Politica

Ilaria Borletti: «37% di detrazioni anche al non profit»

Anche dal Governo si leva una voce polemica contro il privilegio per le formazioni politiche previste dalla riforma. « si sta creando un sistema di donazioni di serie A e di serie B»

di Giuseppe Frangi

«Con la detrazione fiscale per le donazioni ai partiti fissata al 37% con un massimo di 70 mila euro a fronte di una normativa per il non profit che nel 2014 prevede detrazioni al 24% con un tetto massimo che supera di poco i 2 mila euro, si sta creando un sistema di donazioni di serie A e di serie B». Parola di Ilaria Borletti, sottosegretario ai Beni Culturali. Segni che anche dall’interno del  governo serpeggiano perplessità sulla grave sperequazione che si creerebbe con le nuove regole sul finanziamento dei partiti, denunciata da Vita. «Bisogna intervenire subito per sanare un divario che non solo pone ai cittadini una scelta impari (a favore dei partiti) ma che soprattutto va a indebolire ulteriormente un settore, quello del non profit, più volte penalizzato e trascurato».

Che margine c’è per rimediare a questo scandaloso doppio binario?
Adesso non si può fare molto. Ma in sede emendativa daremo certamente battaglia. Comunque è l’ennesimo episodio che evidenzia la sbalorditiva irresponsabilità della politica nei confronti del terzo settore. Un settore che dovrebbe essere il traino dello sviluppo e che invece viene sempre trascurato e punito. In Italia, per un’evidente miopia, continuiamo a considerarlo un comparto di serie B.

Con quale proposta intende muoversi?
Che le condizioni pensate per i partiti vengano allargate anche al non profit. Ddel resto se il ragionamento parte dall’idea legittima che i partiti suiano necessari alla democrazia, ancor di più la cosa vale per il terzo settore che è garanzia di partecipazione e di democrazia reale.

La nuova guida del Pd dovrebbe essere sensbilie a questa proposta?
Me lo auguro. Le premesse sono buone e non si può non essere ottimisti. Se Renzi mette in primo piano cambiamento e rinnovamento credo che diffilmente questi processi potranno essere messi in atto senza le leva del non profit. Staremo a vedere se alle parole seguiranno i fatti, condiazionando in positivio le scelte del governo.

A volte si ha la sensazione che ci sia anche un po’ di colpa nel non profit che su questi punti non riesce ad essere voce compatta.
Questo è vero. Non riesce mai a essere politicamente incisivo. Ma io sottolineo che la miopia è soprattutto di chi governa, perché la crescita del terzo settore dovrebbe essere il punto di orgoglio di qualsiasi legislatore. Lo aveva capito Blair già nel 1993, noi siamo ancora al palo di partenza. Ma bisogna rendersi conto che non ci sono progetti di sviluppo senza che il terzo settore sia al centro. Vale anche per la cultura: solo il non profit potrà gerantire un valorizzazione vera del nostro patrimonio.
 

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