Politica
Immigrati e media: lettera e Ferrero
"Una comunicazione corretta può essere fatta solo se gli immigrati sono coinvolti in prima persona".
di Redazione
Egregio Signor Ministro Paolo Ferrero,
abbiamo letto la sua lettera aperta agli operatori dell?informazione in cui, dopo i tragici fatti di Erba, sollecita una seria riflessione ?su come, sempre più spesso, la logica del ?capro espiatorio? permei la comunicazione relativa all?immigrazione? e produca effetti devastanti.
Condividiamo pienamente la sua preoccupazione e il suo scoramento, quando sottolinea che essere ancora a questo punto dopo vent?anni è disperante. I temi che lei sottolinea ci stanno molto a cuore. Non a caso, il 7 ottobre 2006 le nostre associazioni promossero a Milano un?iniziativa di protesta e di ?altra comunicazione?, di fronte al ?Palazzo della stampa?. Fu un?iniziativa controcorrente anche rispetto alle priorità scelte dal movimento antirazzista milanese, ma avevamo individuato nella cattiva informazione nei nostri confronti un pericolo letale.
Convocando quel presidio, tra l?altro scrivevamo: ?In occasione della Terza Giornata Internazionale per i diritti degli immigrati, (?) manifestiamo contro quei media che hanno danneggiato l?immagine dei lavoratori immigrati diffamandoli e alimentando un?idea discriminatoria e xenofoba nell?opinione pubblica, non solo nei confronti di questi lavoratori ma anche delle loro famiglie. Questa iniziativa nasce dalle stesse associazioni di immigrati, che da tanto tempo hanno dovuto sopportare le manipolazioni politiche operate dai media, che utilizzano l?immagine dei lavoratori immigrati in base ai loro interessi, criminalizzandoli con la strumentalizzazione di vari fatti di cronaca, mettendo in difficoltà il processo di integrazione in questo Paese, in contrasto con le risoluzioni del Parlamento Europeo sull?integrazione degli immigrati nell?UE?.
Chiedevamo ai mass media di ?poter incontrare i loro direttori responsabili per far loro capire che non devono continuare a utilizzare la formula immigrazione = delinquenza, e che le piccole cronache delinquenziali non possono arrivare al cittadino comune come uno scoop giornalistico, ignorando il grande apporto positivo dei nuovi cittadini immigrati, dal punto di vista sociale, culturale e soprattutto economico”. Infine dichiaravamo: ?Noi cittadini immigrati stiamo contribuendo alla costruzione di questa Milano multietnica e siamo parte integrante di questo motore economico italiano; perciò esigiamo il rispetto per noi e le nostre famiglie da parte dei mass media italiani?. Nel corso del ?microfono aperto? improvvisato in piazza quel giorno, un partecipante disse: ?un cattivo servizio al telegiornale può fare più danni di una pessima legge sull?immigrazione?.
È proprio come lei dice nella lettera aperta: gli effetti dell?attuale spettacolarizzazione negativa e della stigmatizzazione della figura dell?immigrato sono devastanti. È una devastazione che viviamo ogni giorno sulla nostra pelle e alla quale cerchiamo di reagire in mille modi, a volte con rabbia, a volte con creatività, ma sempre con spirito costruttivo. Perché, da tempo, abbiamo deciso non solo di difendere i nostri diritti e la nostra dignità di esseri umani, ma di assumerci le nostre responsabilità: che il nostro status giuridico sia riconosciuto correttamente o meno, noi siamo cittadini e cittadine del mondo che oggi lavorano in Italia; diamo già il nostro contributo economico allo sviluppo di questo paese e vogliamo cercare di contribuire anche alla sua crescita civile, culturale e umana; per questo, tentiamo di operare anche sul terreno della comunicazione, così importante nella società contemporanea.
I membri delle nostre associazioni sono cittadini/e immigrati/e provenienti da diversi continenti o autoctoni, uniti dal desiderio di creare una convivenza più armoniosa possibile, che sia fonte di beneficio e arricchimento umano per tutti/e.
Siamo intervenuti, collettivamente o singolarmente, nelle maniere più diverse e congeniali a ciascuno: c?è chi ha polemizzato con Umberto Eco per alcune sue uscite infelici, c?è chi ha operato nelle scuole, c?è chi ha partecipato alla Homeless World Cup con una squadra multietnica che indossava con naturalezza la maglia azzurra della nazionale italiana. Recentemente, tutti insieme, con bimbi di tutto il mondo, abbiamo festeggiato il Natale in modo un po? speciale; Santa Klaus era nero, africano; i piccoli hanno reagito con sorpresa, curiosità, affetto spontaneo. Le raccontiamo queste piccole/grandi cose per dire che esistono tante modalità per ?contrastare i venti negativi? e promuovere valori positivi.
Ciascuna delle nostre associazioni, insieme ad altre attività, produce strumenti di comunicazione (giornali, riviste, siti web) e realizza iniziative di incontro culturale e di socializzazione (dallo sport alla poesia, dal teatro alla musica, dall?arte culinaria alla formazione teorica). Per noi, tutte queste cose fanno parte di una ?comunicazione alternativa?, o meglio: siamo noi immigrati/e che comunichiamo direttamente, senza filtri né secondi fini, per far sapere chi siamo realmente e cercare di capire cos?è l?Italia e chi sono gli italiani. Senza falsa modestia, pensiamo di poter contribuire al suo sforzo, che apprezziamo molto. In particolare, ci sembra utile l?idea di realizzare un momento di riflessione condivisa. Affinché non sia un?occasione mancata, ci permettiamo di suggerirle il maggior coinvolgimento possibile dell?associazionismo e dei media ?migranti?.
Per parte nostra, senza la pretesa di rappresentare tutti gli immigrati, ma con la consapevolezza di avere delle cose da dire e da proporre, le offriamo ? in questa direzione ? la nostra collaborazione
fattiva. Non abbiamo ricette magiche ma siamo pronti a condividere la nostra esperienza, le nostre competenze, le nostre paure e le nostre speranze, il bagaglio che ci portiamo dai nostri paesi d?origine e la volontà di sperimentare, qui in Italia, nuove forme di convivenza, di scambio e di cittadinanza attiva.
Comitato Immigrati in Italia – Milano
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