Volontariato

Immigrazione. D’Amato chiede “grande rigore”

Dopo le critiche dei giovani industriali alla Bossi-Fini, il presidente di Confindustria rimette le cose a posto, bacchetta i suoi giovani e sposa la linea dura del Governo

di Ettore Colombo

I “giovani industriali” avevano criticato la legge “Bossi-Fini”, chiesto l’estensione della sanatoria anche ai lavoratori stranieri che non possono essere ricondotti nella categoria dei “badanti”, proposto il voto amministrativo per gli extracomunitari che vivono regolarmente in Italia. Il presidente della Confidustria Antonio D’Amato spiega che: ”Non ci si può aprire all’immigrazione come se fosse il nostro Viagra sociale che ci farà tornare giovani”. Il presidente di Confindustria ha chiuso la due giorni che il Gruppo giovani ha voluto dedicare all’immigrazione proprio nel momento in cui la maggioranza si divideva e si ricomponeva discutendo la “Bossi-Fini”. Antonio D’Amato che in mattinata aveva criticato la riforma federale dell’Ulivo giudicandola “frettolosa” e rea, tra l’altro, di essere all’origine dello sfondamento della spesa sanitaria regionale e aveva chiesto l’avvio della discussione sulla previdenza, spiega la linea dura degli industriali sull’immigrazione senza nominare mai la discussione parlamentare. Sposa la scuola di pensiero favorevole a estendere erga omnes la rilevazione delle impronte digitali, rilanciata ieri dal presidente della Camera Casini (“impronte sì, ma per tutti i cittadini”). E poi spiega: all’immigrazione ci si apre ”perché vogliamo essere una società aperta e garantire una vera integrazione sociale ed economica”. Una strada questa, però, che potrà essere battuta per D’Amato, ”solo se si saprà mettere in campo una politica di grande rigore nel controllo dell’immigrazione clandestina che rappresenta la piaga del nostro Paese”. Perché l’alternativa, il ”buonismo all’italiana, non porta da nessuna parte. ”ll buonismo all’italiana – dice – permette solo di alimentare la clandestinità che a sua volta alimenta illegalità e sommerso che vanno combattuti”. La ricetta di Confindustria poggia su tre punti : creare sviluppo nei paesi di origine dell’immigrazione per alleggerire la pressione ai confini, rigore nel gestire i flussi migratori e integrazione per chi entra e offre il proprio lavoro. E in questo contesto di sviluppo dei paesi poveri D’Amato spiega che: ”tra Tobin Tax e De-Tax non c’è dubbio. Dobbiamo andare sicuramente nella direzione di favorire una inversione di tendenza. La detax perciò è la politica giusta”. Così come è giusto per D’Amato dedicare ai Paesi in via di sviluppo almeno l’1% del Pil, come proposto dal premier Silvio Berlusconi. Non ci sono divergenze, dunque, con l’esecutivo mentre il ministro dell”Economia Giulio Tremonti, che aveva preceduto di qualche istante il presidente degli industriali, aveva invitato a a non affidarsi troppo al lavoro degli stranieri per rinvigorire le nostre finanze (“gli extracomunitari non possono risolvere il problema delle nostre pensioni”).


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