Welfare

Immigrati, quei fantasmi nei cantieri…

Da una ricerca Filca-Cisl i lavoratori immigrati nell'edilizia risultano 350mila, ma 65mila sono irregolari, spesso vittime dei caporali.

di Chiara Sirna

Ci sono, lavorano, ma fuori dai cantieri è come se non esistessero. E’ il popolo dei fantasmi: su 350mila lavoratori stranieri nel settore dell’edilizia, 65mila sono irregolari, quasi uno ogni cinque. E tra questi molti vanno a gonfiare il “mercato della braccia”, gestito dai caporali.
E’ una fotografia impietosa, ma realisitica quella tracciata ieri da un rapporto presentato dalla Filca-Cisl, sul lavoro nero degli immigrati nel settore delle costruzioni.
“La presenza dei lavoratori stranieri, comunitari e non, all’interno del settore delle costruzioni”, spiega il segretario nazionale del sindacato, Antonio Ceres, “è consistente. La presenza regolare all’interno delle casse edili ha raggiunto livelli impensabili fino a qualche anno fa: 167.092 lavoratori stranieri regolari, pari al 21,8% degli addetti nel semestre ottobre 2005-marzo 2006; più che triplicati rispetto a 2001 quando erano solo 50.710”.
I dati del secondo semestre dovrebbero confermare la crescita e portare il numero degli addetti stranieri “ad attestarsi intorno alle 220.000 unità”. Cifre a cui vanno però aggiunti oltre 50.000 imprenditori e circa 60-65.000 lavoratori irregolari, che portano il totale degli addetti stranieri nell’edilizia a quasi 350.000.
A beneficiarne sono soprattutto le regioni del nord e del centro. In Friuli, così come in Umbria e in Veneto si toccano punte di concentrazione di stranieri nei cantieri superiori al 30%, al Sud invece la media di manovalanza immigrata si aggira intorno al 5%. “Proprio gli addetti stranieri però”, sottolinea la Filca, “sono i più esposti al lavoro irregolare e sommerso”.
E di conseguenza anche al caporalato. Sono in molti a essere sfrutatti da caporali, spesso anche connazionali o comunque stranieri, in condizioni di lavoro disumane, senza tutele, nè orari e con paghe ai limiti dello schiavismo, di gran lunga inferiori a quelle degli italiani regolari. “Spesso vengono assunti a giornata, come si faceva ai tempi del mercato della braccia”, continua Ceres, “spesso gli stessi caporali sono stranieri: prendono i loro connazionali, li portano sul luogo di lavoro e li affittano ai proprietari, che li pagano a cottimo”.

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