Politica
Immigrazione, avanti anche senza Bossi
Intervista a Fabio Granata, delfino del presidente della Camera
«Sulla cittadinanza non c’è accordo sui tempi. Ma per chi è nato qui da genitori stranieri non c’è ragione di indugiare. Il Pdl è d’accordo. E l’opposizione anche. Non possiamo essere succubi della Lega»
Finiano doc quanto siciliano doc, l’onorevole Fabio Granata, vicepresidente della commissione Antimafia, è una delle migliori e più lucide teste pensanti dell’area politico-culturale (guai a chiamarla corrente) che fa capo al presidente della Camera, Gianfranco Fini.
Non intende, né lui né gli altri finiani (una cinquantina, tra Camera e Senato) uscire dal Pdl, così dice. Almeno per ora.
Vita: Onorevole Granata, allora è fatta. L’area dei finiani è nata.
Fabio Granata: È nata una componente politico-culturale omogenea che non cerca rotture precostituite ma che pensa che tutti i temi critici posti da Gianfranco Fini in direzione nazionale, siano degni di essere discussi e approfonditi, dentro il Pdl, alla ricerca di una posizione comune che non si appiattisca sulle posizioni della Lega. Vogliamo essere un fattore di arricchimento per il Pdl, non di sabotaggio.
Vita: Quali i temi principali su cui farete sentire la vostra voce?
Granata: Sui grandi temi come federalismo fiscale e giustizia vogliamo dare il nostro contributo sui contenuti. Sul federalismo fiscale siamo alla “copertina” del libro, per ora: c’è solo il titolo. Il federalismo lo sosteniamo, ma deve trasformarsi in uno strumento di integrazione. I decreti attuativi del federalismo devono tener conto dell’interesse nazionale e della coesione sociale del Paese. Lo sviluppo del Sud deve andare di pari passo al federalismo e deve servire ad abbattere le diseguaglianze, contro ogni logica assistenzialista e parassitaria. Per quanto riguarda la giustizia, c’è sia una questione di linguaggio che di contenuto. Quella di linguaggio riguarda il fatto che il Pdl non può caratterizzarsi come un partito che fa la guerra ai magistrati ma deve chiarire meglio il suo ruolo di partito che fa fino in fondo una battaglia per la legalità e la trasparenza della politica. Per quanto riguarda il contenuto, vogliamo una riforma della giustizia percepita da tutti come garantista.
Vita: A che punto siamo con la proposta di legge Granata-Sarubbi sulla cittadinanza?
Granata: Con quella proposta di legge bipartisan (dovrebbe iniziare a essere discussa dalla Camera a maggio, ndr) siamo stati i primi a parlare della necessità di fornire tempi certi agli immigrati regolari per acquisire la cittadinanza italiana non attraverso un sistema concessorio ma attraverso il superamento di un esame che testimoni la volontà “politica” di diventare cittadini, volontà supportata da un vero e proprio esame che dimostri la conoscenza della lingua italiana e dell’identità culturale nazionale. Più un giuramento da sostenere sui principi della Costituzione repubblicana. Il problema che abbiamo incontrato è sui tempi: l’esame per la cittadinanza va concesso dopo 5 anni, 10 anni o un tempo intermedio? Su questo stiamo discutendo, ma sul principio siamo d’accordo in modo bipartisan. E per Vita do un’anticipazione che riguarda i bambini nati in Italia da genitori immigrati ma regolarmente residenti nel nostro Paese. Loro devono poter essere cittadini italiani subito, dalla nascita, al massimo entro il completamento di un ciclo di studi. Il nostro obiettivo è creare dei nuovi e consapevoli cittadini, non degli apolidi, come chiede anche la Chiesa cattolica. Bene, a questo riguardo, ferma restando l’ostilità della Lega, cui il Pdl non deve essere e non sarà succube, sono certo che troveremo una forma di mediazione alta e sono ottimista. Ne ho parlato con Cicchitto (capogruppo alla Camera del Pdl, ndr) e sono sicuro che troveremo presto una soluzione positiva.
Vita: I rapporti tra Fini e il mondo cattolico sembrano un po’ tiepidi…
Granata: Fini ha partecipato a un importante seminario delle Acli a Orvieto, mesi fa, benissimo accolto. Lui è un laico ed ha una concezione della politica legata all’antico motto «Date a Cesare quel che è di Cesare e a Dio quel che è di Dio» e crede alla difesa di alcuni valori fondamentali. Nella nostra area, però, molti, direi la maggioranza, a partire da me, sono cattolici convinti. Certo è che è curioso che la Lega e una parte del Pdl stiano molto attenti ai dettami della Chiesa in fatto di etica individuale, ma molto disattenti alle grandi questioni epocali (integrazione, immigrazione, politica estera) che la Chiesa pone. Fini sta per andare in Israele: ribadirà che i palestinesi hanno diritto a una patria. Sul testamento biologico, inoltre, ognuno ha e manterrà la sua libertà di coscienza, anche tra i finiani. Io, per dire, ho presentato un emendamento che media tra diritto alla vita e accanimento terapeutico. Infine, le do per certo che stiamo stringendo forti legami con mondo del non profit e il terzo settore. In Sicilia io lavoro a stretto contatto con l’associazionismo, ma lo faremo presto anche da altre parti.
17 centesimi al giorno sono troppi?
Poco più di un euro a settimana, un caffè al bar o forse meno. 60 euro l’anno per tutti i contenuti di VITA, gli articoli online senza pubblicità, i magazine, le newsletter, i podcast, le infografiche e i libri digitali. Ma soprattutto per aiutarci a raccontare il sociale con sempre maggiore forza e incisività.