Non profit

IMMIGRAZIONE. Acli, le colf a congresso

L'associazione che tutela collaboratrici e collaboratori familiari si riunisce a Roma dal 22 al 24 maggio per la XVIII Assemblea nazionale. Voce ai disagi dei migranti all'arrivo in Italia

di Redazione

Ero clandestina, avevo il terrore di essere fermata dalla polizia. Volevo solo un lavoro onesto e una vita da vivere. Ho sofferto tantissimo». «Tutta la mia fatica per le prime due settimana bevevo solo acqua e zucchero». «I miei primi anni sono stati difficilissimi». «Sarà bello quando la gente non dovrà andare più all’estero. Lavorare e vivere con la propria famiglie nel paese di origine. Un’utopia».

Sono le voci, le testimonianze delle lavoratrici immigrate provenienti da vari Paesi del mondo. Sono state scelte dalle Acli Colf, l’associazione professionale delle Acli che organizza le collaboratrici e i collaboratori familiari, per aprire le loro ‘tesi’, il documento preparatorio della XVIII Assemblea nazionale che si terrà a Roma dal 22 al 24 maggio, e avrà per tema l’impegno Per un nuovo welfare della cura oltre il fai da te. Un fai da te che vuol dire spesso clandestinità e lavoro sommerso.

Una colf su quattro, segnalava la ricerca dell’Iref del 2007, è priva dei documenti di soggiorno. Più della metà delle colf straniere (57%) svolge il proprio lavoro in nero, completamente o almeno in parte. Considerando i soli collaboratori ‘regolari’, oltre la metà (55%) denuncia delle irregolarità nei versamenti previdenziali: nel 24% dei casi non viene versato alcun contributo; mentre al 31% degli intervistati vengono versati solo parzialmente Al lavoro nero si sovrappone dunque il lavoro ‘grigio’, cioè la tendenza a denunciare meno ore di quelle lavorate. Ma è interessante notare che 6 volte su 10 (61%) questa opzione è il frutto di una scelta concordata dalle due parti in causa, datori di lavoro e collaboratrici familiari.

«Senza ombra di dubbio», dice Pina Brustolin, responsabile nazionale delle Acli Colf, «le collaboratrici e le assistenti familiari immigrate sono oggi le indiscusse protagoniste di una porzione di welfare che troppo spesso le istituzioni fingono di non vedere o considerano marginale e subalterno, ma che nei fatti tende ad essere una sorta di economia sommersa e silenziosa, ma essenziale e preziosa per le famiglie italiane e pertutto il Paese».

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