Famiglia

Immigrazione: anche gli italiani partono

A verificare l'incremento dell'immigrazione interna e' stato un team di ricercatori del Cnr

di Gabriella Meroni

Il fenomeno dell’immigrazione non tocca solo stranieri ed extracomunitari. A fare le valigie ed a lasciare la propria terra madre sono anche tanti italiani del Sud del nostro Paese. Concittadini che, come nel secolo scorso, tornano ora ad andare via dalle proprie case per scegliere una vita diversa. A verificare l’incremento dell’immigrazione interna e’ stato un team di ricercatori dell’Istituto di ricerche sulla popolazione e le politiche sociali (Irpps) del Cnr di Roma che ha verificato la ripresa in Italia del fenomeno dell’immigrazione interna. Un fenomeno, dicono gli studiosi, che influenza non meno la realta’ demografica ed economica del nostro Paese dell’immigrazione esterna. ”Abbiamo verificato che dal Mezzogiorno si emigra di nuovo verso le regioni del Nord” dice Enrico Pugliese, direttore dell’Irpps-Cnr e autore dello studio ‘L’Italia tra migrazioni internazionali e migrazioni interne’. ”A partire dagli anni ’90, i trasferimenti di residenza dal Sud Italia al Centro-Nord sono cresciuti con regolarita’, -continua Pugliese- provocando un decremento della popolazione, fino al 5%, in tutte le regioni meridionali a eccezione della Puglia. E la prevalenza assoluta di giovani, in buona parte donne a scolarizzazione elevata, crea la differenza tra il fenomeno migratorio attuale e quello delle generazioni precedenti”. Altra novita’ emersa dalle indagini Irpps-Cnr e’ che questi giovani scolarizzati emigrano di frequente, anche nel corso dei loro studi, magari per partecipare a un master, nella speranza di un piu’ facile inserimento nel mondo del lavoro, che al Sud resta comunque molto difficile. ”L’Italia -prosegue Pugliese- continua a vivere la contraddizione rappresentata dal concentrarsi della domanda di lavoro, anche industriale, in alcune aree del Nord e la disponibilita’ di offerta di lavoro nel Mezzogiorno, dove la disoccupazione e’ stabilmente assestata da anni a livelli largamente superiori al 15%, livelli doppi rispetto alla media europea”. ”Tuttavia -spiega lo studioso del Cnr- molti di questi giovani finiscono per essere precariamente impiegati in attivita’ di basso livello e con redditi insufficienti per vivere dignitosamente, anche in considerazione dell’elevato costo della vita, in particolare degli alloggi”. Tale condizione di precarieta’ e’ accettabile per alcuni di loro solo grazie al sostegno familiare. Cosi’, ”mentre storicamente erano gli emigranti, giovani o meno giovani, che inviavano denaro alle famiglie di appartenenza, ora invece sono sempre piu’ le famiglie di appartenenza che sostengono i giovani nella loro esperienza migratoria” sottolinea ancora Pugliese che conclude: ”Come per l’immigrazione straniera, anche per l’immigrazione interna appare indispensabile la messa in atto di politiche sociali e abitative piu’ efficaci”.


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