Welfare

Immigrati, la grande coda

Notte tranquilla. Distribuite coperte e bevande calde. Dalle 14.30 si presentano le domande. I posti sono 170mila. Sono stati distribuiti quasi due milioni di kit

di Giuseppe Frangi

Sono in migliaia in coda per farsi trovare pronti all?appuntamento fatitidico: quello di oggi, alle ore 14,30, quando agli sportelli postali si potranno consegnare i kit compilati e sperare così di rientrare tra i 170mila posti regolari previsti per gli extracomunitari dal nuovo decreto flussi del governo. Oltre alla precisione nella compilazione e al rispetto dei requisiti, infatti, varrà il diritto di precedenza (stabilita da un sistema informatico unitario nazionale) per chi sarà arrivato prima allo sportello.

Il decreto flussi di quest?anno è un decreto importante, che apre le porte a 70mila stranieri in più rispetto al 2005: la maggioranza riguarda rapporti di lavoro domestici ? colf e badanti ? per le quali sono previste 45 mila assunzioni. Inoltre l?apertura di oltre 6mila uffici postali rappresenta un passo avanti rispetto alle drammatiche attese che si creavano quando la stessa operazione veniva gestita dagli uffici del lavoro, che sono 120 in tutt?Italia.
Certo fa specie che in un paese sviluppato come l?Italia si debbano vedere persone costrette a procedure così dure e anche umilianti per poter trovare un lavoro. In realtà il vero dramma è quello che si è consumato prima di quelle code e che si continuerà a consumare anche dopo per i tantissimi che non riusiciranno a rientrare tra i 170mila previsti dal decreto. Il rito dei flussi infatti corrisponde in realtà a una sanatoria per i tanti che nel nostro paese sono costretti a vivere nel limbo delle clandestinità.

Numeri ufficiali non ce ne sono ma un sito informato come stranierinitalia.it ha valutato, statistiche alla mano, in 450mila gli stranieri non regolarizzati che lavorano quindi necessariamente in nero. E dei 170mila che martedì vinceranno la ?lotteria dei flussi?, si calcola che il 90% sia già qui nel nostro paese. Tutti numeri che fanno ancor più riflettere se si pensa che accade a poco più di due anni dalla più grande sanatoria della storia italiana, quella conseguente alla Bossi Fini, quando vennero regolarizzati circa 700mila straneri.

Evidentemente la piaga della clandestinità chiede una politica più mirata e anche più coraggiosa: sarà davvero difficile per chi governerà l?Italia nella prossima legislatura eludere ulteriormente questo problema.

Ma la vicenda del decreto flussi porta a dover riflettere su altri numeri emblematici per capire la realtà dell?Italia in cui viviamo. Con i 170mila nuovi regolarizzati, a cui andranno aggiungersi 170mila stranieri provenienti dai paesi appena entrati nella comunità europea, il numero degli immigrati nel nostro paese sfonderà quota 3milioni. Cioè quasi il 6% della popolazione italiana. Ci sono altre statistiche che smentiscono tanti stereotipi che li riguardano: sappiamo che sono la parte di popolazione più prolifica, come dimostra la crescita esponenziale dei bambini stranieri nelle scuole soprattutto delle città del nord.

Ma va detto che è anche una popolazione molto attiva e ricca di iniziativa: una ricerca presentata qualche settimana fa da Unioncamere dimostra sorprendentemente che le ditte individuali con titolare extracomunitario sono cresciute del 15% nel 2005: oggi sono oltre 200mila. Cinque anni fa erano solo 85mila. Ma c?è un altro fattore su cui pensare: senza il loro apporto il saldo assoluto delle aziende individuali in Italia per il 2005 sarebbe stato negativo (- 9%). Che cosa significano questi numeri? Che bisogna smettere di guardare all?immigrazione solo come a un problema e non invece come a una risorsa.

Poi coraggiosamente bisognerebbe affrontare la questione più impegnativa della loro piena integrazione nella vita collettiva. Il prossimo 9 aprile pochissimi di questi 3milioni di immigrati regolari potranno votare, in quanto pochissimi hanno ottenuto la cittadinanza, e nessuno verrà eletto. Una democrazia vera, una democrazia sana non potrà lasciare ancora a lungo un 6% di popolazione senza rappresentanza?

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