Famiglia

Ilo: lavoro femminile, “crescita, ma anche molta precarietà”

Oggi è stato presentato il rapporto "Le tendenze globali dell'occupazione femminile"

di Redazione

GINEVRA ? Sempre più donne al mondo lavorano, 1,2 miliardi in tutto il mondo, 200 milioni in più rispetto a dieci anni fa. Tuttavia, ovunque nel mondo le donne restano ben più esposte degli uomini alla disoccupazione, ai lavori a basso rendimento, ai salari bassi e più della metà ha un lavoro ?vulnerabile?, senza una protezione sociale adeguata, né diritti di base o possibilità di reclamarli. Lo sostiene l’Organizzazione Internazionale del Lavoro (ILO) nel rapporto “Le Tendenze Globali dell’Occupazione Femminile – marzo 2008”, pubblicato in occasione della Giornata Internazionale della Donna.

Secondo il rapporto dell?ILO, il numero di donne impiegate è cresciuto di circa 200 milioni negli ultimi dieci anni, raggiungendo la cifra di 1,2 miliardi nel 2007; in confronto, gli uomini impiegati sono invece 1,8 miliardi. Nello stesso periodo anche il numero di donne disoccupate è aumentato, passando 70,2 a 81,6 milioni.

“Le donne continuano ad entrare nella forza lavoro in gran numero. Questo progresso non deve tuttavia far passare inosservate le grandi ingiustizie che continuano ad esistere nei posti di lavoro di tutto il mondo” ha detto il Direttore Generale dell?ILO Juan Somavia. “Il posto di lavoro ed il mondo del lavoro sono fondamentali per il raggiungimento delle pari opportunità e per l’avanzamento delle donne nella società. Promuovendo il lavoro dignitoso per le donne, le società si rafforzano e si sostiene il progresso economico e sociale”.

Il rapporto indica che i miglioramenti nella condizione delle donne sui mercati di lavoro di tutto il mondo non hanno colmato le disuguaglianze sul posto di lavoro. Sebbene il numero di donne in posizioni vulnerabili ? ovvero quelle che lavorano per la propria famiglia o in proprio, ma non sono stipendiate ? sia sceso dal 56,1 al 51,7 per cento negli ultimi 10 anni, la vulnerabilità continua a rimanere uno dei maggiori problemi, in particolare nelle regioni più povere del mondo.

Aspetti salienti del rapporto:

▪ Il tasso di disoccupazione femminile a livello mondiale è del 6,4 per cento contro il 5,7 per cento di quello maschile. Al mondo, ci sono meno di 70 donne economicamente attive ogni 100 uomini. Poiché l?esclusione dal lavoro è spesso un’imposizione e non una scelta, è probabile che in molte regioni le donne opterebbero per posizioni di lavoro fuori casa, se ciò fosse considerato socialmente accettabile.

▪ Il rapporto fra occupazione femminile e popolazione ? il dato che indica quanto le economie riescono a beneficiare del potenziale produttivo della popolazione in età lavorativa ? era del 49,1 per cento nel 2007, mentre lo stesso dato per i maschi era del 74,3 per cento.

▪ Durante lo scorso decennio, il settore dei servizi ha sorpassato l’agricoltura come prima fonte di impiego per le donne. Nel 2007 il 36,1 per cento delle donne impiegate lavorava nel settore agricolo e il 46,3 per cento nei servizi. In confronto, gli equivalenti maschili erano del 34 per cento nell’agricoltura e 40,4 per cento nei servizi.

▪ Infine, sempre più donne in tutto il mondo hanno accesso all?educazione, ma in alcune regioni la piena parità di opportunità per i due sessi è ancora molto lontana.

Su questi dati s’innesta la ricerca Eurostat per la quale l’Italia resta agli ultimi posti nella UE per tasso d’occupazione femminile. Il tasso d’occupazione femminile in Italia è infatti al 46,9% contro una media Ue-27 del 58,8%. Peggio fa solo Malta con il 37,5%. Dall’altra parte della classifica spicca la Svezia con un 73,3% di donne dai 15 ai 64 anni al lavoro. Segue l’Olanda con il 70,1%.

Nuove strategie per promuovere l?impiego femminile

Il rapporto precisa che per molte donne passare da un’occupazione vulnerabile ad un lavoro stipendiato può essere un passo importante verso l?emancipazione e l?indipendenza economica e che, più è povera una regione, più alta è la probabilità che le donne lavorino come coadiuvanti dell?attività della propria famiglia o in proprio, ma non siano stipendiate.
In generale, il rapporto evidenzia che le strategie per aiutare le donne ad accedere al mercato del lavoro stanno incominciando a dare risultati, ma il cambiamento avviene lentamente e quindi le disparità persistono. La maggior parte delle regioni del mondo ha ancora molto da fare per ottenere la completa integrazione economica delle donne e per la realizzazione del loro pieno potenziale a favore dello sviluppo economico.

“L’accesso ai mercati del lavoro e ad un?occupazione dignitosa è cruciale per realizzare pari opportunità,” dice Evy Messell, direttrice dell’Ufficio dell’ILO per le Pari Opportunità, “tuttavia le donne devono superare ancora molti ostacoli discriminatori quando cercano un lavoro. Le società non possono permettersi di ignorare il potenziale del lavoro femminile per la riduzione della povertà e devono cercare metodi innovativi per abbattere le barriere economiche, sociali e politiche. Fornire alle donne una base di uguaglianza nel mondo del lavoro non solo è eticamente giusto, è anche un investimento intelligente nel lungo termine”.


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