Politica

Imbrigliare google? Ci sono altre strade

Per esempio punire come reato la divulgazione di immagini di bullismo. Il caso del video per il quale ViviDown ha chiesto risarcimento danni continua a dividere

di Riccardo Bagnato

Non è un semplice atto di accusa, quanto un vero e proprio grido di allarme quello lanciato da Edoardo Censi, 65 anni, presidente dell?associazione di volontariato ViviDown: «I soprusi subiti da un ragazzo disabile da parte dei compagni di classe, ripresi e poi pubblicati su Video Google, sono un atto grave che esige una risposta: che tipo di società vogliamo?». E ammette subito con franchezza: «Io parlo soprattutto da genitore prima che da presidente. Non riesco nemmeno a rispondere alle email che ci arrivano». Infatti di email ViviDown ne ha ricevute, e parecchie. Alcune di sostegno, altre di chiarimento o di preoccupazione. Già, perché l?inchiesta scattata a seguito della denuncia per diffamazione che ha presentato l?associazione ha fatto sì che il pm Francesco Cajani di Milano iscrivesse nel registro degli indagati due rappresentanti di Google, inducendo molti difensori di Internet a prendere carta e penna: chi invitando alla calma, chi a una attenta analisi dei fatti, chi paventando l?ennesima scure censoria sul web. Non bastasse, è intervenuto lo stesso ministro della Pubblica istruzione, Giuseppe Fioroni: «Il Parlamento riveda l?assetto normativo in materia», ha chiesto. «Come ho più volte sostenuto non possono esserci due pesi e due misure, uno per carta stampata e tv e uno per la rete internet ». Apriti cielo. L?Alcei – Associazione per la libertà nella comunicazione elettronica interattiva ha subito diramato un suo testo in cui avverte come questo sia «l?ennesimo pretesto per invocare censura e repressione ». Mentre Peacelink.it lascia ad Alessandro Marescotti, il suo fondatore, l?onere di scrivere una lettera aperta allo stesso Fioroni: «Gentile ministro, la sua scelta di equiparare Internet alle testate giornalistiche non è efficace per lo scopo che lei si propone ». E siamo da capo. Tutti d?accordo che si tratta di un problema, ma divisi su cosa fare. A mettere ordine ci ha provato Franco Abruzzo, presidente dell?Ordine dei giornalisti della Lombardia. Abruzzo da una parte segnala la direttiva europea 2000/31/CE, che scagiona Google da ogni responsabilità, dall?altro plaude all?iniziativa della senatrice di Forza Italia, Maria Burani Procaccini, promotrice di un disegno di legge che vieta la divulgazione via internet di immagini di episodi di bullismo. Un?idea su cui si dice d?accordo anche la senatrice Emanuela Baio (Margherita), colei che si è impegnata a bloccare il video incriminato. Edoardo Censi comunque non ci sta. «Lo so», chiarisce con Vita, «che la famiglia e la scuola hanno delle responsabilità fondamentali, ma questo non significa che Google non ne abbia! E poi non dimentichiamo chi subisce l?offesa. Sembra che non abbia voce in capitolo…»


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