Formazione

Immigrati. L’allarme della Caritas. I barconi di Bagdad

Don Vittorio Nozza: "Gli sbarchi non si fermano. E altri disperati verranno dall’Iraq devastato. Intervenga l’Onu".

di Francesco Agresti

“Se non ci sarà presto un intervento dell?Onu assisteremo a nuove tragedie dell?immigrazione che avranno come protagonista parte della popolazione irachena che sarà costretta dalle condizioni di invivibilità a cercare altrove un futuro migliore”. L?allarme per il rischio di una probabile prossima ondata di disperati viene da don Vittorio Nozza, direttore della Caritas italiana, preoccupato per quanto sta accadendo nel Paese arabo. “Per evitare il ripetersi di altre tragedie dell?immigrazione”, sostiene don Nozza, “è necessario intervenire ora con investimenti nei Paesi di origine e con misure a sostegno dell?integrazione in quelli di arrivo, un processo che non può essere sostenuto dai singoli Stati ma che deve coinvolgere l?intero continente europeo”. “Sulle coste del Mediterraneo”, prosegue il direttore della Caritas, “arrivano i naufraghi di un?odissea che ha inizio nei luoghi più martoriati dalla miseria, i relitti che si allineano sulle nostre banchine sono l?icona di un dramma in cui vive l?intero continente. Il turbamento delle coscienze europee si supera solo se si affronta con decisione la sostanza della questione: servono più risorse per lo sviluppo del continente africano e delle altre zone più povere del mondo”. Per don Vittorio invece di rincorrere le emergenze è necessario progettare politiche migratorie con investimenti nella cooperazione internazionale, “e non con tagli come quelli previsti nella Finanziaria”, investire nella lotta alla criminalità per sconfiggere coloro che sulla disperazione speculano, mettere in atto gli accordi con gli Stati di provenienza di queste popolazioni. “Il fenomeno migratorio”, ribadisce il direttore della Caritas, “è inevitabile e deve essere governato e non lasciato in balia di se stesso”. E l?integrazione passa soprattutto per una partecipazione attiva alla vita sociale del Paese. “Per questo”, conclude, “abbiamo accolto con favore la proposta di estendere il diritto di voto agli immigrati, anzi riteniamo che debba essere riconosciuto anche quello dell?elettorato passivo”.


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