Volontariato

Immigrati in Italia: per il 60% di loro la vita non è migliorata

Lo straniero "medio" ha 37 anni e da circa 9 vive in Italia. Oltre la metà degli immigrati vorrebbe tornare a casa propria. Per uno su cinque si sta peggio da noi

di Gabriella Meroni

Chi sono gli immigrati in Italia? Un aiuto a conoscerli meglio è venuto oggi dalla presentazione della ricerca commissionata alla Fondazione Silvano Andolfi dall’organismo nazionale del Cnel di coordinamento per le politiche di integrazione sociale degli stranieri e dal dipartimento Affari Sociali. L’indagine e’ stata condotta su un campione di 460 persone appartenenti a 230 nuclei familiari, e analizza la qualita’ della vita delle famiglie immigrate in Italia. Gli stranieri in Italia provengono da 45 Paesi diversi: il 28,7% dall’Oriente, il 22,4% dall’Africa, il 19,1% dall’Europa dell’Est, il 13,5% dall’America centrale e latina e il 12,2% dal Nord Africa. Hanno in media 37 anni e da circa nove vivono in Italia. In generale la vita e’ cambiata radicalmente per il 76,3%: in meglio per il 41,5% e in peggio per il 19,3. E del totale, oltre la meta’, il 52,4% , accarezza il sogno di poter tornare un giorno nel proprio paese. Dallo studio e’ emerso anche che il 94,3% degli immigrati dichiara di avere un regolare permesso di soggiorno, nel 47,3% dei casi vivono nella stessa citta’ da quando sono arrivati in Italia, mentre il 33% si e’ spostato. Quasi la meta’, il 47,8%, sono immigrati da soli mentre il 43% con i familiari. A spingere gli immigrati a lasciare il proprio Paese, accanto ai motivi economici, indicati dal 38,6%, nel 27,6% un ricongiungimento familiare, nel 10,5% un progetto esistenziale e nel 9,6% problemi socio politici. Per quanto riguarda la decisione di emigrare, il 56,3% riferiscedi essere stato sostenuto dalla propria famiglia, che solo per il 26,6% non era d’accordo. Ed e’ proprio l’assenza dell’affetto familiare la carenza che viene avvertita dalla maggior parte degli immigrati (89,6%), ma nonostante la lontananza per il 46,5% i rapporti non sono cambiati o addirittura, nel 26,9% dei casi, sono migliorati. Inoltre il 64,8% degli intervistati e’ convinto che la propria vita sarebbe migliore se la famiglia di origine si trasferisse in Italia. Il 42% ha incontrato difficolta’ di adattamento all’arrivo in Italia, in particolare per la lingua (23%), ma il 44% dice di averle superate. In particolare, frasi offensive e atteggiamenti intolleranti hanno contribuito per il 36,3% a farli sentire stranieri ma il 70,4% da quando e’ in Italia non ha mai avuto paura che potessero fargli del male. A spingere gli immigrati a restare in Italia e’ innanzi tutto il lavoro (35,7%) e al secondo posto, nel 25,3% dei casi, la presenza della famiglia. Complessivamente gli intervistati hanno un titolo di studio medio-alto: il 41,6% ha un diploma e il 14,4% la laurea. Solo il 16,7% dichiara di non svolgere alcun lavoro in Italia, mentre l’83,3% pratica una attivita’ trovata nel 56,7% dei casi grazie a conoscenze e nel 26,6% da soli: il 34,5% un lavoro manuale non qualificato, il 12,6% una lavoro manuale qualificato e il 5,4% e’ un professionista. L’occupazione e’ stabile nel 67,1% dei casi e saltuaria nel 17,8%. Oltre l’88% degli immigrati e’ iscritto al Servizio sanitario nazionale e il 94,8% dei bambini di immigrati frequenta le scuole pubbliche. Quanto al tempo libero, pochi lo passano in luoghi di ritrovo (23,2%) preferendo frequentare amici (35,4%), connazionali e italiani.


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