Cultura

Immigrati, «ecco cosa abbiamo visto al cpt Corelli»

Il resoconto-documento del Tavolo immigrazione Milano Social Forum sulla visita di sabato scorso al centro di permanenza temporanea cittadino

di Redazione

Sabato 23 novembre visita al CPT di via Corelli, Milano ex caserma Batoli

La delegazione era composta da on. Luana Zanella; Federica Sossi, Ilaria Scovazzi, Nicola Coccia, Gaetano Raffa, Bruno e Sara.

La visita è durata circa 4 ore.

Il CPT è stato creato il 30 marzo 1998, chiuso per ristrutturazione per 4 mesi nel 19990, riaperto nel 25/10/ 2000

Nella prima fase della visita, molto diligentemente, il prefetto Anversa e il presidente e il responsabile della CRI, gestori del CPT, ci hanno consegnati dati della presenza degli ospiti, regolamento del centro e convenzione fra Prefettura e CRI.

ANALISI DEI DATI :

Dai dati, ordinati per ETNIA risultano essere presenti al 21/ 11 /2002 134 persone di cui 108 uomini e 26 donne.

Dal 01/ 01/2002 al 21/11/2002 risultano essere trattenuti un numero complessivo di 2491 persone ( 1893 uomini, 598 donne); il 31, 8% sono ex detenuti; sono state rilasciate (n.b termine utilizzato nel documento) 1116 persone per motivi altri dall’accompagnamento alla frontiera, hanno fatto richiesta di asilo politico 67 persone. Al centro sono presenti sieropositivi e ex tossicodipendenti sotto cura di metadone, somministrato direttamente al Centro in accordo con il SERT territoriale.

Gli stranieri espulsi da Milano al 20.11.2002 sono complessivamente 7977 di cui 1340 mediante accompagnamento alla frontiera, 6837 in via amministrativa.
Non si capisce come si relazione il numero di 7977 espulsi con il dato dei rilasci a Corelli di 1116 persone.

Dal regolamento si individuano i compiti delle forze dell’ordine :
1. vigilanza all’ingresso e identificazione
2. gestione amministrativa
3. informazioni allo straniero
4. supporto sotto il profilo di ordine pubblico all1operare della CRI

Tutto il resto è di responsabilità e gestione diretta della C.R.I, compresa la scrittura e la consegna ad ogni ospite della Carta dei diritti e dei doveri.

VISITA AL CENTRO

Siamo stati accolti da tutte le cariche più alte e rappresentative del CPT, ci è stato concesso di fare riprese esterne nel cortile del CPT .
Tutti i padroni di casa erano molto nervosi e si controllavano a vicenda soprattutto nelle risposte alle nostre domande circa le rivolte (ultima 6 novembre 2002 ) e gli aspetti sanitari (patologie presenti e tossicodipendenza e relative cure).

Il centro è stato chiaramente tirato a lucido e preparato alla nostra visita; per sbalordirci nella sala della macchina del caffè avevano predisposto su un tavolo, in perfetto ordine, il Kit dell’ospite e una simulazione dei 3 pasti offerti con spirito umanitario: un paio di mutande bianche, calzette, divisa con marchio DONATO CRI ( peccato che le tute hanno un costo di circa L.5700), un piattino di pasta, olio , latte e altre bontà del genere.

Ci hanno fatto iniziare la vista seguendo il percorso che il migrante compie: identificazione, identificazione sanitaria, assegnazione della divisa e ritiro degli averi nel guardaroba, sala di compressurizzazione , entrata nel braccio e nelle stanze divise per etnia.

Il centro è diviso in due bracci: il primo di gestione mista polizia e croce rossa , in cui sono presenti le sale colloqui e la sala dei consolati, dell’interprete e una sala sorveglianza con 35 monitor che osservano il centro, la zona di infermeria e di magazzino.

Il secondo Braccio di gestione solo CRI, a cui si accede aprendo una pesantissima porta verde piantonata da due poliziotti è composta da un corridoio e da porte laterali di ferro verde, che portano agli stanzoni degli ospiti e alla sala benessere, senza apertura e piantonate da uomini della CRI .

Gli stanzoni degli ospiti raggruppati per etnia ( i transessuali hanno un blocco a sé stante) non sono comunicanti fra loro, sono divisi da spazi esterni di cemento con 2 panchine di utilizzo solo degli ospiti di quel settore, sono arredati da 28 letti con lenzuola ignifughe e luci.

Nella stanza benessere ci racconta una ragazza con cui abbiamo parlato c’è una televisione con una grata di ferro che protegge lo schermo, ma che fa vedere a quadratini il film. Non ci sono spazi di socializzazione comuni.. Peccato che l’art.13 della convenzione e del regolamento parla di GARANZIA DI PIENA LIBERTA’ DI MOVIMENTO NEI LOCALI CHIUSI E NEGLI SPAZI APERTi E TUTTI GLI ALTRI DIRITTI FONDAMENTALI DELLA PERSONE, FERMO RESTANDO L’ASSOLUTO DIVIETO PER LO STARNIERO DI ALLONTANARSI DAL COMPENDIO.

Il Centro ci sembra un ibrido fra un carcere e un manicomio. Chiuso, pulito, silenzioso asettico controllato da telecamere. Lungo il corridoio ci sono delle finestre che si affacciano sul cortile e sulla tangenziale ( la cosa buffa, ma agghiacciante è che hanno costruito intorno alla tangenziale delle barriere non antirumore, ma anti visione).

Fra le grate vediamo aggirarsi uomini e donne in perfetta solitudine che appena ci vedono corrono verso le grate, cercando di parlarci, ma respinti prontamente dal operatori del centro; in fondo al corridoio avevano allestito ben visibile la sala parrucchiere: due sedie, un telone per terra e due uomini adagiati sulla sedia sotto le forbici. La simbologia del gesto è molto forte. Come quella dell’uomo in bagno intento a farsi la barba con la porta spalancata e un carceriere in osservazione.

I colloqui delle persone, sempre le stesse ( il leoncavallo nella sua entrata del16 novembre aveva già parlato con loro), ci raccontano delle scarse informazioni ricevute sulle motivazioni del trattenimento e di noia di essere rinchiusi li dentro.

Tavolo Immigrazione Milano Social Forum

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