivere con la propria famiglia. È ben difficile giustificare il divieto di ricongiungimento dei genitori a carico, i quali, al pari dei figli, sono parenti di primo grado del lavoratore residente in Italia. Anche nel caso di parenti inabili al lavoro è evidente che il ricongiungimento costituisce una necessità vitale e si colloca perfettamente nelle logiche del diritto umanitario».
Info: www.santegidio.org
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