Cultura

Immigrati in libera uscita. Dalla sinistra

C’è chi vota a destra perché "combatte il lavoro nero", chi si lascia tentare da An e chi teme che Fini sia un’altra fregatura.

di Carlotta Jesi

Il primo a fare outing è il senegalese più famoso d?Italia, Idris Sanneh. “A un Fini che dà il voto agli immigrati, che rispondi? Tanto di cappello. Sono nato a sinistra, ma purtroppo sto diventando trasversale. Perché al contrario della sinistra, che ha paura di schierarsi per motivi elettorali, io mi sono sempre schierato”. Ieri come juventino e compagno, oggi come immigrato che tentenna verso il centrodestra. Uno dei tanti, dicono i sondaggi elettorali pubblicati all?indomani della proposta Fini. Che però non rispondono a questa domanda: “ma sto? immigrato di destra, com?è?”. A sentire lo scrittore algerino Amor Dekhis, è una specie di macchietta tutta lavoro e dané: “Opportunista, attaccato ai soldi, troppo occupato per pensare alle battaglie di civiltà. Oppure un integralista. Questo almeno vuole lo stereotipo. Ma a Firenze, dove vivo, di immigrati così non ce ne sono”. Proviamo a spostarci in Lombardia. Dove vivono il nigeriano Tony Iwobi, consigliere della Lega Nord per il Comune di Spirano (Bg) – che si dice “contrario al voto agli immigrati ma troppo occupato per approfondire il tema in un?intervista” – e la 50enne nicaraguense Salvadora Barberena, responsabile di una cooperativa di cuoche immigrate a Milano. Un?imprenditrice come lei, a governare il Paese vuole la destra o la sinistra? “Quando sono arrivata qui nel 1981, l?Italia era l?America. Adesso che c?è l?euro, invece, i prezzi continuano ad aumentare e lo stipendio rimane sempre lo stesso. Parlo con gli italiani, e scopro che si pente sia chi ha votato a destra sia chi ha votato sinistra”. È anche grazie alla sinistra se Salvadora è diventata la responsabile del catering multietnico L?Alveare: “Nel 1998 ho frequentato un corso per imprenditrici immigrate organizzato dalla Cisl. Però se domani dovessi votare, credo che mi asterrei”. E gli immigrati che lavorano nei sindacati di sinistra, come hanno reagito all?uscita di Fini? Il 42enne senegalese Souleymane Sanghare, responsabile delle politiche immigratorie di Roma e Lazio nell?Associazione nazionale oltre le frontiere (Anolf) che fa capo alla Cisl e conta 55.490 stranieri su 55.913 soci, risponde così. “Il voto agli extracomunitari per noi non è una novità. Di certo non ce lo aspettavamo da Fini che, con la sua legge, ha inaugurato la stagione più buia per i diritti degli immigrati”. Souleymane rimane di sinistra perché, spiega in perfetto romanesco: “Sta? destra può anche rivelarsi una fregatura”. Non è d?accordo Moustafa Jamali, 41enne marocchino che vive a Napoli, fa l?impiegato presso uno studio legale ed è diventato segretario generale del Sei-Ugl: un sindacato di destra che, nella sola Campania, conta 30mila iscritti tra gli immigrati. “Ho scelto la destra proprio perché non dà fregature ma risposte concrete ai nostri bisogni: sulla cittadinanza, sul diritto di voto e sul lavoro nero che combatte proponendo la formazione di personale specializzato”. Il problema, spiega Loretta Caponi, presidente del Forum delle comunità straniere in Italia, è quando le fregature arrivano sia da destra che da sinistra. “Molti immigrati sono delusi dalla sinistra che li ha inseriti nei sindacati e poi marginalizzati, ma anche dalla destra che non tutela le loro culture d?origine”. In questa situazione, chi ci capisce è bravo. E secondo Almira Neottoleni, 40enne albanese che lavora come mediatrice culturale al Telefono Mondo di Milano, il problema è che molti futuri aventi diritto al voto, di politica non ci capiscano nulla. “Quelli che contattano la nostra linea di aiuto hanno problemi più urgenti della politica da risolvere: cibo, lavoro, famiglia. Questioni di sopravvivenza, insomma. Come immigrata e come mamma preoccupata per la situazione dei minori stranieri in Italia, non vedo nessun politico cui darei la mia fiducia. Ma la politica, e le sue leggi, agli stranieri bisognerà cominciare a spiegarla”. Norberto Mastrocola, il 50enne argentino che coordina il Tg multietnico di Rete Brescia (400mila spettatori) ci prova da un po? dando voce a tutti i partiti con veri e propri talk show. “Ma se domani dovessi andare a votare, non sceglierei né la destra né la sinistra attuale. Piuttosto, cercherei di fare un partito degli immigrati, pragmatico, che punti sui programmi più che sulle ideologie. Che difende il diritto alla vita di chi continua a morire cercando di arrivare in Italia”.

Il permesso di Dio

I Comboniani di Castel Volturno si mobilitano di nuovo a favore degli immigrati. L?ultima iniziativa dei padri Giorgio Poletti e Franco Nascimbene, che lo scorso giugno si incatenarono davanti alla prefettura di Caserta, è quella di consegnare loro dei permessi di soggiorno ?in nome di Dio? il prossimo 15 novembre, vigilia della Giornata mondiale delle migrazioni. Agli immigrati verranno consegnati dei permessi di soggiorno dove, invece dell?indicazione della questura, c?è scritto “ministero del regno di Dio, amministrazione della Pubblica giustizia”. I padri se ne intendono di azioni nonviolente: nei mesi scorsi, per protestare contro la Bossi-Fini, hanno fatto inondare di fax, email, cartoline il ministero dell?Interno e 22 prefetture, e il 5 ottobre hanno pregato a Roma in piazza Montecitorio. “Per la legge di Dio nessuno è straniero. Per questo ?in nome di Dio? invitiamo le questure a rilasciare il permesso di soggiorno: Dio dà loro questo diritto”.

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