Non profit

Immigrati, carceri, 5 per mille Questioni di civiltà

editoriale

di Riccardo Bonacina

Eccoci, dunque, alla ripresa d’anno. Una ripresa che vorremmo fosse davvero da tutti vissuta come una vera ripartenza. Ripartenza vigorosa e insieme lucida, così da poter affrontare le mille sfide che ci attendono nell’ultimo scorcio di un anno complicato. Dalla scuola al lavoro, dal welfare che verrà alla ricostruzione dell’Aquila. Per molta parte, queste sfide riguardano ciscuno di noi, il nostro impegno quotidiano, la nostra capacità di tenuta, di pensiero e di innovazione. Ma per buona parte esse riguardano la politica e ne misurano, inequivocabilmente, il suo grado di civiltà, la sua capacità di visione e di costruzione, la sua moralità intesa come capacità di perseguire l’interesse di un’intera nazione e non solo o non più di una sua parte, piccola o grande che sia.
La prima questione: l’immigrazione. Secondo il Report 2009 World Population Data Sheet (il report integrale lo trovate su www.afronline.org), la popolazione africana ha già raggiunto quota un miliardo e, con un tasso di crescita di 24 milioni di persone all’anno, raddoppierà fino a raggiungere i due miliardi nel 2050. Cifre che fanno capire quanto insensata sia una politica all’insegna del solo arroccamento nelle proprie frontiere. Insensata per il nostro Paese (si tratta di una politica costosa in termini di burocrazia e che alla fine produce clandestinità) e solo dolorosa per i migranti che fuggono da fame, pandemie, guerre. Ben vengano proposte di legge come quelle di Fabio Granata (Pdl) sulla cittadinanza: l’opposizione, se ancora c’è, la cavalchi subito.
La seconda: il carcere. In questi settimane in molte carceri sono scoppiate rivolte come a Pisa o Sollicciano. I detenuti, costretti a vivere in condizioni disumane, danno fuoco a stracci, cuscini e indumenti per manifestare la loro rabbia contro la mancanza di acqua e per denunciare il sovraffollamento delle strutture penitenziarie. Abbiamo ormai raggiunto i 64mila detenuti per una capienza effettiva, come denunciano i sindacati di polizia penitenziaria, di 39.813. Almeno 30mila detenuti, solo rispettando le leggi vigenti, per non chiamare in causa l’umanità, potrebbero essere messi fuori, a casa, in comunità, in pene alternative, rimpatriati, da un elementare soccorso di protezione civile. A Ferragosto 167 tra deputati e consiglieri regionali, aderendo a una proposta dei Radicali, hanno visitato le carceri rendendosi conto di una situazione insieme disumana ed esplosiva. Ora, con un’iniziativa bipartisan, si faccia subito qualcosa, e il ministro Alfano eviti di raccontare la solita panzana sulle nuove carceri. Uno Stato che detiene corpi e anime in una condizione illegale, ha giustamento scritto Sofri, è infinitamente più colpevole dei colpevoli.
La terza: il 5 per mille. Una questione in cui sia simbolicamente che nella sostanza può prendere corpo quel po’ di sussidiarietà che resta nell’organizzazione di questo Paese. Ancora una volta le attese legittimate dalle promesse della politica sono andate deluse. Il progetto di legge bipartisan giace in commissione Bilancio del Senato in un’indifferenza bipartisan, e Tremonti dorme. Darsi una mossa subito a settembre è l’ultima chance.

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