Volontariato

Immigrazione: da venerdì si cambia?

Al convegno “L’integrazione possibile” il ministro Ferrero annuncia: "Al 90% venerdì il ddl in Consiglio dei ministri". La cronaca del Convegno

di Elisa Cozzarini

Teatro Capranica, Roma, 11 aprile 2007
«Abbiamo organizzato questo convegno per riflettere già da ora su cosa dovremo fare dopo la riforma della Bossi Fini. Come lavorare per l?integrazione». Cristina De Luca introduce così il convegno ?L?integrazione possibile? organizzato dal ministero della Solidarietà sociale a conclusione del Viaggio nell?Italia dell?immigrazione. Per Paolo Ferrero, una volta presentato il ddl, si sarà a un terzo del lavoro nella costruzione di una nuova Italia multiculturale. La legge è solo la precondizione.

Il vicepresidente della Commissione europea Franco Frattini è d?accordo con la De Luca: il fenomeno non deve più essere trattato come un?emergenza, ma dev?essere oggetto di una politica di medio e lungo termine. L?Ue deve lavorare su tre fronti: il contrasto agli ingressi illegali, l?integrazione di chi è regolare e l?elaborazione di un sistema per attirare manodopera non comunitaria per vie legali e combattere il lavoro nero.
Secondo proiezioni Ue, prosegue Frattini, nel 2050 la forza lavoro comunitaria, cioè la popolazione europea tra i 15 e i 64 anni diminuirà di 52 milioni. Ci sarà un declino del 24% dei lavoratori tra i 15 e 24 anni e del 15% tra i 25 e 39 anni. Un terzo degli europei avrà più di 65 anni. Sarà la manodopera immigrata a permettere il mantenimento dell?attuale livello occupazionale.

In questo convegno si parla di integrazione, quindi Frattini non si sofferma sui punti del ddl Amato Ferrero su cui ha già sollevato perplessità. Fa cenno però ad alcune esperienze pilota per sviluppare canali regolari di offerta di lavoro. Ad esempio, lo sviluppo di accordi quadro con i Paesi d?origine, soprattutto dell?Africa subsahariana, sul fronte della formazione professionale e linguistica e della promozione di meccanismi di accompagnamento, come informazioni sul mercato del lavoro. Per ora si parla solo di lavoratori temporanei. Secondo Frattini l?arrivo dei lavoratori dev?essere calcolato in base alle richieste delle associazioni imprenditoriali ed enti locali.
Un progetto pilota che ha dimostrato di funzionare è iniziato nel gennaio 2006 nella regione di Huelva, in Spagna. Qui ogni sei mesi è programmato l?arrivo di mille lavoratori agricoli stagionali. Siamo già al terzo turno. Alcuni del primo turno hanno preferito non tornare in Spagna e investire invece il ricavo della stagione in Marocco, il Paese d?origine.

Sull?integrazione Frattini ritiene che servano linee guida europee, anche se la risposta dev?essere diversificata in base alle esigenze del territorio. Per superare la visione emergenziale serve un approccio positivo, che non si limiti a pensare a come prevenire l?illegalità. Cioè che metta assieme immigrazione e integrazione e non dica: prima si ferma la gente, poi si vedrà. I tre punti chiave sono l?educazione linguistica e civica, le politiche abitative per la prevenzione dei ghetti e le politiche del lavoro. Serve una forte volontà politica, ma ci vogliono anche le risorse necessarie: per questo oggi esiste un fondo Ue per l?integrazione.
Inoltre il Forum europeo permanente sull?integrazione serve a favorire lo scambio di buone pratiche a livello europeo. Quest?anno sarà a Milano in ottobre. E a maggio a Potsdam Frattini presenterà un manuale pratico sull?integrazione, per far conoscere quello che funziona e che non funziona.
Discutiamo di un nuovo modello, dopo l?insuccesso di quello inglese e francese. Per Frattini il punto è trovare il limite tra il rispetto assoluto della tradizione e religione altrui e il terreno comune inviolabile di diritti. Parallelamente, dobbiamo contrastare razzismo e xenofobia, su cui l?Ue sta per passare una decisione quadro.

Il convegno prosegue con tre tavoli di lavoro. Il primo è sulle politiche abitative, periferie e ghetti urbani. Interviene tra gli altri Giuseppe Roma, direttore del Censis. Sottolinea che la domanda di alloggi è circa 1,1 milioni ed è sempre più urgente trovare una risposta alla domanda crescente di affitti a tasso agevolato. Per Ferrero quello della casa è un punto fondamentale per l?integrazione.

Il secondo tavolo di lavoro è sulle seconde generazioni. Sarebbero più di 300mila i nati stranieri in Italia. Lo afferma Maria Pia Sorvillo dell?Istat. Maurizio Ambrosini, professore di Sociologia all?Università di Milano, ritiene che gli adulti in Italia si interroghino sui giovani perché hanno paura che non riproducano i valori tradizionali. Fino a costruire ?i mostri?, come nel caso delle baby gang genovesi. È d?accordo Mohamed Tailmoun, dell?associazione g2, di ragazzi di seconda generazione in Italia. Fabio Sturani, sindaco di Ancona e vicepresidente dell?Anci, sottolinea la necessità di sostenere i Comuni per l?accoglienza minori stranieri non accompagnati. L?ultima ricerca è del 2003: erano 7mila i minori e la spesa per accoglienza è stata tra i 220 e i 270 milioni di euro, tutta a carico dei Comuni. Il Comune di Ancona spende di più per l?accoglienza dei minori stranieri non accompagnati che per l?assistenza agli anziani.

L?ultimo tavolo di lavoro è sul multiculturalismo. Giovanni Valtolina, della Fondazione Ismu, ricorda che a metà degli anni Novanta l?Italia fu battezzata dai ricercatori stranieri come ?La penisola della paura?. Il 70 per cento degli italiani diceva di avere paura della presenza di stranieri, considerando l?immigrazione un problema di ordine pubblico. Oggi lo dice il 33-35 per cento.

Manca però un dato: come gli immigrati vedono se stessi sul territorio. Non ci sono ricerche su questo. Forse si spiega così, secondo Valtolina, il fatto che nel Nordest gli immigrati risultino più integrati, mentre sembra che la gente abbia notevoli resistenze nei loro confronti. Cioè, forse la domanda non è stata fatta ai diretti interessati?

In conclusione Ferrero sottolinea che, arrivando per ultima, l?Italia parte da alcuni vantaggi. Primo, può sfruttare gli errori degli altri. Secondo, siamo in fase post-fordista e quindi non c?è concentrazione di lavoratori in un solo posto e non si sono create le banlieue. In due parole, l?immigrazione è distribuita sul territorio perché non c?è la Fiat. Terzo, la diversità delle provenienze che caratterizza l?immigrazione in Italia è dinamicizzante.
Gli immigrati sono forza di lavoro e noi abbiamo solo da guadagnarne. Un ragazzo di 20 anni cresciuto in Italia costa allo stato circa 150mila euro, per cure mediche, scuola, etc. Grazie agli immigrati risparmiamo 300 miliardi di euro perché ci arriva forza lavoro senza dover sostenere le spese di riproduzione.
Da ciò che emerge dai media sembra invece che ci costino. L?immigrato è un diseredato che fugge dalla miseria, il simbolo è Lampedusa. C?è una rimozione da parte della società italiana del bisogno che abbiamo dello straniero. Continuiamo a pensarlo come un elemento di disturbo.
Invece bisogna comprendere che le risorse che spendiamo sono prodotte dagli immigrati. I diritti sociali, conquistati dalle lotte operaie e sindacali devono essere estesi a tutti. A parità di lavoro, dev?esserci parità di salario e diritti. In questo la casa è un punto decisivo. E poi servono diritti civili e garanzie di libertà religiosa.

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SOMMARIO
di Viaggio nell’Italia dell’immigrazione
a cura di Elisa Cozzarini
Interventi di Cristina De Luca e Paolo Ferrero

Nota di edizione
di Riccardo Bonacina pag. 5
Quel che resta di un viaggio
di Cristina De Luca pag. 7
Non solo nuova legge, ma un’altra idea di società
di Paolo Ferrero pag. 11
Umbria
Il racconto: Insieme per una casa.Ecco il quartiere della convivenzapag. 21
Dalla storia di questa terra i frutti di una buona integrazione
di Maria Rita Lorenzetti pag. 27
Lazio
Il racconto: Scendono in campo le seconde generazionipag. 29
L’integrazione sia fondata sui diritti e sui doveri
di Piero Marrazzo pag. 35
Toscana
Il racconto: Dalle Consulte al voto per avere più dirittipag. 39
Per una cittadinanza attiva ed effettiva
di Claudio Martini pag. 44
Campania
Il racconto: Lavoratori invisibili tra caporali e volontariatopag. 47
Il nostro compito: assicurare una convivenza paritaria e solidale
di Antonio Bassolino pag. 52
Abruzzo
Il racconto: La tratta di migranti non risparmia le vallipag. 55
La nostra terra d’emigrati sarà d’esempio. A partire dallo Statuto
di Ottaviano Del Turco pag. 60
Liguria
Il racconto: Le bandas di latinos diventano associazionipag. 63
Una nuova legge per uscire dall’emergenza
di Claudio Burlando pag. 68
Emilia Romagna
Il racconto: Se informare fa davvero rima con ascoltarepag. 71
Sempre meno ospiti, sempre più cittadini
di Vasco Errani pag. 76
Puglia
Il racconto: Il dramma dei rifugiati visti da vicinopag. 79
In network nel Mediterraneo per creare lavoro vero
di Nichi Vendola pag. 85
Piemonte
Il racconto: Da extracomunitari a neocomunitari. Che cambia?pag. 89
Consulta, il luogo dove si coniugano diritti e doveri
di Mercedes Bresso pag. 94
Friuli Venezia Giulia
Il racconto: La scuola dalle mille linguepag. 97
Una nuova legge e sportelli unici per l’immigrazione
di Riccardo Illy pag. 103
Trentino-Alto Adige
Il racconto: Trento e Bolzano, l’Università meticciapag. 107
Trento: Un Centro informativo contro la burocrazia
di Lorenzo Dellai pag. 112
Bolzano: Un Coordinamento per combattere il razzismo
di Luis Durnwalder pag. 113
Lombardia
Il racconto: I centomila operai e i trentamila imprenditoripag. 117
Incontro e confronto tra identità per guardare al futuro
di Gian Carlo Abelli pag. 122
Sardegna
Il racconto: Rom e Sinti alle prese con la legge Tizianapag. 125
Grazie agli immigrati salveremo il nostro saldo demografico
di Renato Sorupag. 132
Marche
Il racconto: Il welfare nascosto delle badanti immigratepag. 135
Migranti, un’occasione di crescita per la comunità regionale
di Gian Mario Spacca pag. 138
Sicilia
Il racconto: L’isola ponte verso Africa e Medio Orientepag. 141
Un modello Mediterraneo di integrazione
di Salvatore Cuffaro pag. 146
L’immigrazione in Italia numero per numero pag. 149
Tabelle: il riepilogo nazionale pag. 154
Le principali Associazioni pag. 157

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