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Immigrati, “un’invasione? Baggianate”

A Lampedusa Medici senza frontiere con una cronologia dettagliata smonta le tesi allarmistiche di parte del governo

di Redazione

I primi 18 giorni di giugno hanno visto un incremento degli arrivi sull?isola di Lampedusa di persone provenienti dall?altra parte del Mediterraneo, e principalmente da porti di partenza turchi e libici. Questi i dati: Giugno 2003 Uomini Donne Bimbi 0/5 anni Totale Domenica 1 giugno 118 uomini 0 donne 0 bambini Totale 118 Lunedì 2 giugno 88 uomini 2 donne 0 bambini Totale 90 Martedì 3 giugno 78 uomini 0 donne 0 bambini Totale 78 Venerdì 6 giugno (1° sbarco) 97 uomini 14 donne 3 bambini Totale 114 Venerdì 6 giugno (2° sbarco) 91 uomini 0 donne 0 bambini Totale 91 Sabato 7 giugno 188 uomini 14 donne 3 bambini Totale 205 Domenica 8 giugno 23 uomini 0 donne 0 bambini Totale 23 Lunedì 9 giugno 32 uomini 0 donne 0 bambini Totale 32 Martedì 10 giugno (1° sbarco) 1 uomo 0 donne 0 bambini Totale 1 Martedì 10 giugno (2° sbarco) 19 uomini 0 donne 0 bambini Totale 19 Martedì 10 giugno (3° sbarco) 128 uomini 5 donne 0 bambini Totale 133 Mercoledì 11 giugno 83 uomini 20 donne 4 bambini Totale 107 Giovedì 12 giugno (1° sbarco) 86 uomini 0 donne 0 bambini Totale 86 Giovedì 12 giugno (2° sbarco) 173 uomini 0 donne 0 bambini Totale 173 Giovedì 12 giugno (3° sbarco) 171 uomini 13 donne 9 bambini Totale 193 (queste 193 persone sono solo transitate per Lampedusa e sono state accolte da MSF a Pozzallo) Venerdì 13 giugno (1° sbarco) 103 uomini 0 donne 0 bambini Totale 103 Venerdì 13 giugno (2° sbarco) 8 uomini 0 donne 0 bambini Totale 8 Venerdì 13 giugno (3° sbarco) 21 uomini 1 donna 0 bambini Totale 22 Sabato 14 giugno (1° sbarco) 67 uomini 10 donne 0 bambini Totale 77 Sabato 14 giugno (2° sbarco) 41 uomini 0 donne 0 bambini Totale 41 Sabato 14 giugno (3° sbarco) n.d. uomini n.d. donne n.d. bambini Totale 60 Sabato 14 giugno (4° sbarco) 14. uomini 0 donne 0 bambini Totale 14 Domenica 15 giugno 159 uomini 17 donne 2 bambini Totale 178 Martedì 17 giugno (1°sbarco) 60 uomini 0 donne 0 bambini Totale 60 Martedì 17 giugno (2°sbarco) 100 uomini 41 donne 5 bambini Totale 146 Martedì 17 giugno (3°sbarco) n.d. uomini n.d. donne 2 bambini Totale 152 Mercoledì 18 giugno (1° sbarco) n.d. uomini n.d. donne n.d. bambini Totale 42 Totale 1 giugno ? 18 giugno 2003 2.366 persone Tutte le persone sbarcate a Lampedusa nel periodo oggetto d?analisi provengono dai seguenti Paesi o regioni: Algeria, Bangladesh, Benin, Camerun, Ciad, Costa d?Avorio, Etiopia, Ghana, Iraq, Kasmir, Liberia, Libia, Marocco, Nigeria, Pakistan, Palestina, Sierra Leone, Somalia, Togo. Tutti luoghi, dunque, interessati da guerre o conflitti intestini, oppure nei quali i regimi perseguitano di fatto chiunque appartenga all?opposizione politica ovvero a minoranze etniche o religiose (come nel caso, ad esempio, del nord della Nigeria). Questo lieve incremento dei flussi nel mese di giugno rispetto ai mesi di aprile e maggio del 2003 ha fatto subito gridare all?invasione determinate forze politiche, parti dell?attuale coalizione di maggioranza. Medici Senza Frontiere ha sempre respinto con forza la tesi dell?invasione, che consideriamo una strumentalizzazione politica inaccettabile fatta sulla vita di chi lascia Paesi in guerra, o nei quali la sicurezza personale è seriamente in pericolo, per venire a chiedere protezione allo Stato italiano. Una ricerca di protezione che, nella disperazione del momento, spinge uomini, donne e bambini ad affrontare viaggi lunghissimi in condizioni di estremo disagio e pericolo, per giorni senza neanche la possibilità di sedersi o bere, ammassati su barche che spesso solo un miracolo riesce a tenere a galla. E quando la barca non regge, o il miracolo non si compie, nuovi cadaveri vanno ad aggiungersi a quel mare solido di morte e disperazione che ormai, con migliaia di vittime ingoiate, sta diventando il Mediterraneo. La posizione di Medici Senza Frontiere è, del resto, rafforzata dai dati diffusi dallo stesso governo italiano. Dati che a tutto lasciano pensare, fuorché a un?invasione. A questo proposito, ha detto Alfredo Mantovano, sottosegretario all’Interno, lo scorso 2 giugno a ?Il Giornale?: ?Io posso affermare con certezza che gli arrivi dei clandestini in generale sono diminuiti. Nel primo quadrimestre del 2003 ne sono arrivati 33.470 contro i 49.934 dello stesso periodo del 2002. Per quanto riguarda gli arrivi dal mare fino al 15 maggio nessuno sbarco era stato registrato in Calabria. In Puglia al contrario degli altri anni fino ad ora erano arrivati soltanto 73 clandestini. In Sicilia infine erano sbarcate circa 2.500 persone, ovvero la metà dello stesso periodo del 2002?. A rafforzare ulteriormente le certezze di Medici Senza Frontiere va segnalato quanto emerso al termine di un recente vertice, svoltosi al Vicinale, tra il ministro dell?Interno Giuseppe Pisanu, il sottosegretario Mantovano, il capo della Polizia, i comandanti generali dell?Arma dei Carabinieri e della Guardia di finanza, il capo di Stato Maggiore della Marina militare, il comandante del Corpo delle Capitanerie di porto, il capo del dipartimento delle Libertà civili e dell?immigrazione, e cioè che dall?1 gennaio all?11 giugno 2003 si è registrato un ?decremento del 49,3 per cento? dei cosiddetti clandestini sbarcati. Cifre ufficiali, dunque, anche se i due dati non coincidono perfettamente. Il governo italiano, fortunatamente ben lontano dall?idea di accogliere a cannonate ? come proposto in una recente intervista da un ministro della Repubblica ? chi viene a chiedere protezione al nostro Paese, ha deciso di rispondere investendo 260 milioni di euro in deterrenza (che vuol dire navi da guerra a pattugliare le acque territoriali e quelle internazionali, gestione di Centri di permanenza temporanea che assomigliano più a centri di detenzione, etc.), a fronte di una miseria spesa nella politica di accoglienza. Questo perché i cosiddetti clandestini, secondo alcune forze politiche, vanno fermati a tutti i costi. Senza pensare (o voler pensare) che questi tanto temuti clandestini appartengono alla ben più ampia categoria degli esseri umani, e che la maggior parte di loro, bambini inclusi, non arriva in Italia per scelta di vita o con deliberata intenzione di violare la legge, ma con l?unico, disperato obiettivo di sfuggire a guerre e persecuzioni. ?Quello che Medici Senza Frontiere non si stancherà mai di dire ? ha detto Loris De Filippi, capo missione del progetto do MSF per l?Italia – è che le navi da guerra vengono utilizzate per fronteggiare non orde barbariche all?attacco delle nostre coste, bensì qualche centinaio di somali, kurdi, cingalesi, sudanesi, congolesi, liberiani, ivorensi, indiani o pakistani del Kashmir, palestinesi, togolesi, iracheni, che hanno affrontato viaggi della disperazione per sfuggire a guerre spesso dimenticate o a persecuzioni?. Assurde anche le preoccupazioni riguardanti le patologie che chi arriva in Italia porterebbe con sé. La maggior parte delle patologie sono infatti legate alla durezza e difficoltà del viaggio e non sono contagiose. E? invece vero che una parte delle persone che giunge in Italia si ammala proprio nel nostro Paese, a causa delle condizioni di vita e di lavoro (come nel caso dei raccoglitori di patate di Cassibile o della manodopera utilizzata per la raccolta delle primizie nelle regioni meridionali del Paese) spesso proibitive e dell?impossibilità di beneficiare di cure sanitarie e di quella prevenzione tra l?altro previste per legge. Per queste persone ? per tutti coloro che, impropriamente e razzisticamente, vengono chiamati clandestini – vale articolo 1 della Convenzione di Ginevra e valgono tutte le successive convenzioni internazionali sottoscritte e ratificate dal nostro Paese, oltre a quanto statuito dall?articolo 10 della Costituzione italiana. Chiunque arrivi in Italia deve avere la garanzia di poter chiedere protezione allo Stato attraverso la procedura d?asilo. Per questo chiediamo ormai da tempo ? troppo tempo ? che in tutti i Centri di permanenza temporanei (Cpt) nei quali i richiedenti asilo vengano chiusi sia garantita la presenza di mediatori culturali e linguistici in grado di spiegare da subito a ogni persona, di ogni provenienza e lingua, quali sono i suoi diritti e quali i doveri, una volta giunti in Italia. E Medici Senza Frontiere può testimoniare che, ancora oggi, questo raramente avviene. L?invito di Medici Senza Frontiere, in attesa della prossima pubblicazione del regolamento attuativo della legge Bossi-Fini – rispetto al quale manifestiamo già da ora tutto il nostro scetticismo e la più profonda preoccupazione – è di cominciare finalmente a lavorare sull?accoglienza, e non sulla deterrenza, nella convinzione che solo un adeguato e civile trattamento a beneficio di coloro che giungono in Italia per chiedere protezione possa realmente configurare il nostro come un vero Stato di diritto.


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