Welfare

IMMIGRATI. Comunità di don Benzi contro il decreto sicurezza

L'associazione in piazza giovedì a Roma per una vera accoglienza

di Gabriella Meroni

La Comunità Papa Giovanni XXIII, fondata da don Oreste Benzi, sente il bisogno di levare la propria voce per sottolineare la gravità delle conseguenze che potranno verificarsi in applicazione delle disposizioni recentemente approvate dal Senato (ddl A.S. 733).

La prima riflessione è relativa al cosiddetto reato di immigrazione irregolare. L’immigrato clandestino va ovviamente considerato in posizione illegale ma non deve essere perseguibile penalmente. La clandestinità non può essere assimilata alla criminalità, altrimenti questo assunto porterà lo straniero che si trova in tale condizione alla latitanza come difesa e, da disperato, sarà costretto a vivere ai margini della società civile, a ricorrere ad espedienti, senza possibilità d’integrazione. Tale emarginazione, unita alla condizione di miseria materiale, alle umiliazioni, alle manifestazioni di razzismo può alimentare ulteriormente reazioni violente, irrazionali, pericolose e drammatiche per la nostra società. Questo provvedimento pertanto contrasta con il clima di sicurezza che si vorrebbe garantire al nostro Paese.

La seconda riflessione è relativa alla possibilità che viene data al medico curante di segnalare l’immigrato irregolare alle autorità competenti. Tale disposizione appare assurda ed ingiusta per i seguenti motivi: pone la classe medica in una condizione deontologicamente scorretta e comunque lesiva della dignità della persona che va salvaguardata in un Paese civile al di là della classe sociale o dell’etnia di appartenenza; costringe i malati a nascondere la loro condizione con gravi conseguenze per se stessi e per coloro con cui vengono in contatto. Anche questa norma contravviene alla condizione di sicurezza che si vuole assicurare al Paese in un momento critico come l’attuale. Si potrebbe inoltre correre un altro rischio: lo sviluppo di una rete di sistema pseudo-sanitario clandestino con conseguenze gravissime, non facilmente contenibili e controllabili.

Per quanto attiene alle altre disposizioni approvate dal Senato nel suddetto disegno di legge esprimiamo il nostro sconcerto per il carattere rigidamente limitativo e restrittivo delle stesse che, in quanto tali, non possono essere coniugate con un corretto e civile atteggiamento di accoglienza. Chiediamo pertanto un completo riesame della materia in oggetto che non metta tutti gli immigrati irregolari nella stessa condizione di passibilità ma operi un distinguo tra chi commette reato e chi è soltanto sprovvisto della documentazione necessaria, garantendo comunque un sostegno ai soggetti più vulnerabili quali i malati, gli anziani, le donne, i bambini, le vittime di note tratte o di ricatti. Solo un’integrazione sociale agevolata e sostenuta da un clima di apertura e di accoglienza possono dare più sicurezza e prevenire ogni forma di devianza e di intolleranza nei confronti degli immigrati. Non dimentichiamo che la disuguaglianza e l’esclusione sociale determinano tensioni e conflitti che si riversano soprattutto sulle persone più indifese e deboli; che solo una legge “giusta” può dare più sicurezza; che l’effetto di queste norme sarà quello di spingere verso l’invisibilità moltissime persone che non lasceranno comunque il nostro Paese.

Per questo l’associazione invita a condividere queste valutazioni nella manifestazione “Lasciateci Vivere” che avrà luogo a Roma davanti al Palazzo di Montecitorio giovedì 26 febbraio alle ore 10.00, per un’attenta riflessione sul significato profondo del messaggio evangelico: «ero forestiero e mi avete ospitato».

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