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Immigrati, vade retro
L'Italia inaugura la strategia del respingimento: clandestini rempatriati prima di entrare nelle cque territoriali. Critiche di Onu e chiesa
L’Italia ha respinto tre carrette del mare con a bordo 227 persone che sono state soccorse in acque maltesi da motovedette italiane e quindi rinviate in Libia. Per Maroni «una svolta storica», per Onu un atto preoccupante. Critiche anche dalla Chiesa.
- Oggi la rassegna stampa si occupa anche di:
- ABRUZZO
- SOCIAL CARD
- EDITORIA
- AMBIENTE
- OCCUPAZIONE
- PAPA
“Lite con l’Onu sugli immigrati – E la lega: sul metrò carrozze riservate ai milanesi”. Questa l’apertura del CORRIERE DELLA SERA di oggi. Il respingimento dei barconi carichi di migranti verso i porti di partenza prima che entrino nelle acque territoriali italiane (politica inaugurata ieri dall’Italia) è stato accolto dall’Onu con «grave preoccupazione« per usare le parole dell’alto commissario Onu per i rifugiati Antonio Guterres. Secondo il ministro Maroni invece si tratta di una «svolta storica». Al tema il CORRIERE dedica le pag 2 e 3. La prima appaltata al caso libico, la secondo alla sparata del segretario milanese della Lega Matteo Salvini: «Metrò, vagoni per i milanesi». Ancora Guterres: rivolgo «un appello alle autorità italiane e maltesi affinchè continuino ad assicurare alle persone salvate in mare e bisognose di protezione internazionale pieno accesso al territorio e alla procedura di asilo nella Ue» e in una nota aggiunge: «profondo rammarico per la mancanza di trasparenza che ha caratterizzato lo svolgersi di questo episodio». Posizione – nota via Solferino – in linea con la Cei con il direttore dell’ufficio Migranti don Giandomenico Gnesotto che chiede di «verificare l’affettivo trattamento di chi viene mandato in Libia». I dati dell’Onu: il 75% dei migranti via mare chiede l’asilo e il 50% di loro ottiene la protezione.
Venendo al caso milanese si registrano reazioni imbarazzate nel centrodestra. Cicchitto e la Moratti cercano di minimizzare: è stata solo una battute. Più preoccupato il ministro La Russa: “«Ci mettono in difficoltà per quattro voti”». E Poi: «A differenza di Salvini io sto studiando una soluzione percorribile: un paio di vagoni per ogni corsa, dove, nelle ore più a rischio, sono presenti agenti con poteri di polizia giudiziale che possono controllare i passeggeri».
Il tema occupa l’apertura di LA REPUBBLICA: “Clandestini in Libia, critiche Onu”, dice il titolo. L’occhiello rilancia la proposta della Lega di Milano: posti riservati ai lombardi sul metrò. Una proposta commentata, sempre in prima pagina, da Gad Lerner: “Da Lampedusa all’apartheid”. Ma andiamo con ordine: a pagina 2-3 il resoconto del respingimento in Libia dei 227 migranti raccolti mercoledì. “Maroni esulta: «Un trionfo riportarli in Libia»”, titola LA REPUBBLICA. L’enfasi è dovuta alla “prima volta”: per la prima volta i migranti irregolari non sono stati “rimpatriati”, ma “respinti”. In Italia cioè non ci hanno messo neanche piede. È l’inizio del pattugliamento misto che dal 15 maggio diventerà una prassi. Immediate le polemiche: della sinistra, delle organizzazioni umanitarie (Caritas, Arci, Save de children, Medici senza frontiere tra quelle citate) e dall’alto commissariato dell’Onu per i rifugiati. Tutti denunciano come il respingimento violi la Convenzione di Ginevra, perché in questo modo agli immigrati non è data la possibilità di chiedere asilo. Maroni dice esplicitamente: «Io il clandestino lo respingo e torna da dove è venuto senza entrare nel merito del chi è e perché viene». In Libia, sì, ci sarà un ufficio del Cir, ma lo stesso Cir ieri ha denunciato che l’Italia in questo modo «espone i migranti al rischio di torture nei paesi di proventienza». In più i campi libici di accoglienza sono stati più volte bocciati dalle organizzazioni internazionali: «veri e propri lager», dice Filppo Miraglia dell’Arci. A fare un affresco di quel che accade in quei campi, le testimonianze delle reduci del Pinar, raccolte qualche settimana fa: parlano di violenze ripetute, sevizie, uomini costretti a lavorare come schiavi, fame e sete. «Molte di noi, di notte, si impiccavano». Piangono, le donne, alla notizia che da ora in poi i clandestini verranno tutti rimandati là o, peggio, nei paesi d’origine: «Se dovesse accadere questo, prego Dio che li faccia morire subito».
Una pagina, la 3, anche alla “proposta shock” della Lega milanese, per bocca di Matteo Salvini: carrozze riservate sulla metrò cittadina alle donne, che «si sentono insucure per la troppa invadenza dgli stranieri» e «andando avanti così saremo costretti a chiedere posti da assegnare ai milanesi, una vera minoranza e come tale da tutelare». Un box dà conto di tutte le polemiche scenografiche di Salvini, mentre Amos Luzzatto, ex presidente della comunità ebraica italiana, dice «Ma questo è razzismo puro!». Il commento è affidato a Gad Lerner, che parte ironicamente, chiendosi che diranno i monzesi e i brianzoli, non potranno sedersi neanche loro? Ma poi percorre il «piano inclinato» disegnato dalla Lega con questa boutade e soprattutto con il decreto sicurezza e il respingimento dei clandestini: la Lega scommette politicamente su un disegno che nega agli immigrati non solo i diritti politici, ma anche i diritti civili fondamentali, «in una sorta di rieducazione all’apartheid».
In prima pagina una foto ritrae di spalle un’ospite del Cie di Ponte Galeria, vicino a Roma, dove ieri si è impiccata una donna di origini tunisine di 49 anni. Era sul punto di essere espulsa dopo almeno vent’anni passati in Italia (la data di ingresso non è certa). All’interno, LA STAMPA accosta il pezzo sulla morte della donna e sulla protesta degli altri immigrati all’interno del Cie (Centro di identificazione ed espulsione) di Roma (gestito dalla Croce Rossa) all’apertura sul rimpatrio in Libia dei 227 clandestini soccorsi nelle acque italiane. L’apertura con la cronaca della giornata di ieri da conto delle dichiarazioni del ministro dell’interno Roberto Maroni e delle molte critiche sollevate dalle organizzazioni umanitarie e di volontariato, dall’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati e dall’Ufficio pastorale degli immigrati e rifugiati della Fondazione Migrantes della Cei. L’Acnur e le organizzazioni per la difesa dei diritti umani sottolineano che l’azione di ieri ha violato la convenzione di Ginevra, negando ai migranti il diritto di chiedere l’asilo, mentre la fondazione della Cei richiama anche il dovere dell’Italia di verificare «l’effettivo trattamento di chi viene mandato in Libia».
Nella stessa pagina un pezzo su Milano da conto della proposta del deputato leghista Matteo Salvini di riservare vagoni della metropolitana ai milanesi escludendo gli immigrati. «Riserviamo posti ai milanesi, così come ci sono quelli per invalidi e donne. Perché preso, se non si arresta l’immigrazione, diventeranno anche loro una minoranza da proteggere» è stata la dichiarazione del deputato leghista, poi “ammorbidita” nel corso della giornata. «Roba da Sudafrica dell’apartheid» è il commento del capogruppo Pd Pierfrancesco Majorino. Don Virginio Colmegna, della Caritas ambrosiana, interpellato si è rifiutato di entrare nel merito delle parole di Salvini: «Non se ne può più di rincorrere queste cosa, in questo paese siamo ormai a livelli mai visti, al di sotto anche del semplice buon gusto. Chiedo a chi fa politica di metterla di gettare benzina sul fuoco, di fare un gesto di responsabilità» ha detto Colmegna, che ha chiesto piuttosto di «aumentare la coesione sociale, l’intelligenza sociale», quest’ultima la cosa che manca sempre di più.
Una pagina intera dedicata dal SOLE24ORE alle questioni dell’immigrazione. “Immigrati respinti, l’Onu attacca” è il titolo, giustamente relegata in un trafiletto la questione Lega. Durissimo con il governo l’articolo di Gerado Pelosi che attacca Maroni per aver voluto rendere pubblica un’operazione simile, soprattutto considerando – scrive – che «altri paesi europei attuano politiche silenziose ma efficaci» contro i clandestini e che l’Italia «ogniqualvolta ha scelto le azioni di forza per frenare il fenomeno ha sempre dovuto tornare sui suoi passi». Mica male. Di spalla il consueto pezzo di numeri: da gennaio sulle nostre oste ci sono stati 6000 immgirati arrivati sulle nostre coste, l’85% a Lampedusa, e solo 1000 sono riusciti a raggiungere la terra ferma, gli altri sono stati soccorsi in alto mare.
IL MANIFESTO dedica il titolo «Rifiuti», l’editoriale a firma di Alessandro Dal Lago e due pagine interne alla questione degli immigrati respinti al paese di partenza. Risulta evidente la posizione del quotidiano comunista che, facendo un parallelo con la proposta shock del leghista Matteo Salvini, parla di razzismo dilagante e livelli di xenofobia mai raggiunti. Il succo del discorso si potrebbe riassumere con una frase di Dal Lago:«Qui da noi mentre la stampa si affanna intorno ai casi privati del padrone, tutto è divenuto possibile. Ma ci si sbaglierebbe a credere che la nostra sia un’eccezione. Dopotutto, il fascismo è nato in pianura tra le Alpi e gli Appenini. Oggi, l’Italia è l’avanguardia di un’aggressione all’umanità». Il quotidiano chiude con un attacco all’opposizione che sta a guardare e raccontando la storia di una povera donna tunisina, Nabruka M., in attesa di rimpatrio nel Cie di Ponte Galeria. La cinquantenne si è impiccata nei bagni del centro con la propria maglietta per disperazione.
AVVENIRE affianca all’apertura sul papa in Terra Santa la questione migranti a cui già ieri aveva dedicato una pagina. “Migranti rimandati in Libia. Una «svolta» che divide” è lo strillo ripreso nelle pagine 6 e 7. «Abbiamo affermato un nuovo modello di contrasto dell’immigrazione clandestina, che è il respingimento in mare di chi cerca di cerca di arrivare illegalmente», ha detto Maroni, commentando l’episodio. «Tutto ciò non ha a che fare con i richiedenti asilo». Dopo aver ribadito che, trovandosi in acque maltesi, il rifiuto di accogliere i 227 stranieri è stato del tutto conforme ai trattati internazionali, ha parlato di «successo del governo italiano, frutto di un lavoro di 12 mesi e dell’accordo tra governo italiano e libico». Questa operazione, ha precisato, rientra nella «lotta al racket dell’immigrazione clandestina e non sono battaglie contro il disperato che cerca una vita migliore». Però è chiaro che questi 227 diventano un simbolo: «Mostrano che l’Italia non è il ventre molle dell’Europa», ha detto il ministro, che non solo ha difeso l’operazione, ma si è anche augurato che possa diventare un modello europeo. Si è dimostrato invece reticente sui motivi che avrebbero spinto la Libia ad accettare la collaborazione, soccorso dal capo della polizia Antonio Manganelli, secondo cui questo tipo di operazioni non sono poi così inedite. Stavolta l’Italia è intervenuta in aiuto della Libia, ma dal 14 di questo mese dovrebbe avere i mezzi per agire autonomamente. La politica si divide sull’episodio: la maggioranza compatta ne difende la legittimità, mentre l’opposizione va all’attacco. Critiche piovono anche dall’Alto commissariato delle Nazione unite per i rifugiati (che lamenta la «scarsa trasparenza» del rimpatrio), Cir, Caritas, Migrantes, Centro Astalli e Medici senza frontiere, che chiedono all’Italia di rispettare il diritto d’asilo, anche perché la Libia non ha aderito alla Convenzione sui rifugiati del 1951, è uno dei pochi Paesi che non ha sottoscritto la Dichiarazione dei diritti dell’uomo e non dispone di un sistema d’asilo efficiente.
La pagina dedicata al ddl sicurezza «blindato» dall’esecutivo ne riassume con grande chiarezza i contenuti, riassumendoli per punti: reato di clandestinità, permanenza nei Cie fino a sei mesi, tassa di 200 euro per ottenere la cittadinanza, nozze con stranieri, carcere fino a tre anni per chi affitta a immigrati irregolari), ronde cittadine, pene più dure per bulli, pedofili e sfruttatori di minori, pene contro i writers, torna l’oltraggio a pubblico ufficiale, l’istituzione di un registro dei clochard. Tagliate invece le norme sui medici e presidi spia, ancora controversa invece la norma «strappafigli». Contenuti che, secondo Pd e Idv, sono di stampo «razzista e fascista», «incivili e assurde, gravemente discriminatorie». Ribatte il titolare del Viminale che in Europa su questi punti «sono molto più severi di noi», facendo riferimento al limite di permanenza di 18 mesi all’interno dei Cie in Germania, e all’assenza di di limite in Inghilterra. «in ogni caso», dice maroni, «tutta la norma è stata discussa col commissario Uee rappresenta, nel suo insieme, un passo importante nella lotta a criminalità organizzata».
IL GIORNALE titola ” Finalmente li rimandiamo a casa” per aprire alle pag. 6 e 7 una serie di pezzi sulla vicenda dei 227 clandestini rispediti in Libia. «Per la prima volta Tripoli riaccompagna sulle coste i clandestini. Maroni lo ha definito «Un passo storico, un successo frutto di 12 mesi di lavoro». E allo stesso tempo «un segnale che crea le condizioni per la lotta al racket». Un’azione che ha scatenato polemiche e preoccupazione fra le associazioni umanitarie che domandano cosa accadrà dei 227 clandestini riportati in Libia? Laura Boldrini, rappresentante italiano dell’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati ha espresso «grave preoccupazione per il rischio che i clandestini siano rispediti tutti nei paesi di origine dove potrebbero essere in serio pericolo». Save the Children denuncia la probabile presenza di bambini sui barconi. Sia il ministro Roberto Maroni che il sottosegretario Alfredo Mantovano rispondono: «La sorte di chi è tornato indietro è un problema internazionale, non italiano. Noi ci occupiamo di chi arriva qui attivando tutte le procedure per la richiesta d’asilo». IL GIORNALE ricorda che pattugliamenti e respingimenti sono contenuti nel programma dell’Unione europea Jason I. Per il Governo italiano è un cambiamento importante nella politica internazionale dell’area mediterranea: il segno di una nuova mentalità della Libia, la speranza che si possa lavorare insieme. Tanto che il 14 maggio partiranno da Gaeta le prime motovedette per il pattugliamento congiunto Italia-Libia. Nelle prossime settimane Maroni incontrerà il suo omologo del Governo maltese.
IL GIORNALE dà anche ampio spazio ai posti in metrò riservati agli italiani, ma per definire sparata la dichiarazione del leghista Matteo Salvini e per inquadrare la vicenda come autogol della Lega. Massimo de Manzoni nel suo pezzo che inizia in copertina scrive «L’effetto è quello di tagliare l’erba sotto ai piedi del suo stesso ministro che lavora seriamente sull’immigrazione» e ancora «La sparata di Salvini fornisce munizioni a quella parte politica che ha contribuito a creare il problema» e infine «La frase è così assurda che verrebbe da ridere, ma purtroppo la questione è troppo seria». Matteo Salvini è consigliere comunale a Milano e dunque la sua dichiarazione apre le pagine milanesi del quotidiano, a pag. 50 e 51: ” Bufera sulla Lega. PdL e Pd insorgono” . Il sindaco Letizia Moratti ha detto «Mi auguro che i cittadini la considerino una battuta».
In copertina fondo di Fiamma Nirestein che avverte il Pd di non infangare la shoa parlando di leggi razziali.
E inoltre sui giornali di oggi:
ABRUZZO
SOLE24ORE – I costi per la ricostruzione del dopo terremoto in Abruzzo saranno «integralmente a carico dello Stato» anche in caso di superamento del tetto dei 150mila euro fissati dal decreto governativo, a patto che la richiesta del terremotato sia accompagnata da «un’adeguata documentazione certificata da un professionista del settore». Questo dovrebbe essere il contenuto di importante emendamento al decreto Abruzzo che dovrebbe essere presentato oggi in Commissione Ambiente del Senato.
SOCIAL CARD
SOLE24ORE – “Il governo vuole arrivare a un milione di social card” è il titolo del SOLE, che spiega come esecutivo e Inps siano al lavoro per ampliare la platea dei beneficiari alzando il livello di reddito da 6000 a 8000 euro annui, soglia peraltro già valida per chi ha più di 70 anni. Le risorse disponibili sono pari a 900 milioni.
EDITORIA
CORRIERE DELLA SERA – Annuncio di Murdoch: entro un anno si pagheranno i giornali on line: «Siamo fiduciosi di poter trovare il modello giusto». Il modello è il Wall Street Journal: «Siamo nel bel mezzo di un dibattito epocale sul valore dei contenuti ed è palese che il modello attuale non funzioni bene per molti giornali. Noi siamo stati all’avanguardia di questa discussione e siamo fiduciosi di poter trovare un nuovo modello. I giorni attuali dell’internet finiranno presto».
AMBIENTE
LA REPUBBLICA-La Valtellina dichiara guerra a Milano per impedire ulteriori sfruttamenti delle acque montane. La ribellione parte da Piatedo, 2mila abitanti e il 90% delle acque intubate. La Valtellina fornisce da sola l’11% della produzione idroeletttrica nazionale e il 45% di quella lombarda. Il pezzo ha, come valore aggiunto, la firma di Paolo Rumiz.
OCCUPAZIONE
ITALIA OGGI- Notizie positive, almeno secondo la testata, dalla sezione Economia e Politica: nel nostro paese l’occupazione non crolla. La congiuntura è negativa ma non drammatica. Nonostante la crisi, l’occupazione tiene. Nel 2009 in Italia i posti di lavoro scenderanno di circa 220mila unità, ma saranno premiate le figure più qualificate. È quanto emerge dal Sistema informativo Excelsior, realizzato da Unioncamere e dal ministro del lavoro su 57mila imprese con dipendenti. Secondo la ricerca nel 2009 l’occupazione prevista nelle aziende private scenderà di circa il 2% con una riduzione di 220 mila unità. Secondo Andrea Mondello, presidente di Unioncamere «le imprese hanno fattoli loro dovere e iniziano a vedere la luce infondo al tunnel. Il dato più significativo della ricerca è che non vediamo una crisi, ma una congiuntura molto negativa, non drammatica».Secondo la ricerca, nel mondo del lavoro di domani, crescono le richieste degli impiegati con elevata specializzazione e tecnici le cui assunzioni passeranno dal 17 al 22%, mentre quelle degli impiegati e delle professioni commerciali salgono dal 31 al 35%. Quest’anno ci sarà una forte riduzione tra gli operai ( -45%) e tra le professioni non qualificate ( -40%). Nel 2009 il Pil scenderà del 4,2. «Pur trovandosi nella necessità di ridurre il personale, le imprese non vogliono disperdere professionalità e ricercano figure più qualificate, così da essere pronte a sfruttare in modo ottimale la ripresa non appena si presenterà» ha commentato Adrea Mondello.
Il quadro economico invece, non sembra positivo se si leggono gli aggiornamenti dei dati sulla cassa integrazione pubblicato da Italia Oggi sempre nella sezione Economia e Politica. Rispetto al mese di aprile dell’anno scorso, la cassa integrazione ordinaria è volata a + 865% mentre quella straordinaria ha fatto registrare un aumento del 174%.
PAPA
LA STAMPA – “Il Papa in Terrasanta non vada sul Muro” titola oggi una doppia pagina sul prossimo viaggio del pontefice da oggi al 15 maggio in Israele, Giordania e Territori palestinesi. Abu Mazen voleva far salire il Papa sul muro che separa la Cisgiordania da Israele, ma le «enormi pressioni di Netnyahu», secondo l’Anp, hanno «cambiato il progetto». Un cartello di ong arabe (la “Coalizione per Gerusalemme”) auspica che il Papa possa contribuire a portare «amore, speranza e buona volontà» ma sollecita anche una denuncia delle «sofferenze imposte ai palestinesi, musulmani e cristiani, da un’occupazione brutale», delle «atrocità compiute dagli israeliani» e di quella che viene definita «l’ingiustizia che ha colpito questa terra 60 anni fa con la creazione dello Stato di Israele e che perdura ancora oggi». Enormi pressioni e tentativi di strumentalizzazione già circondano la visita del Papa in Terrasanta, scrive LA STAMPA. Pressioni che il patriarca latino di Gerusalemme Fouad Twal sintetizza così: «Tutti sono pronti ad accaparrarsi la parte migliore della torta che la visita rappresenta».
IL GIORNALE – dedica una pagina al viaggio di Benedetto XVI che oggi fa tappa in Giordania. Andrea Tornielli avverte delle minacce da parte dei talebani «gli estremisti islamici gli intimano di fermare i crociati in Afghanistan o ci sarà una severa reazione. Tornielli dà conto anche degli obiettivi politici di questa visita «in ballo ci sono i rapporti con la comunità cristiana e il mondo ebraico». Fausto Biloslavo e Bahram Rahman rivelano che in Afghanstan «C’è un migliaio di afghani cristiani in segreto. Sono soprattutto protestanti. ma chi sceglie di lasciare l’islam non osa dichiararlo perchè i suoi stessi familiari lo ucciderebbero».
IL MANIFESTO – dedica un fondo al viaggio del Papa in Terra Santa. Nasce una questione muro. Sembrerebbe infatti che Israele dopo aver saputo la location del palco destinato all’arrivo del pontefice, molto vicina al muro di divisione, abbia fatto pressioni perchè venisse cambiata. Insomma il Papa non deve vedere quel muro. Abu Mazen a quanto pare ha ceduto infatti tutto sarà spostato in una scuola delle Nazioni Unite. Le autorità cattoliche locali in ogni caso assicurano che il muro eretto da Israele sarà visto dal Papa e anche sempre inquadrato nelle riprese televisive.
Nessuno ti regala niente, noi sì
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